Senso e precetto
Un'esistenza che tende a un fine ultimo, a una meta finale nota, precisa e univoca, si svolgerà ottemperando una procedura.
Misteri canini
Il cane di Hitler amava il suo padrone, così, a pelle, non so se a causa di una sua coscienza molto più limitata rispetto alla nostra o incommensurabilmente più estesa.
L’occhio di Dio
Con lo sguardo svincolato dal suo occhio poneva le cose in un universo non più binario, in quella nuova posizione metafisica nell’ordine del mondo quanto accaduto di irreparabile permaneva ancora irreparabile, ma andava a posto.
Bivi e mete
I più tirano dritto vivendo l'esistenza in presa diretta come gli appare, ma ci sono alcuni che in libertà e autonomia gli viene da capire il mondo e così iniziano a indagare i modi di pensare, conoscere e agire nella storia e di adesso, propri e degli altri, per cogliere cause, fini e significati, così da elaborare sensi all'esistere.
A volte va a finire che si ritrovano a vivere artisticamente danzando nelle polarità degli opposti, altre volte va invece a finire che elaborano una esistenza personale vincolata a obblighi e divieti grandi e piccoli, fondamentalmente precettistica, tutta ritmata su quanto logicamente imposto e da quanto eticamente previsto.
Stessa partenza arrivi differenti, forse nascono diversi o forse ci sarà qualche bivio lungo la via.
Contropartita
La pratica volontaria della mortificazione personale, presente in numerose religioni e in alcune filosofie antiche, a ben vedere non viene perseguita per annullarsi ma per espandersi in virtù; è un rinunciare a quanto c'è di gustoso (e disgustoso) in questa vita per ottenere, in contropartita, una vita eterna e migliore. Il rinunciante mosso in apparenza dalla volontà di annullarsi è di fatto spinto da un nucleo egotico che vuole espandersi, migliorarsi, eternizzarsi.
Non può essere che così, reprimere volontariamente il desiderio d’essere e percepire è cosa contraddittoria e impossibile, persino il piacere di sprofondare nello stato inorganico poggia ed è mosso dal desiderio d'essere, nel caso di specie di essere in pace; un essere in pace assoluto.
Il desiderio irriducibile di essere può diminuire spontaneamente per cause naturali, biologiche, quando una esistenza volge al termine, ma difficilmente per volontà personale. Schopenhauer osservava che anche il suicida che sembra opti per il personale annullamento, è invece mosso dal desiderio di vivere una esistenza più felice che gli è preclusa.
Non a caso nella storia delle spiritualità orientali che mirano alla liberazione dell’individuo annullandolo, è sorto in reazione il tantrismo che, con metodo opposto, mira alla liberazione individuale utilizzando le passioni personali, sublimate o tal quali.
E’ che lì non si sta bene
Costatando l’imperversare di una spiritualità sempre più confusa, paciugo di sincretismi, guru malandrini, sciamanesimo metropolitano, magia, fondamentalismi nostrani, neopaganesimo, neo-orientalismi, follie mistico esoteriche, New Age utopico, fervori emotivi verso un immaginario divino che annebbiano e anestetizzano il principio di realtà, potremmo limitarci a considerare la sempre più diffusa ingenuità e credulità, glissando sulla circostanza che la post modernità, oltre ad aver raggiunto innegabili conquiste, ha anche prodotto sacche di frantumazione di senso.
Sgretolamento post moderno che induce domande e bisogni producendo quella neo spiritualità che reattiva allo sgretolamento prova a resistergli. L’imperversare di questa neo spiritualità in un particolare posto e tempo è indizio di disagio, è prova che lì non si sta bene. Anche il credulone ha le sue buone ragioni.
Homo faber
I rituali dell’offerta a Dio sono presenti in numerose religioni, dalla Pūjā induista all’Offertorio nella celebrazione eucaristica cattolica. Liturgie che hanno probabilmente le stesse radici ancestrali, versioni addomesticate di rituali un tempo cruenti.
Interessante osservare che nell’induismo vengono offerte al divino materie prime naturali come frutta, riso e fiori, mentre nel cristianesimo prodotti trasformati, per certi versi antropizzati: pane e vino frutti “della terra e del lavoro dell'uomo”, differenza sottile ma rilevantissima.
Epiloghi personali da ovest a est
La vegliarda se ne stava in compagnia e ripeteva: “Ho ancora tante cose da fare la morte può aspettare”, in quel continuo darsi da fare è schiattata senza manco accorgersi. Non so se la vegliarda in quel occidentale darsi da fare tentava una sintesi fra reale e ideale, fra cosa in sé e fenomeno, fra essenza e apparenza, fra “mondo come volontà” e “mondo come rappresentazione”, oppure faceva semplicemente qualcosa, qualsiasi cosa, invece di non fare nulla. In ogni caso è un buon modo di vivere e di morire muoversi in compagnia invece che starsene fermi e soli.
La tradizione indiana divide l’esistenza individuale in quattro tempi -per saperli un giro su Wikipedia: Ashrama- il secondo tempo del sistema invita a godersela facendo tante cose, mentre nell’ultimo tempo viene indicato -a differenza della vegliarda nostrana- di vivere in solitudine così da depotenziare l’Io (che sussiste grazie all’altro), disinteressati e distaccati dalla vita materiale, attendendo il proprio tempo senza aspirare alla morte e alla vita. Anche questo è un buon modo, a ognuno il suo.
Paradigmi
Improbabile che devoti induisti sappiano quando sono stati scritti i Veda, infrequente che ebrei e cristiani praticanti conoscano la datazione della Bibbia, raro che musulmani osservanti sappiano quando è stato stilato il Corano.
Estranei al paradigma storico interpretano le sacre scritture Parola eterna rivelata da Dio, spontanea manifestazione atemporale dell’assoluto. E’ dunque un errore chiedere ai credenti[1] la datazione dei loro testi sacri, glissando sul paradigma nel quale nuotano.
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1 Ad eccezione di esegeti e biblisti, acrobati che sanno cogliere l’autorivelarsi del Dio eterno nella forma temporale dell’umana parola, muovendosi nel contempo nel paradigma di fede e in quello storico.
Alchimie
Inverosimile che lo spirito si autoproduca dal nulla, per esserci attingerà pure da una qualche materia prima preesistente.
Eppure l’accadere della natura nella sua intrinseca unità che si autogoverna, serba e rivela un continuo superamento degli elementi che la compongono, un po' come succede per il pensiero, incommensurabilmente altro e oltre rispetto allo zucchero che lo produce.