All’ultima cena, quella di ieri, ero seduto alla destra dello scienziato. Stava bene coi baffi nuovi mentre masticava purè di fave con erbette amare.
Sollecitato dai presenti spiegava il suo scomporre la materia fino a raggiungere gli acidi nucleici per analizzarli, manipolarli, amplificarli, clonarli, così da implementare inedito materiale biologico per migliorare il mondo.
Una ontologia precisa, abile nell’implementare un univoco inventario dell’esistente “ciò che esiste”, e nell’esistente “ciò che è”, impassibile alle metafisiche delle “cose ultime”. Lo scienziato nel dire “reale” sembrava sapesse per davvero quel che diceva.
Sapeva o credeva?
Questa è domanda del mio brancolare, a lui basta e avanza il suo iPad, dice che è una espansione del suo sistema nervoso. Precisa che funziona meglio di lui.
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Frammenti Autobiografici