Me lo ricordo bene il caro amico morto sotto all'ulivo millenario, aveva la pressione alta ma le pillole prescritte dal dottore non le prendeva, non so perché. Avevo accarezzato e osservato bene quel corpo sulla terra arata tra un cisto e un terebinto e qualcosa non mi tornava: la faccia sorrideva.
Avevo almanaccato che dopo un coccolone devastante i nervi potevano fare cose strane, anche far ridere i morti, ma insieme non avevo escluso che forse quel corpo era sereno perché aveva vissuto e concluso in intimità con la natura. Anni dopo ero venuto a sapere di un conoscente che prima di morire aveva voluto scendere dal letto per sentire con la pianta dei piedi il pavimento, in seguito avevo da più parti conferma che il fenomeno è diffuso; se permane un barlume di forza non è raro che la si voglia utilizzare per sentire il pavimento, surrogato della terra, sotto i piedi.
Il resoconto biografico della morte di san Francesco conferma, aveva chiesto che si compisse «adagiato sulla nuda terra». L’agiografia lo interpreta come gesto di umiltà, ma forse era tutt’altro: proclamazione di un’appartenenza, di un’alleanza fruttuosa che nel terminare iniziava.