BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Sabato, 18 Febbraio 2017 13:26

Big Bang?

Anche se la datata teoria dell’ontogenesi che ricapitola la filogenesi è stata scientificamente smentita, un mio modo per studiare l’universo consiste nel tornare al primo ricordo personale e poi insistere per ricordare quanto mi è accaduto ancora prima.

Ogni tanto ci provo ma raggiunto un certo punto non riesco a risalire, eppure ho notizia che là, poco prima, nulla è forzato e obbligatorio ma reame di naturale spontaneità in preciso svolgimento che fa la realtà. Di Big Bang nessun sentore.

Giovedì, 16 Febbraio 2017 11:08

Le strane avventure di Robinson Crusoe

«Non amatevi troppo» consigliava Voltaire, il punto è che per amarsi, sia troppo, che il giusto, è necessario essere perlomeno in due giacché l’occhio non può vedersi: si dice introspezione, autocritica, autostima, autoanalisi, autoassoluzione, autocommiserazione, autocompiacimento, autoconvincimento, autodistruzione, autogoverno, autoinganno e autoironia, c’è pure l’esame di coscienza e il training autogeno, ma nell’atto introspettivo chi indaga chi? Nell’autoconvincimento chi convince chi? Tutto da chiarire.

Dato plausibile è che nel pensiero del soggetto in atto che riflette sull’oggetto della propria persona ci muoviamo necessariamente in un rapporto di relazione tra un osservatore e un osservato, dunque non possiamo escludere che la nostra persona sia, di volta in volta, creata dal come la pensiamo.

Venerdì, 10 Febbraio 2017 16:14

Paciugo andato a male

La psicoterapeuta e teologa Hanna Wolff invitava a distinguere e separare il pensiero inedito del rivoluzionario ebreo Gesù da quello della tradizione ebraica, concezioni che invece le Chiese cristiane hanno fuso e sovente confuso in un paciugo opinabile. La Wolff sosteneva che una puntuale separazione gioverebbe e al cristianesimo e all’ebraismo.

Plastica e immediata esperienza delle differenze è sperimentabile confrontando il testo del discorso della montagna («Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra...» copyright Gesù di Nazareth) con quello della scomunica lanciata dalla comunità ebraica contro Spinoza (1656)[1].

C’è da rilevare che talvolta le Chiese cristiane hanno attinto, alunne ligie e fedeli, dalla faccia nera del Giano bifronte (Barbaglio) del Dio descritto nella Bibbia, superando il maestro.

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1 «Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Baruch de Spinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso, con l'assenso di tutta la sacra comunità [...]. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell'uscire e maledetto nell'entrare. Possa il Signore mai più perdonarlo; possano l'ira e la collera del Signore ardere, d'ora innanzi, quest'uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribù d'Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge [...]. Siete tutti ammoniti, che d'ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dormire sotto il suo stesso tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti [un paio di metri], e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno».

Venerdì, 10 Febbraio 2017 14:47

60 anni

S’impegnava nella sua professione d'artigiano per un’esistenza dignitosa sua e di qualcuno a lui prossimo, né di più né di meno. Il resto del tempo e della personale potenza li utilizzava per comprendere il significato dell’universo e il suo posto nel mondo. Aveva sessant’anni e così faceva fin da ragazzo; se interrompeva quel pensare si sentiva male, ma nel riprenderlo il sangue gli circolava ancora nelle vene. Probabilmente non era del tutto sano, chiedersi il senso della vita è indizio di una qualche malattia, sentenziava Freud. Però a lui andava bene così e poi, dopotutto, considerando la storia della civiltà era in buona compagnia, non pochi avevano vissuto come lui e non proprio tutti brocchi o scompensati.

Dopo tanto indagare ed elaborare il significato dell’universo e il suo posto nel mondo non li aveva trovati, però un paio di verità plausibili forse sì:
i monoteismi rivelati erano narrazioni, mentre la natura era dato certo. Così per la quinta volta si era riletto L’Etica di Spinoza, vedeva che lì c’era risposta, o perlomeno un suo inizio. Capiva poco e davvero a fatica ma, dai e dai, cominciava a penetrare quella mistica razionale; lo percepiva dal godimento che la lettura a tratti gli regalava e dal pensiero che gli stimolava. In quell’esercizio di umiltà d’accettarsi come una mera modalità provvisoria espressa dall’impersonale Dio sostanza infinita, Tutto Uno ed eterno che senza fini produce, indifferente al bene e al male come intesi dagli uomini, la realtà naturale, qualcosa non gli tornava ancora: che non tornava era Spinoza stesso: più L’Etica dettagliava precisa i meccanismi e le leggi di quel sommo funzionamento e più testimoniava un punto della Natura - nella fattispecie l’Autore del libro, anch’egli espressione di Natura -  dove il funzionamento prendeva una piega quasi “personale”, introspettiva, consapevole di sé. Nell’accadere della Natura oltre a meccaniche celesti, amebe, papaveri di primavera e gatti, irrompeva quello strano e inaspettato evento dell’umano corpo-pensiero, capace di dirla (la Natura) e ricapitolarla.

Osservando il soggetto uomo non poteva escludere, di riflesso per speculare simmetria, che la Natura fosse anch’essa strutturata da un Dio sì immanente ma, a suo modo, autonomo, cosciente e personale, a immagine dell’uomo; dopo decenni di osservazione, elaborazione e indagine il significato dell’universo e il suo posto nel mondo non li aveva ancora trovati.

Mercoledì, 08 Febbraio 2017 14:56

Nevrotico ma Dio

Talvolta interpretava la realtà come parvenza e illusione immaginando Dio nascosto dietro ‘sto teatro, altre volte vedeva Dio perfettamente coincidente con la realtà concreta che aveva intorno.

Gli era anche capitato di sperimentare le differenti percezioni e concezioni tutt’assieme in una conflittuale mescolanza un po’ naïf di Schopenahauer, Agostino e Spinoza, però a differenza del suo PC non andava in blocco.

Forse il Creatore era lui stesso. Nevrotico ma Dio.

Mercoledì, 08 Febbraio 2017 12:15

Prospettiva

Verosimile che non siamo il centro e neppure il fine ultimo dell’universo, nell’ipotesi che un centro e un fine l’universo ce l’abbia, ma nel frattempo dato che nell’incontrare e osservare la realtà ognuno prende necessariamente le mosse iniziando per forza di cose da sé medesimo (vale per amebe, uomini e gatti), un pacato, provvisorio, antropocentrismo possiamo pure concedercelo; punto di vista per mettere a fuoco l’universo e ottenere immagini non troppo sfocate o scentrate.

Ma l'universo apprezza figure belle, nitide e centrate o se ne impipa?

Mercoledì, 08 Febbraio 2017 09:35

L’enciclopedia

Per il sapere c’è Wikipedia, però non c’è scritto come ordinarlo e ben adoperarlo (sapienza).

Venerdì, 03 Febbraio 2017 14:50

Territori sdrucciolevoli

Risultano piuttosto sdrucciolevoli porzioni di alcune mistiche orientali e pure tratti di quelle occidentali, per l’invito a costringersi fino allo spasimo per diventare neutri come una mucca e insistere ancora per diventare passivi, immobili e impersonali come pietre.

Garantiscono che in tale estatico impietrimento alberghi una somma efficienza indicibile. Forse opportuno, a differenza di mucche e pietre, provare a dirla come fanno i poeti e talvolta gli scienziati.

Ci sarà pure una temporanea ragione e un qualche provvisorio vantaggio nell’essere persona e se proprio non ci fossero possiamo comunque escogitarli.

Venerdì, 03 Febbraio 2017 12:01

Odore di santità 5 ml

L’odore di santità oltre a significare e indicare qualcuno con fama di santo o giù di lì, è da intendersi proprio alla lettera.

Ebbene, a differenza dei soggetti ordinari che da vivi producono secrezioni corporee di maleodoranti cataboliti e da morti miasmi di putrefazione, alcuni particolarissimi soggetti, detti santi mirobliti, essuderebbero sia vivi che cadaveri secreti oleosi incolori o appena rosati, con profumo perlopiù dolce e floreale.

Non male riuscire a raccoglierne un po’ mentre colano come si fa col caucciù, giusto un flacone da 5 ml da fissargli sotto l'ascella e riempito appiccicargli sopra l’etichetta “Odore di Santità”.

Sembra che l’essenza ricordi profumi di rosa, incenso e caprifoglio. Non a tutti, però, piacerebbe mettersela addosso, non tanto per la nota femminea della rosa e neppure per quella d'incenso evocante sagrestie dell'infanzia, ma per quella che un naso fino può percepire nello zuccheroso caprifoglio, nota tanto dolce che vira al fecale.

Venerdì, 03 Febbraio 2017 10:17

Olismo?

Linneo e Leopardi nel dire la stessa ginestra redigono statuti affatto differenti, eppure entrambi corretti a condizione che ognuno stia al posto suo.

Per ben conoscere, oltre all’attitudine per la sintesi occorre la capacità di scomporre, differenziare e distinguere.

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