Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Ammirazione
Siamo abituati all’ente, dalla pietra sul bordo della strada alla faccia del panettiere, dalla montagna bergamasca alla spiaggia barese, dalla nuvola temporalesca al neonato dei vicini di casa. Raro uno stato di straniamento che spiazzante la quiete prodotta dalla memoria pre-giudicante e organizzante la realtà ci consenta di scorgere, in diretta, la potenza di enti e accadim-enti.
Probabilmente senza questa narcosi procurata dalla memoria che con pregiudizio interpreta e inventaria gli enti, spaesati non potremmo funzionare, nondimeno di fronte ad ogni ente ci sarebbe da chiedersi sorpresi: «Perché c’è invece di non esserci?» Non escludo che chiederselo piuttosto che darlo per scontato sia sempre e solo sano, eppure tutta la storia della filosofia è iniziata e continua da quella domanda.
Fatti non parole?
Si dice “la verità dei fatti”, ma senza necessità di tirare in ballo la fisica quantistica nel suo sentenziare quanto un fenomeno sia plasmato da chi lo osserva, l’ermeneutica filosofica spiega quanto concepire il “fatto” dogma inconfutabile possa rivelarsi una via sdrucciolevole, non perché il fatto non esista, ma perché intimamente legato a interpretazioni, teorie, idee:
«I fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni» (Nietzsche); «I fatti sono carichi di teoria» (Popper); «Così come un popolo sceglie i propri governanti, la teoria conferisce autorità all’osservazione, affinché governi la giustificazione delle teorie» (P. Kosso).
Pre-comprensione
Politicamente corretto emanciparci completamente dal pregiudizio, eppure se fossimo assolutamente neutri non sarebbe possibile la relazione e la comprensione dell’altro.
I filosofi chiamano tale teoria circolo ermeneutico: partendo, per forza di cose, dalle nostre concezioni - un hardware senza software non funziona - ci rapportiamo con l’altro consapevoli del paradigma all’interno del quale l'altro si muove attraverso una pre-comprensione dunque un implicito pre-giudizio, non necessariamente di valore; abbozzo di conoscenza e di giudizio a priori che nel rapporto con l’altro potrà essere confermato o confutato, ovvero dialogo che senza un minimo di pre-comprensione del pensiero altrui potrebbe, però, compiersi.
Biomeccanica di Pensiero e Parola
Se il farmacista ci dice d’assumere venti gocce di farmaco invece di due come sarebbe giusto e ci si perfora il duodeno ad avercelo bucato è stato il farmaco o le parole del farmacista?
Peso, massa ed efficienza materiale della parola.
Peso, massa ed efficienza materiale del pensiero.
Apologia dell’eccentrico
Si orina in bagno e si mangia in un'altra stanza, il neonato non lo fa ma gli converrà apprenderlo alla svelta, così il parlare, lo scrivere e il far di conto e le regole del diritto e quelle relazionali e lavorative, lavoro nel quale sarà preferibile che si specializzi e ne ottemperi la deontologia. Gli converrà anche apprendere una lingua differente da quella delle sue parti, meglio due, e ancor prima che impari a nuotare e ad andare in bicicletta e poi in motorino e guidare l’automobile e se serve anche l’autoarticolato rispettando le norme del codice stradale.
Per il bene suo e degli altri anestetizzerà la personale disposizione naturale creativa per accordarsi ad un funzionamento altro. Conformazioni utili, talora indispensabili, alle quali non di rado si aggiungeranno ulteriori arbitri condivisi e regole non proprio necessarie da onorare come gli usi e costumi, la moda e il galateo, i rituali ideologici e religiosi e i regolamenti sportivi. Oberato da tanto sistematico conformarsi quando finalmente potrà dire la sua?
L’abito
Ieri sera nel leggere l’acosmismo che Hegel riscontrava in Spinoza avevo la gradevole impressione di giocare in casa nonostante la mia carente formazione filosofica e la complessità dell’argomento, così ho considerato che se non sono venuto proprio male un qualche merito lo dovrei forse tributare alla formazione avuta da giovane in ambito cattolico.
Era un posto strano e tosto con autorità che t’inoculavano una sorta di “mistica oggettiva”, approccio metafisico che vede la struttura intima della materia costituita da Cristo, un Dio che incarnandosi entrerebbe nella materia costituendola e glorificandola. L’ascesi personale consisteva nell’accettare e permanere in tale concezione.
Teoria bislacca che se acriticamente accettata e introiettata ti potrebbe scompensare di brutto a vita, eppure, nondimeno, teoria che se affrontata filosoficamente - come senza rendermi conto facevo da giovane da quelle parti - invece che subita precettisticamente, può rivelarsi stimolo e opportunità per non glissare riguardo la causa, la natura e il fine della realtà, così da filosofare per inventariarla ontologicamente (che cosa c'è) e indagarla metafisicamente (che cos'è, come è, perché è). Abito che tempo fa avevo indossato in quegli ambienti e mi porto ancora addosso, non posso escludere che me lo sarei messo addosso anche senza la Chiesa e francamente non so di preciso a cosa mi serva, visto che chi glissa su ontologia e metafisica non vive peggio di me (ma neppure meglio), però mi piace, motivo più che sufficiente per tenermelo.
La spuntata
Ho potato gli ulivi e tagliato il prato perché se lascio fare alla natura e mi abbandono misticamente a essa degrada allo sgradevole. Mio arbitrio religioso ed estetico? Può darsi, ma non possiamo escludere che sia proprio la natura che, in qualche modo, stimoli nell’uomo dei canoni produttivi ed estetici così da migliorarsi grazie al nostro lavoro.
Forse anche Dio esausto dei mistici che si annientano abbandonandosi in Lui è in cerca di amici e alleati che gli diano una spuntata.
The end?
Possiamo narrare la nostra esistenza dettagliando cronologicamente dal primo all’ultimo tutti gli episodi come nei romanzi a puntate, eppure alla larga da assemblaggi seriali possiamo descriverla, non meno puntuali, senza citare nemmeno un episodio per descrivere il nostro pensiero, sensibilità, concezione della realtà e i contenuti atemporali dei nostri sogni notturni.
Indicazione che forse noi e la nostra esistenza non sono segmenti, ma rette indefinitamente prolungate da tutte le parti.
I gigli del campo
Osservando i vecchi delle mie parti ho riscontrato che i contadini sono tra i meno angosciati dall’imminente epilogo della personale avventura umana.
Anch’io questa primavera nel monitorare la valeriana rossa rifiorire mi sento meglio, la sua indifferenza che dice all’angoscia umana “ho ben altro da pensare e fare” ci invita a una giusta misura individuale aprendo altre rassicuranti possibilità con le quali conviene allearsi.
Deuteronomio 2.0
Ascolta intellettuale: la gente ha molto altro a cui pensare.
Tieni questo precetto oggi impresso nel tuo cuore. Insegnalo ai tuoi figli parlandone con essi, stando in casa e andando per la via, coricandoti e alzandoti. Legalo come segno sulla mano, e fra gli occhi, perché vedano. Scrivilo sugli stipiti delle porte di casa e sulle porte della città.