I nostri predecessori di cento, duecento, o di tremila anni fa, avvertivano densa e intensa la loro situazione presente, ovviamente tanto quanto la percepiamo noi nel nostro ambiente in questo preciso momento. Meno ovvio che tutti i miliardi e miliardi di quei loro pregnanti pensieri, delle personali inderogabili urgenze, delle soggettive remote emozioni vissute in presa diretta siano oggi dissolte, proprio come spariranno tutte le nostre.
Eppure se nulla si distrugge e tutto si trasforma quei passati movimenti di pensiero e emozione dovranno necessariamente persistere da una qualche parte, oltre quanto siamo capaci, al momento, di vedere e misurare.
Appurata la relatività di questa nostra esistenza in vita meglio trascorrerla senza preoccuparci più del giusto necessario, ma nel considerare la possibile potenza persistente del nostro operare è altrettanto opportuno che la viviamo appieno.