Avevo scelto di incontrarlo perché l’altro è indispensabile alla mia esistenza e alla conoscenza che ho di me. Lì a quattrocchi provavo a guardare di qua, provavo a guardare di là: cercavo di incontrare l’occhio giusto nel suo violento strabismo. Eppure nell’inaspettato brancolare, che non riusciva a guardarlo negli occhi, avvertivo una precisa libertà che regalava inedita positività alla relazione.
Tutto sommato occhi dritti che centrano precisi il bersaglio delle pupille altrui possono anche svilire i soggetti guardati in oggetti. Un colpo d’occhio clinico o concupiscente potrebbe paralizzare l’altro in un letto. Anche un colpo d'occhio ordinario, se ben sferrato, può procurare un momento di infermità nell’osservato; se il reciproco mitragliamento è fisso e assoluto - come d’uso fra innamorati - in tanta smisurata esaltazione i due potrebbero annichilirsi fino a sparire nel nebuloso oceano di presbiopia misticheggiante.
Forse aveva ragione il racconto biblico quando Mosè chiedeva a Dio di mostrargli la sua Gloria, e Dio gli rispondeva stabilendo una misura: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo», da vivo a morto: da soggetto a oggetto. Talvolta vale anche per gli uomini il vantaggio di guardarsi negli occhi con parsimonia.