La psicoterapeuta e teologa Hanna Wolff invitava a distinguere e separare il pensiero inedito del rivoluzionario ebreo Gesù da quello della tradizione ebraica, concezioni che invece le Chiese cristiane hanno fuso e sovente confuso in un paciugo opinabile. La Wolff sosteneva che una puntuale separazione gioverebbe e al cristianesimo e all’ebraismo.
Plastica e immediata esperienza delle differenze è sperimentabile confrontando il testo del discorso della montagna («Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra...» copyright Gesù di Nazareth) con quello della scomunica lanciata dalla comunità ebraica contro Spinoza (1656)[1].
C’è da rilevare che talvolta le Chiese cristiane hanno attinto, alunne ligie e fedeli, dalla faccia nera del Giano bifronte (Barbaglio) del Dio descritto nella Bibbia, superando il maestro.
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1 «Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Baruch de Spinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso, con l'assenso di tutta la sacra comunità [...]. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell'uscire e maledetto nell'entrare. Possa il Signore mai più perdonarlo; possano l'ira e la collera del Signore ardere, d'ora innanzi, quest'uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribù d'Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge [...]. Siete tutti ammoniti, che d'ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dormire sotto il suo stesso tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti [un paio di metri], e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno».