BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Martedì, 08 Gennaio 2019 18:21

Mazzetta e scalpello

Nella mia contrada quasi tutti dispongono di qualche attrezzo per la manutenzione della casa e per coltivare la terra. Wittgenstein utilizza proprio l’immagine dell’officina attrezzata per spiegare il linguaggio, dove gli attrezzi sono le proposizioni e il lavoro che con questi facciamo il significato, metafora semplice quanto illuminante.

Nel voler rimuovere un pezzo d’intonaco se sprovvisti di scalpello si potrà, anche, utilizzare un grosso cacciavite e se si rompe la cesoia si proverà col seghetto e poi c’è il re dell’officina il martello, signore quasi onnipotente che equivale ai verbi Essere, Avere, Fare, Dire, Potere, Volere, Sapere, Stare e anche Accoppare, dipende da come utilizzato. Anche la chiave inglese regolabile può dire moltissimo anche se imprecisa, invece il vanghino per tartufi è precisissimo ma serve a poco, un po’ come il sostantivo tedesco Zweckgemeinschaft che un italiano può utilizzare per dire in un sol colpo l’estemporanea unione di persone dovuta a uno specifico interesse comune, ma estranee per tutto il resto.

Proficuo possedere un'attrezzatura, ancor di più se completa, di questi arbitri condivisi che sono le parole, ma alla fine ciò che davvero conta è per quale opera ci servono e come le utilizziamo nel compierla. E fu così che le parole nel prendere senso nell’operatività svelarono idioti incolti e saggi eruditi, ma anche eruditi idioti e incolti saggi.

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 05 Gennaio 2019 15:50

Rasoiate

Nel leggere alcuni testi di neopositivisti del ‘900, riduzionisti spinti, sono informato che la metafisica, il sacro, le religioni, la coscienza, l’io e l’etica, sono meri prodotti psichici e che lo psichico è prodotto dalla biochimica della materia e che pertanto la metafisica, il sacro, le religioni, la coscienza, l’io e l’etica, sono riducibili alla combinazione del centinaio di atomi esistenti.

Interessante osservare che alcune metafisiche mistiche, opposte al materialismo estremo dei neopositivisti, più risolute di questi riducono tutto l’esistente, non a cento, cinquanta e neppure a dieci, ma a un Uno[1].

Lascio al giudizio del lettore l’individuazione di eventuali lacune nelle due teorie e al barbiere l’arte del rasoio.

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1 Monismo spirituale che a differenza del riduzionismo scientifico non intende l'1 in senso aritmetico, ma come "L' Essere Uno", substrato della molteplice apparenza.
 

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 03 Gennaio 2019 18:48

Capodanno asincrono

San Silvestro: tre, due, uno… ZERO ! Quanto dura il punto che separa l’anno vecchio dal nuovo, il passato dal futuro?

Anche un nanosecondo stapperà asincrono la bottiglia dato che anch’esso dura scorrendo da un prima a un dopo, moto che non separa ma congiunge.

Strana faccenda il momento presente (non solo a Capodanno).

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Lunedì, 31 Dicembre 2018 18:04

Epoché

Forse irrealizzabile una visione tanto pura e diretta dei fenomeni così da vederli per ciò che realmente sono, dato che inevitabili quote di pregiudizio e pre-comprensione, insomma di memoria, sono i prerequisiti attraverso i quali necessariamente percepiamo il mondo.

Bisognerebbe arrivare per la prima volta sulla terra provenendo da un qualche pianeta remoto, o in subordine ingurgitare sostanziosi dosaggi di peyote, per raggiungere un livello tale di depersonalizzazione così da vedere, finalmente, le cose per come davvero sono, al netto della nostra interpretazione. Forse meglio evitare gli stupori, la meraviglia e gli straniamenti indotti dalla mescalina e tentare con l’epoché filosofico.

E' il vedere le cose sospendendo ogni giudizio, i bambini lo fanno da sempre, gli adulti ci provano da circa duemila anni a partire dalla corrente filosofica dei neo scettici, tradizione rielaborata dalla recente fenomenologia dove Husserl invitava a mettere tra parentesi la realtà per come la conosciamo attraverso le scienze e l’ingenuo senso comune e, omesso il bagaglio di memorie acquisite, osservare spregiudicati ciò che c'è. Anche se un’asettica telecamera farà sempre di meglio possiamo provarci.

Pubblicato in Filosofia di strada
Lunedì, 31 Dicembre 2018 10:52

Hortus botanicus

Stavo lì, lì, per collocare davanti alle foglie lineari che uscivano dal bel bulbo che avevo piantumato un cartello con scritto sopra Asphodelus ramosus, così che gli amici sapessero cosa fosse, ma il vento mi ha gridato: « Asphodelus sarai tu ! »

In effetti l’osceno, profanante e asfittico cartello produceva un effetto zoo e museale insieme. Proficua è la scienza quanto precludente.

Pubblicato in Erbario
Sabato, 29 Dicembre 2018 18:45

Astyanax mexicanus

C’è un pesce del Messico che ha perso gli occhi perché nelle buie grotte dove abita non c’è niente da vedere.

E cosa rimarrebbe dell’essere se sprovvisto delle cose che ci sono? E della coscienza senza ciò che percepisce?

Eppure senza L’Essere nessuna cosa ci sarebbe e senza un qualche punto della natura consapevole degli enti questi, sforniti di individuazione e ignoranti del proprio sussistere, non avrebbero significato. Forse indizio che essere, coscienza e materia sono un tutt’uno.

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 29 Dicembre 2018 11:35

Maestrale

Io, Il Mondo, in mezzo una linea di demarcazione talvolta refrattaria talora più permeabile dove si avvicendano gradi di primato di un regno sull’altro, ma intanto il maestrale corrobora entrambi abbattendo quell’immaginaria demarcazione, soffia dove vuole e ne sento la voce, ma non so da dove viene e dove va.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 27 Dicembre 2018 13:07

Salamandre

Siamo costituiti da una quota di elementi governati da leggi fisse, predeterminate e immutabili, che scoperte e analizzate ci consentono di misurare e prevedere -al netto di accidenti esterni- il nostro vivere. Nondimeno siamo anche costituiti da una cifra incommensurabile, imponderabile e spiazzante, nucleo che invece di funzionare obbedendo a decreti biologici ha lo strano potere di scegliere tutt’altro.

Anfibi con una zampa nella materia e l’altra nello spirito. Per semplificare le cose si è provato a subordinare, ciclicamente, un regno all’altro, affermando lo spirito sopra la materia o la materia sopra lo spirito, ma in quell’avvicendamento di primato non è uscito niente di buono. Anfibi siamo, anfibi rimaniamo.

Pubblicato in Filosofia di strada
Lunedì, 24 Dicembre 2018 10:48

Natale

Scorporando i genitori, il luogo di nascita, il DNA ereditato, l’inesorabile passare del tempo, l’umana condizione mortale e le inevitabili fortune e iatture che l’esistenza ci elargisce orba, la precisa situazione che abbiamo è proprio quella -e nient’altro di quella- che abbiamo liberamente scelto e voluto tra innumerevoli e differenti possibilità altre.

Ma il mistero che spiazza le scientifiche analisi della varianza è un altro: anche al lordo di specifici genitori, del preciso luogo di nascita, di un particolare DNA, dell’inesorabile passare del tempo, dell’umana condizione mortale e delle inevitabili fortune e iatture che l’esistenza ci elargisce orba, permane un margine di scelta, tant’è che a parità di condizioni non siamo tutti uguali. Per questo ogni bambino è un avvenimento.

Pubblicato in Sacro&Profano
Mercoledì, 19 Dicembre 2018 14:14

Non ne perdere tempo?

Nel leggere alcuni testi di autori portanti del materialismo e del marxismo -Feuerbach, Marx, Engels, Labriola- ho osservato che a differenza della pianta dell’idealismo tedesco che li aveva prodotti -Fichte, Schelling, Hegel-, avevano in parte abdicato dal perseguire una puntuale indagine metafisica, disinteresse confermato dal, successivo, positivismo europeo connesso al darwinismo.

E’ un po’ come se abbiano giudicato inutile, talora fuorviante, indagare sul perché della realtà, preferendo elaborare quello che c’è per ciò che è.

In fin dei conti misura legittima e sana, a patto che permanga un’elaborazione costantemente dialettica senza la pretesa di fondare, su tali basi, una nuova e definitiva metafisica subordinando le altre, sia perché non conosciamo ancora tutto quello che c’è, sia perché di ciò che sappiamo esserci conosciamo ciò che è per noi, non quello che realmente è.

Pubblicato in Filosofia di strada

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