Kierkegaard vedeva l’umana primigenia angoscia di piombare nel baratro del nulla risolta dall’inserzione dell'eternità nel tempo operata da Cristo. Non possiamo escludere che tale salto nella fede sia un balzo in noi stessi, luogo intimo da dove proiettiamo idee di redenzione sulla - e, dunque, riflesse dalla - figura del Cristo. Un cantarsela e suonarsela che solo l’avvenimento altro (da noi) della Chiesa cattolica - la religione più materialista al mondo – può smantellare alla radice in quanto realtà storica tutta poggiata sulla “verità” della Rivelazione e sulla oggettività della tradizione.
Nel primo caso il salto nella fede ci porterebbe a obbedire inconsapevolmente a noi medesimi, nel secondo caso ad altri. Forse meglio non saltare.