Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Funzionamento affidabile
Il fatto che tutti noi siamo senza esserci fatti è prova che siamo prodotti da un funzionamento capace e performante, comunque affidabile naturale o divino che sia.
Anime
Non so se nei corpi ci sia dentro un’anima, ma la potenza e il movimento che certi corpi fermi e zitti talvolta manifestano ne è forse prova.
Processi
Lavorare, operare, creare, scegliere, così da agire invece che subire, ma mentre ci sono processi che iniziano si svolgono e si concludono pensando, o scrivendo, o dicendo, altri raggiungono meta solo se attivano un movimento corporeo che interagisce con la materia e con gli altri corpi, o un moto etico che produce un preciso comportamento pratico.
Il senso della vita
La vita attua direzioni ma non proclama senso nel suo essere e funzionare e gli animali lo sanno bene, con la sola eccezione di Homo sapiens che invece ipotizza e teorizza “il senso della vita”, come se la vita seguisse nella sua totalità una direzione univoca che partendo da una origine dirige verso un fine preciso, logico, assoluto, eterno, universale.
Il punto è che per cercare il senso della vita occorre qualcuno che lo cerchi, senso che verrà cercato nel modo d’essere proprio di questo qualcuno, nella sua prospettiva e nella sua determinata situazione, senso necessariamente contenuto dentro i suoi orizzonti esistenziali al fine di soddisfare i suoi desideri individuali. Non appena si sente dire del senso della vita la cosa migliore da fare non è indagare la vita per trovarlo, ma chi lo afferma perché è lì che abita.
L’ora di finirla
Nell’ultimo quarto d'ora prima della fine del mondo zappava la lavanda selvatica nel giardino, così, per piacere, senza scopo.
Per entrare nell’infinito bisognerà pur abbandonare ogni fine.
Amplessi
Mentre egocentrato cercavo tutt’altro ho trovato due libellule che si accoppiavano in volo, danza che mi ha portato in un altro ordine di cose senza spazio, tempo, cronologia, causalità.
Forse l’essere eterni non è dato dal permanere di un’anima personale che sopravvive al corpo, ma al contrario dal non avere finalmente più bisogno di se stessi.
Approccio proattivo
Compiuti i settant’anni proprio non riusciva a fare a meno di se stessa, così aveva deciso di procrastinare il più possibile la morte ottemperando tutti i protocolli sanitari richiesti dalle sue parti per le signore di quell’età.
Protocolli cardiologici per esserci ancora, ancora e ancora, vascolari, dietetici, ematologici, endocrinologi, epatologici, gastroenterologi, geriatrici, immunologici, infettivologi, istologici, nefrologici, neurologici, odontoiatrici, oftalmologici, oncologici, ortopedici, otorinolaringoiatrici, pneumologici, ginecologici ed è campata fino a novantasei anni, impegnando per ventisei anni l’ottanta per cento del suo tempo e energie in cure e accertamenti, l’altro venti aspettando, con angoscia mirabilmente sedata, la morte davanti alla TV.
Tra serendipity e accidente
Si fa di tutto per non accettare che la cifra dell’esistenza è l’incertezza, è così difficile fluttuare nelle infinite e imprevedibili variabili di cui è intessuta la vita, che edifichiamo principi di realtà, di causa-effetto, di soggettiva ragion sufficiente.
Sottintese cause che valutiamo necessarie nelle quali ci identifichiamo così da stabilizzarci un po’ nel tentativo di dirigere l'orchestra, anche se di fatto ci muoviamo nel continuo e spontaneo accadere di cose né vere né false, di cose vere e insieme false, di eventi senza causa, di effetti che creano cause, di assenza di effetti con presenza di cause, di eterogenesi dei fini, di universi che non conosciamo, trovando continuamente nel bene (serendipity) e nel male (accidente indesiderato) cose che non cerchiamo.
Dell’utopica erica
Ho ordinato dieci piantine di erica arborea da un vivaio calabrese così da ricostituire, nell’orto botanico che sto allestendo, una macchia mediterranea completa. Ho già piantumato un centinaio di specie differenti, ma se considero il padiglione del Royal Botanic Kew Gardens dedicato alle piante mediterranee con migliaia di essenze, o a certi angoli naturali intorno all’Etna con distese di erica arborea a vista d’occhio, che senso ha quel giardinetto sotto casa che vale meno di uno sputo?
Si potrebbe almanaccare che se dalle mie parti tutti facessero come me ci sarebbe un territorio più sano e più bello, ma siccome tutti non lo fanno rimane quello sputo.
Eppure una strana forza mi spinge a continuare. Probabile che quel piccolo giardino sia un’utopia, uno schizzo per fermare una idea, un posto per farci abitare qualcuno.
Sotto e sopra le righe
Ehi, voi del mondo ! ci sono anch’io e valgo di più del due di picche ! e se quelli del mondo di tanto in tanto rispondono confermando, sappiamo di esistere e di valere qualcosa; le cose si complicano un po’ se tirano dritto indifferenti o controbattono ostili, anche se ce ne faremo una ragione.
Ma il vero disastro è se ci rispondono adulandoci e noi lasciamo fare soddisfatti compiendo un doppio errore di valutazione nel gradire l’implicito auto-azzeramento dell’altro, che invece un valore ce l'ha sempre, e parallelamente avvallando un nostro eccesso di valore che, se non siamo del tutto fessi (scissi), sappiamo bene di non avere.