«Non amatevi troppo» consigliava Voltaire, il punto è che per amarsi, sia troppo, che il giusto, è necessario essere perlomeno in due giacché l’occhio non può vedersi: si dice introspezione, autocritica, autostima, autoanalisi, autoassoluzione, autocommiserazione, autocompiacimento, autoconvincimento, autodistruzione, autogoverno, autoinganno e autoironia, c’è pure l’esame di coscienza e il training autogeno, ma nell’atto introspettivo chi indaga chi? Nell’autoconvincimento chi convince chi? Tutto da chiarire.
Dato plausibile è che nel pensiero del soggetto in atto che riflette sull’oggetto della propria persona ci muoviamo necessariamente in un rapporto di relazione tra un osservatore e un osservato, dunque non possiamo escludere che la nostra persona sia, di volta in volta, creata dal come la pensiamo.