Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Pluralismo
Carl Gustav Jung nella sua opera “Tipi psicologici” (1921), esaminando la medievale (quanto attuale) disputa sugli universali[1], vedeva quote di verità in entrambe le concezioni[2], aggiungendo che, di fatto, è la psicologia di ogni individuo a optare per l’una o per l’altra concezione, o a mediare realizzando una sintesi di entrambe. Dunque per certe cose[3] non esistono verità fisse, ma processi dinamici che ognuno svolge a modo suo.
Se così è -a me sembra che lo sia- per queste cose un onesto pluralismo dovrebbe accettare come lecite 7.789.813.508 differenti concezioni -quanti siamo al momento al mondo-, adeguandosi in tempo reale a tutti quelli che cambiano idea.
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1 Alberga prima, in, o post le cose, un concreto status ontologico dei generi e delle specie che applichiamo alle molteplici singolarità del mondo reale? Vale a dire “La Bellezza” spoglia di concreti casi di specie, oppure “Il Triangolo” senza gli oggetti triangolari che conosciamo, ci sono per davvero o sono mere fantasie? C’era chi affermava che sono essenze trascendenti reali che se ne infischiano del nostro pensarle per sussistere, mentre altri sostenevano, all'opposto, che sono nient’altro che nomi che noi pronunciamo.
2 Quella del realismo che afferma i generi e le specie essenze trascendenti con realtà oggettiva indipendenti dal nostro pensare, all’opposto quella del nominalismo che invece li interpreta mere emissioni vocali di nomi prodotti dalla nostra mente.
3 Questioni cruciali dato che l'indagine sugli universali coincide con quella su Dio, sull'uomo e sul mondo.
Ruolo sociale
Piccolo mondo antico
Anche se a volte si rivelano inadeguate, controproducenti o false, non è facile staccarsi da concezioni radicate e condivise. Acquisite architetture di paradigmi più o meno buoni che riguardano tutti, dato che la civiltà poggia su concezioni e narrazioni condivise, nelle quali siamo così immersi da non riuscire a vederle.
Nei gruppi ideologizzati, nelle comunità spirituali regolarizzate, nelle unioni familiari, in quelle sociali tradizionali e ovunque si costituiscano aggregazioni di persone coese da ideali e teorie codificate, sovente, quanto inconsapevolmente, siamo portati a precluderci (tabù) differenti concezioni e ulteriori azioni che minino la pre-accettata linea costitutiva strutturante; parte di mondo provvisoria nella quale nuotiamo, ma che ci appare come un tutto definitivo e indiscutibile.
In questo incantesimo anche l’indagine più spregiudicata approderà a risposte e conclusioni conformi al perimetro prefissato; invalicabile linea di confine introiettata. Normalmente assistiamo a questa conformazione abitudinaria e va bene così, i pesci fuori dall’acquario morirebbero in pochi minuti se non c’è un lago vicino, e un po’ allo stesso modo anche la società non starebbe insieme né continuerebbe se sprovvista di stagni traboccanti di arbitrarie fedeltà ripetitive.
Ma talvolta qualcuno, con un colpo di genio, supera quel codificato funzionamento incistato in profondità. Morso alla mela proibita che lo porta non solo all'emanciparsi da un’anima di gruppo, ma a un coraggioso trascendere il suo mondo, dunque sé stesso. Una sorta di allenamento, di prova sul campo, al trascendimento ultimo e definitivo del mondo -questa volta oggettivo e reale- che tutti noi proveremo morendo.
Cristiani
Guarda come si detestano, si azzuffano al punto che bisogna dividerli ! Ma allora sono normali… Chi l’avrebbe mai detto ?
Il posto in cui si muove
Può sapere tutto lo scibile oppure quattro cose in croce, morire sazio di giorni o prematuramente, girare tutto il mondo o intorno al tavolo del soggiorno, ma è un altro il posto in cui davvero si muove, tutt’altra la sua regione.
Di prima eterna presa
« Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere? » (Gv. 3,4).
Possiamo rivivificare un evento passato al punto da emozionarci; più che una copia conforme a un originale inamovibile che ritorna -mica fa emozionare la minestra surgelata e riscaldata-, è forse l’emergere di un nuovo accadere apprezzabile (o detestabile) di prima presa, in un attuale eterno presente tutto in progress, passato incluso.
Sottoprodotto
Patristica e Scolastica sono state fabbriche concettuali che nel costruire schemi di Dio hanno ingenerato modelli di uomo e di mondo, opifici dove il prodotto secondario non è stato, nel bene e nel male, da meno del principale.
Sistema filosofico
Kant negli ultimi anni del suo percorso affermava e dimostrava che bisogna sempre dire la verità. Non stiamo parlando della verità assoluta, metafisica (e chi mai la sa?), ma morale, riferendoci dunque alle verità contingenti che consapevolemente affermiamo o neghiamo nelle circostanze quotidiane. Anche nel caso estremo -presente nell’immaginario di noi tutti- di nazisti che per trucidarli cercano dei bambini innocenti che abbiamo nascosto nel fienile, alla richiesta dei carnefici: “Dove sono i bambini ?”, Kant accetta come moralmente giusta anche la possibilità di non rispondere, ma se si risponde l’imperativo morale sentenzia che dobbiamo rispondere: “Sono nel fienile”. Per Kant una qualsiasi risposta differente se universalizzata giustificherebbe una falsità generalizzata che inquinerebbe le relazioni e la società, inoltre, a suo dire, il dichiarare sempre la verità ci libererebbe da ogni imputabilità personale, perché delle possibili conseguenze del nostro dire, che peraltro come essere limitati non possiamo conoscere in anticipo con certezza nella loro totalità, è responsabile la verità che abbiamo proferito e non noi, mentre l'artificio della bugia è sempre farina del nostro sacco. Un concettualizzare ineccepibile quello di Kant anche se questo indiscutibile comando della verità evoca per contiguità il sinistro imperativo: “Sono innocente perché ho obbedito agli ordini”. Possiamo provvisoriamente concludere che la vita è un po’ più complessa e molto più fluttuante di un sistema filosofico.
Questione ermeneutica
Scriveva Manzoni: “Venir su tra i segni, o perire, è l’alternativa imposta all’uomo”.
Forse siamo a buon punto e non periremo, fatti due conti sono rimasti solo quattro gatti (tecnicamente subcultura) ad interpretare ancora i libri della rivelazione alla lettera : gli irriducibili conservatori tradizionalisti fanatici per esaltarli e i post-teisti per demolirli.
Sprovvisti di Manzoni e di capacità di astrazione, i più spudorati e performanti nel prendere alla lettera i testi sacri sono gli americani. Seguono due esempi, il primo di un tradizionalista conservatore che conferma "tecnicamente", stile Apollo 13, l'Assunzione della Madonna in cielo e il secondo di un post-teista che, (purtroppo) sullo stesso terreno del primo, demolisce l'Ascensione al cielo di Gesù. C'è da dire, a loro merito, che entrambi eguagliano la comicità di Woody Allen... Forse la oltrepassano:
“Se Dio esercita una forza di attrazione su tutte le anime, dato l’intenso Amore discendente di Nostro Signore Gesù per Maria, la Sua Madre Benedetta, e dato l’intenso Amore ascendente di Maria per il Suo Signore, si può ben sospettare che a questo stadio l’Amore fosse tanto grande da “trarre a sé il corpo”. Data poi l’immunità dal peccato originale, nel Corpo della Madonna non c’era la dicotomia, né la tensione, né l’opposizione che esiste in noi tra anima e corpo. Se la luna, pur così distante, produce tutte le alte maree del nostro mondo, allora l’Amore di Maria per Gesù e quello di Gesù per Maria possono bene aver prodotto un’estasi tale da sollevarla al di sopra di questo mondo". (Fulton John Sheen, arcivescovo della Chiesa cattolica). C’è da ricordare, a sua attenuante, che è roba degli anni ’50 dello scorso secolo.
Veniamo al post-teista:
“Il racconto dell'Ascensione presume un universo a tre livelli e non è quindi interpretabile in concetti post-copernicani dell'era spaziale.” (John Shelby Spong, già vescovo della Chiesa episcopale). Verrebbe da dirgli: WOW e chi l'avrebbe mai sospettato !
Senza fare gli spiritosi risulta evidente che il racconto dell'Ascensione non può essere inficiato dalle scoperte scientifiche post-copernicane dell'era spaziale, come proclama Spong, visto che anche in un universo (sia concettuale che fisico) pre-copernicano, perfettamente geocentrico, non è ipotizzabile una ascesa corporale al cielo di chicchessia. Non sono, dunque, né possono, le nuove conoscenze dell'era spaziale inficiare il racconto evangelico in quanto si dipana, e regge, in tutt'altro paradigma rispetto a quello scientifico. Ovvietà probabilmente sconosciuta dai tradizionalisti americani e da chi gli risponde confutandoli allo stesso livello, ma invece ormai accettata dai conservatori nostrani. Un esempio tra numerosi Giovanni Paolo II che “parlò del rapporto tra scienza e fede, dichiarando che la Bibbia parla dell'origine dell'universo non nella forma di un trattato scientifico ma per far emergere la relazione tra l'uomo e Dio. La Scrittura «non intende insegnare come sono stati fatti i cieli ma che va guardato il cielo». (I papi e la scienza nell'epoca contemporanea, a cura di Marcelo Sánchez Sorondo, Jaca Book). Insomma questione datata.
Fantasy
L’ultima versione del credere in Gesù asceso al cielo e nella Madonna colà corporalmente assunta, benevoli ad aspettarci, rifiuta madonne e cristi, rivelazione e dogma dottrinale, per prendere atto del dato scientifico dell’interconnesso tutt’uno spazio-tempo-massa e concludere che l’universo, in quanto costituito da relazione, sarebbe coeso e mosso dall’amore.
Conclusione un tantino forzata[1], forse era meglio la vecchia versione[2].
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1 Per l’ingenua pretesa New Age di entrare come uno schiacciasassi nel paradigma della conoscenza scientifica e dei correlati metodi senza però osservarli; paciugo di pseudoscienza -accenni arrangiati di psiche, religione e scienza- che interpreta senza alcuna dimostrazione dei meri rapporti di connessione naturale (funzionamento) come relazioni coscienti, liberamente voluti da un presupposto soggetto artefice, appioppando (proiezione antropocentrica) alla natura etiche, aggettivi e sentimenti che le sono avulsi.
2 Il linguaggio allegorico, se utilizzato in modo proprio, ovvero non letteralmente (come fanno i tradizionalisti integralisti) e senza avanzare pretese scientifiche (come debordano quelli della New Age), può esprimere o evocare un aperto (non prefissato, ma in progress) significato riposto, che restituisce la profondità delle cose.