BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Martedì, 12 Agosto 2014 07:51

Metronomo

Aveva la coda ma non si vedeva come quella dei cani perché psichica.

Di tanto in tanto la dimenava a 208 battiti per minuto per sfogare l’energia compressa dal rassegnato brancolare.

Domenica, 10 Agosto 2014 10:36

Il corridoio

La statua della Madonna era là in fondo al corridoio dell’ospedale, con dodici lampadine accese intorno alla testa schiacciava la testa al diavolo. Il faccino della Madonna faceva una espressione autistica, un mix di sofferenza e ebbrezza. Il diavolo col tallone sulla tempia tirava fuori la lingua e esausto ghignava eccitato. Non capivo se piaceva di più alla Madonna schiacciare la testa al diavolo o a lui l’essere calpestato.

La caposala sulla colonna vicina aveva appiccicato, col cerotto, un manifesto del Ministero della Salute a prevenzione delle patologie ossee:

 

«POSSIBILI CAUSE DELLO SPERONE CALCANEARE:
1 problemi posturali;
2 lavori pesanti e nei quali si mantiene sempre la stessa posizione;
3 sport come il basket e la corsa;
4 soprappeso».
“5 Calcare la testa al diavolo” però sul manifesto non l’avevano scritto.

Chissà? Forse il Ministero della Salute ha appurato che la testa del diavolo è gommosa come membro d'asino e nel pestarla non procura traumi.

Domenica, 10 Agosto 2014 10:12

Il gelso

settembre 2013. Osservo il vecchio gelso in mezzo al piazzale. Ho visto amici morire e l’albero perdurare loro. Lo avverto nella sua sacralità, apatica all’epilogo altrui, un po’ crudele: continuerà esserci quando io non ci sarò più.

agosto 2014. Annoto - da vivo - che il gelso in mezzo al piazzale è seccato. Morto stecchito.

Venerdì, 08 Agosto 2014 08:40

Sciroppo al Mirto

Ho letto Sarte prima di dormire, giusto una mezzora. L'essere e il nulla parte centrale quella un po’ più comprensibile agli erboristi, non filosofi, come me. Quella parte del  libro che dettaglia il peccato originale della personale maledizione di essere, ognuno, inevitabilmente "altro" per gli altri e viceversa; insanabile mancanza dove è preclusa qualsiasi positiva edificazione e appagamento con l’altro e tramite l’altro.

Osservazione teoretica valorosa e complessa quella di Sartre che stimola il pensiero e la ricerca, eppure stamattina alla riapertura dell’erboristeria un flacone di sciroppo lo ha smentito in due minuti: avevo raccolto il mirto e realizzato lo sciroppo per la tosse a regola d’arte, l’ho venduto a prezzo giusto mentre la cliente mi ringraziava per il pezzo che aveva acquistato l’anno scorso risolvendogli il problema. Lei contenta di me e io di lei, io contento di me tramite lei e viceversa, precisa reciproca personale soddisfazione per mezzo di un altro1. Se accade con gli estranei a maggior ragione coi prossimi.  

Non so se uno sciroppo al mirto ha potere di lenire la tosse stizzosa dell’esistenzialismo filosofico. Può bastare così poco? Mi torna alla mente una citazione del filosofo Orlando Franceschelli, ri-cito a memoria: «Basta un cane che muove la coda per far collassare il nichilismo.»

1 G.B. Contri: «Allattandomi mia madre mi ha eccitato al bisogno di essere soddisfatto per mezzo di un altro.»

Mercoledì, 06 Agosto 2014 09:19

Professioni

Spinoza tornitore di lenti;
Melville ispettore doganale;
Kafka assicuratore contro gli infortuni;
Pessoa corrispondente commerciale;
Sgarbi storico dell'arte, scrittore.

Martedì, 05 Agosto 2014 09:10

Similitudini

I cataloghi di libri un po’ somigliano ai menu dei ristoranti: elenchi di carburanti pesanti o leggeri, prelibati o dozzinali, proposti ai nostri metabolismi.

Se il leggere assomiglia al mangiare l’Istat segnala che più della metà degli italiani soffre di anoressia.

Giovedì, 31 Luglio 2014 09:46

Sistema nervoso espanso

All’ultima cena, quella di ieri, ero seduto alla destra dello scienziato. Stava bene coi baffi nuovi mentre masticava purè di fave con erbette amare.
Sollecitato dai presenti spiegava il suo scomporre la materia fino a raggiungere gli acidi nucleici per analizzarli, manipolarli, amplificarli, clonarli, così da implementare inedito materiale biologico per migliorare il mondo.

Una ontologia precisa, abile nell’implementare un univoco inventario dell’esistente “ciò che esiste”, e nell’esistente “ciò che è”, impassibile alle metafisiche delle “cose ultime”. Lo scienziato nel dire “reale” sembrava sapesse per davvero quel che diceva.

Sapeva o credeva?

Questa è domanda del mio brancolare, a lui basta e avanza il suo iPad, dice che è una espansione del suo sistema nervoso. Precisa che funziona meglio di lui.

Martedì, 29 Luglio 2014 11:47

Lo sguardo dell’altro

Avevo scelto di incontrarlo perché l’altro è indispensabile alla mia esistenza e alla conoscenza che ho di me. Lì a quattrocchi provavo a guardare di qua, provavo a guardare di là: cercavo di incontrare l’occhio giusto nel suo violento strabismo. Eppure nell’inaspettato brancolare, che non riusciva a guardarlo negli occhi, avvertivo una precisa libertà che regalava inedita positività alla relazione.

Tutto sommato occhi dritti che centrano precisi il bersaglio delle pupille altrui possono anche svilire i soggetti guardati in oggetti. Un colpo d’occhio clinico o concupiscente potrebbe paralizzare l’altro in un letto. Anche un colpo d'occhio ordinario, se ben sferrato, può procurare un momento di infermità nell’osservato; se il reciproco mitragliamento è fisso e assoluto - come d’uso fra innamorati - in tanta smisurata esaltazione i due potrebbero annichilirsi fino a sparire nel nebuloso oceano di presbiopia misticheggiante.

Forse aveva ragione il racconto biblico quando Mosè chiedeva a Dio di mostrargli la sua Gloria, e Dio gli rispondeva stabilendo una misura: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo», da vivo a morto: da soggetto a oggetto. Talvolta vale anche per gli uomini il vantaggio di guardarsi negli occhi con parsimonia.

Sabato, 26 Luglio 2014 11:07

Porte e finestre

Pizzeria. Non volevo impicciarmi ma al tavolo vicino i quattro parlavano a voce alta. A metà della seconda birra 0,5 l uno ha iniziato a ricordare l’amico morto di recente.

Quello che ingurgitava la crudaiola ha iniziato a proferire angoscianti teorie: ostentava porte di paradiso aperte che accolgono anime elette, là fisse in perpetuo adorare.

Non più rassicuranti le bislacche porte sbarrate che ribatteva il compare: «Morti non c’è più niente».

Poi imprevisto un piacevole «Non lo so cosa c’è dopo» da quello che, senza preoccupazione, mangiava la Napoli. Nella sua semplicità lasciava aperte finestre di possibilità, assortimento di potenziali e probabilità. Qualcuno lo chiama metodo scientifico.

Venerdì, 25 Luglio 2014 11:24

italiano 1 - sanscrito 100

Ogni cosa si designa col suo nome, ma ogni lingua è completa a modo suo.
In qualsiasi glossario sanscrito il termine “Coscienza” è riportato, come minimo, in una ventina di modi differenti. Nei dizionari inglese-sanscrito nel tradurre “consciousnestroveremo un centinaio di nomi diversi, tutti altamente specifici. Nell’apprenderli il pregiudizio che li interpretava difficili, superflui, obsoleti o rari, diventa apprezzamento per l’esauriente puntualità espressa.

Nelle moderne lingue europee, invece, disponiamo sempre e solo del lemma “Coscienza” che vira confusamente a seconda dell’ambito. C’è quella morale del Grillo Parlante di Pinocchio, quella neurologica, psicologica, psichiatrica e filosofica intesa talvolta come interiorità. Medesimo termine con qualche differente interpretazione e l’equivoco in agguato. Anche aggiungendo la “coscienza di classe” le opzioni permangono davvero misere rispetto al sanscrito.

Questo un po’ sleale comparare le correnti lingue nostrane - invece del latino e del greco antico - al sanscrito, attenua ma non assolve l’ingrata smemoratezza per l’ancestrale madre protoindoeuropea. Per perdere per strada così tanti pezzi probabilmente li si è valutati inutili. Peccato.

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