In questa esistenza ho realizzato due orti botanici, ci ho messo trent’anni di pensiero, lavoro e cura, pagati pronto cassa dal piacere nel farli e dalla soddisfazione nell’ammirarli. Il primo con piante di ogni latitudine, il secondo invece effige della biodiversità pugliese con mirti, cisti, elicrisi, pistacchi, corbezzoli, viburni, ginestre, ginepri, orniellli, salvie, rosmarini, valeriane rosse, cipressi e la presenza di altre centinaia di piante mediterranee, aromatiche, officinali e medicinali, di rare e numerose specie. Il primo l’avevo venduto per sistemare delle onerose beghe di un divorzio e il secondo lo sto vendendo per integrare la pensione di artigiano.
Ricordo che nel lasciare il primo avevo un po’ sofferto invece per il secondo sono sereno, ho imparato da quel rusco che avevo piantato vicino al ginepro strisciante che continuerà a fruttificare le sue bacche perfette, seguiterà indifferente al numero di particella catastale dove vegeta e del succedersi dei suoi proprietari.
Costante iniziativa e massima cura nel totale distacco, vale per l’orto botanico e per tutto il resto, visto che prima o poi lasceremo tutto meglio esercitarsi.