BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Sabato, 12 Gennaio 2019 18:15

Ars moriendi del ragioniere

Stimano che di Homo sapiens ne siamo vissuti dai 60 ai 100 miliardi di esemplari.

Visto che su questa terra ci stiamo da un po’ e che al momento siamo più di 7 miliardi è un numero non poi enorme nel totale, comunque bastevole per accogliere il personale epilogo con una nota di nonchalance:

mal si addice un eccessivo sussiego per un evento tanto testato da rasentare il dozzinale.

Sabato, 12 Gennaio 2019 11:18

Moti

Per capire la natura può aiutare il time lapse, tecnica che sostituendo la tele-foto-camera con un buon testo di antologia filosofica possiamo utilizzare per comprendere meglio il pensiero universale.

Leggendolo in celere continuità ci si accorgerà che le numerose e differenti concezioni, anche se opposte, provvisorie e parziali, esprimono tutte una qualche cifra di verità che l'insieme mostra. Insomma dinamici mosaici di saggezze.

Giovedì, 10 Gennaio 2019 17:53

Neoidealismi

Nel leggere degli stralci estrapolati dagli scritti di Giovanni Gentile, nei quali esponeva i concetti fondamentali dell’attualismo, concezione filosofica neoidealista che riconduce la realtà del mondo all’atto dell’Io pensante in quanto pensa, visione tanto assoluta da affermare che l’umana coscienza contiene lo spazio e il tempo e non viceversa, mi è tornato alla mente un mio risveglio post intervento chirurgico.

Ricordo che avevo più anestesia in corpo che sangue e la coscienza andava e veniva in un istante, come quando si accende e si spegne la lampadina del soggiorno. Quando si spegneva, nello sparire vedevo che con me si dissolveva il mondo, quando si accendeva, prima tornavo io e immediatamente dopo di me tutto quanto. Lì per lì avevo empiricamente indotto che il mondo esisteva grazie a me, ma trascorsa manco mezzora avevo giudicato quell’esperienza un avvincente delirio.

Vista la contiguità -con le debite proporzioni- tra quella mia empirica esperienza naif e la fine teoresi di Gentile, ciò che colpisce è che lui risoluto non indietreggia di un millimetro, anche se basterebbe un vaso di ortensie che gli cade in testa per interrompere la potenza di quell’Io che fa ontologicamente le cose, le quali indifferenti all’incidente continuerebbero gloriose il loro esserci poggiando su se stesse. Per quanto ho compreso Gentile non indietreggia perché, a differenza della mia ingenua esperienza post operatoria, prova a risolvere la dicotomia soggetto/oggetto interpretandoli come un’unica realtà:

«Così, o che si guardi l'oggetto visibile, o che invece si guardi gli occhi a cui esso è visibile, noi abbiamo due oggetti di esperienza: di una esperienza, la quale noi stiamo attualmente realizzando, e rispetto alla quale non solo l'oggetto, ma anche il soggetto dell'esperienza che viene analizzata, fatta termine della nuova presente esperienza, è oggetto. Se non che gli occhi nostri non possiamo guardarli se non nello specchio!» (G. Gentile, Teoria generale dello spirito come atto puro).

Il mondo prenderebbe, di volta, in volta, coscienza di sé nell’Io pensante in azione, e viceversa. Io che non va, dunque, equivocato con un antropocentrico e egotistico solipsismo, ma come coscienza in atto, spirito che comprende e fa l'esistente. Che lo faccia non lo so, ma che gli dia un momentaneo senso mi sembra plausibile.

Martedì, 08 Gennaio 2019 18:21

Mazzetta e scalpello

Nella mia contrada quasi tutti dispongono di qualche attrezzo per la manutenzione della casa e per coltivare la terra. Wittgenstein utilizza proprio l’immagine dell’officina attrezzata per spiegare il linguaggio, dove gli attrezzi sono le proposizioni e il lavoro che con questi facciamo il significato, metafora semplice quanto illuminante.

Nel voler rimuovere un pezzo d’intonaco se sprovvisti di scalpello si potrà, anche, utilizzare un grosso cacciavite e se si rompe la cesoia si proverà col seghetto e poi c’è il re dell’officina il martello, signore quasi onnipotente che equivale ai verbi Essere, Avere, Fare, Dire, Potere, Volere, Sapere, Stare e anche Accoppare, dipende da come utilizzato. Anche la chiave inglese regolabile può dire moltissimo anche se imprecisa, invece il vanghino per tartufi è precisissimo ma serve a poco, un po’ come il sostantivo tedesco Zweckgemeinschaft che un italiano può utilizzare per dire in un sol colpo l’estemporanea unione di persone dovuta a uno specifico interesse comune, ma estranee per tutto il resto.

Proficuo possedere un'attrezzatura, ancor di più se completa, di questi arbitri condivisi che sono le parole, ma alla fine ciò che davvero conta è per quale opera ci servono e come le utilizziamo nel compierla. E fu così che le parole nel prendere senso nell’operatività svelarono idioti incolti e saggi eruditi, ma anche eruditi idioti e incolti saggi.

Sabato, 05 Gennaio 2019 15:50

Rasoiate

Nel leggere alcuni testi di neopositivisti del ‘900, riduzionisti spinti, sono informato che la metafisica, il sacro, le religioni, la coscienza, l’io e l’etica, sono meri prodotti psichici e che lo psichico è prodotto dalla biochimica della materia e che pertanto la metafisica, il sacro, le religioni, la coscienza, l’io e l’etica, sono riducibili alla combinazione del centinaio di atomi esistenti.

Interessante osservare che alcune metafisiche mistiche, opposte al materialismo estremo dei neopositivisti, più risolute di questi riducono tutto l’esistente, non a cento, cinquanta e neppure a dieci, ma a un Uno[1].

Lascio al giudizio del lettore l’individuazione di eventuali lacune nelle due teorie e al barbiere l’arte del rasoio.

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1 Monismo spirituale che a differenza del riduzionismo scientifico non intende l'1 in senso aritmetico, ma come "L' Essere Uno", substrato della molteplice apparenza.
 

Giovedì, 03 Gennaio 2019 18:48

Capodanno asincrono

San Silvestro: tre, due, uno… ZERO ! Quanto dura il punto che separa l’anno vecchio dal nuovo, il passato dal futuro?

Anche un nanosecondo stapperà asincrono la bottiglia dato che anch’esso dura scorrendo da un prima a un dopo, moto che non separa ma congiunge.

Strana faccenda il momento presente (non solo a Capodanno).

Lunedì, 31 Dicembre 2018 18:04

Epoché

Forse irrealizzabile una visione tanto pura e diretta dei fenomeni così da vederli per ciò che realmente sono, dato che inevitabili quote di pregiudizio e pre-comprensione, insomma di memoria, sono i prerequisiti attraverso i quali necessariamente percepiamo il mondo.

Bisognerebbe arrivare per la prima volta sulla terra provenendo da un qualche pianeta remoto, o in subordine ingurgitare sostanziosi dosaggi di peyote, per raggiungere un livello tale di depersonalizzazione così da vedere, finalmente, le cose per come davvero sono, al netto della nostra interpretazione. Forse meglio evitare gli stupori, la meraviglia e gli straniamenti indotti dalla mescalina e tentare con l’epoché filosofico.

E' il vedere le cose sospendendo ogni giudizio, i bambini lo fanno da sempre, gli adulti ci provano da circa duemila anni a partire dalla corrente filosofica dei neo scettici, tradizione rielaborata dalla recente fenomenologia dove Husserl invitava a mettere tra parentesi la realtà per come la conosciamo attraverso le scienze e l’ingenuo senso comune e, omesso il bagaglio di memorie acquisite, osservare spregiudicati ciò che c'è. Anche se un’asettica telecamera farà sempre di meglio possiamo provarci.

Lunedì, 31 Dicembre 2018 10:52

Hortus botanicus

Stavo lì, lì, per collocare davanti alle foglie lineari che uscivano dal bel bulbo che avevo piantumato un cartello con scritto sopra Asphodelus ramosus, così che gli amici sapessero cosa fosse, ma il vento mi ha gridato: « Asphodelus sarai tu ! »

In effetti l’osceno, profanante e asfittico cartello produceva un effetto zoo e museale insieme. Proficua è la scienza quanto precludente.

Sabato, 29 Dicembre 2018 18:45

Astyanax mexicanus

C’è un pesce del Messico che ha perso gli occhi perché nelle buie grotte dove abita non c’è niente da vedere.

E cosa rimarrebbe dell’essere se sprovvisto delle cose che ci sono? E della coscienza senza ciò che percepisce?

Eppure senza L’Essere nessuna cosa ci sarebbe e senza un qualche punto della natura consapevole degli enti questi, sforniti di individuazione e ignoranti del proprio sussistere, non avrebbero significato. Forse indizio che essere, coscienza e materia sono un tutt’uno.

Sabato, 29 Dicembre 2018 11:35

Maestrale

Io, Il Mondo, in mezzo una linea di demarcazione talvolta refrattaria talora più permeabile dove si avvicendano gradi di primato di un regno sull’altro, ma intanto il maestrale corrobora entrambi abbattendo quell’immaginaria demarcazione, soffia dove vuole e ne sento la voce, ma non so da dove viene e dove va.

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