Coleotteri
“Cos'e l'uomo nella natura? Un nulla in confronto con l'infinito, un tutto in confronto al nulla, qualcosa di mezzo tra il nulla e il tutto”. (Pascal, Pensieri)
A chi salterebbe mai in mente di giudicare le palme o i coleotteri orpelli rispetto all’universo, se non a qualcuno affetto da antropocentrismo malato. Se non ha senso giudicare e misurare l’esserci di palme e coleotteri rispetto all’universo, non ha neppure senso giudicare e misurare l’esserci dell’umanità. L’esistere in qualsiasi sua forma è evento non giudicabile, misurabile, confrontabile e neppure aggettivabile.
C’è qualcosa di estremamente antropocentrico nel valutare Homo sapiens un orpello[1] rispetto all’universo, non meno di quando si proclama una sua presunta signoria.
________________________________________
1 Incluse le trite e ritrite varianti di polvere e puntino.
A caccia di segnali di vita
In mezzo al borbottare pessimistico, all’erudizione accademica, alla trita e ritrita logica che configura i fenomeni e fa stagnare il sangue nelle vene, all’impero dell’eziologia che fissa tutto in cause e effetti, in mezzo ai tanti punti di vista tutti veri, tutti parziali, di tanto in tanto passa una ragazza africana, un gatto, un fotogramma di Tarkovskij, un effluvio di Achillea ligustica nell’attraversare il prato, improvvisi clic di assoluto.
Umani artefatti, naturali funzionamenti
Ogni santo giorno da più di 630 anni, la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano restaura la cattedrale così da conservarla come era stata costruita.
Che fa di preciso la Veneranda? Qual è la sua filosofia?
Opporsi al naturale ricomporsi delle cose in una nuova sintesi che passa necessariamente dalla loro scomposizione.
Tutto si trasforma
Finitudine è il trasformarsi di qualcosa non la fine di tutto, quando l’esistenzialismo ateo prevede, paventa e pontifica, la fine assoluta del mondo sembra poggi sulla scienza, invece poggia sul concetto teologico della Creazione dal nulla.
Il libero uso che vi aggrada
Gesù ha snellito i 248 precetti dell’ebraismo che obbligano e i 365 che vietano, riducendoli dai complessivi 613 ai 2 ama Dio e ama il prossimo[1]. Nonostante la semplificazione spinta ci troviamo ancora all'interno di un paradigma precettistico dell’esistenza, che vede la realizzazione umana attuarsi nel far così e non far cosà, modo diffuso e apprezzato probabilmente per la sua semplicità di utilizzo.
Rara la pedagogia che pur consapevole di quanto siano sterili i contenuti che non migliorano il comportamento, evita di mitragliare decaloghi a destra e a manca, confessionali o laici che siano, e alla larga da ortoprassie più o meno minuziose indaga e descrive il mondo, fornendo all'altro materia da elaborare e esempio personale, lasciando all’interlocutore la volontà di trarne, o non trarne, comportamenti personali, perché è la persona che fa il precetto e non il precetto la persona[2].
_______________________________________
1 "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente" e "Ama il tuo prossimo come te stesso."
2 I Vangeli pur mantenendo il precetto ne sovvertono la gerarchia tradizionale: “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato”. In questo nostro tempo confuso assistiamo a una certa ripresa di moralismi che sembravano superati, un esempio tra numerosi è dato dalle linee guida per il linguaggio di genere, dove si teorizza di moralizzare la persona attraverso l'osservanza di alcuni precetti linguistici formali. Non è escluso che di tanto in tanto il metodo possa anche funzionare, un po’ come quando si riesce ad avere una risata autentica partendo da una risata simulata.
L’ultimo kantiano
Se “agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale” e la gente se ne impipa di questo tuo agire, ma tu insisti a oltranza anche se nulla cambia, potrebbe essere che sei l’unico giusto rimasto al mondo o che stai delirando.
Utopia distopica
Pensare una utopia stimola al cambiamento, ma se diventa prassi si è costretti a un esaltato prendere o lasciare un po’ totalitario.
Biologica beatitudine divina
Certo che sarebbe tragico e davvero comico se tutto quell’anelare all’assoluto che ha costruito cattedrali di pietra e pensiero, era nient’altro che nostalgia per la beata condizione intrauterina.
Ars moriendi
Io esorto, tu esorti, lui esorta
Oltre che con linguaggio descrittivo preti e giuristi si esprimono con linguaggio prescrittivo, cioè utilizzando enunciati diretti a modificare il comportamento degli uomini.
Se la scienza si esprimesse così non sarebbe più scienza e la psicologia sarebbe una cattiva psicologia, anche la filosofia non ne uscirebbe bene[1].
____________________________________________
1 «In ogni sistema morale in cui finora mi sono imbattuto, ho sempre trovato che l'autore va avanti per un po' ragionando nel modo più consueto, e afferma l'esistenza di un Dio, o fa delle osservazioni sulle cose umane; poi tutto a un tratto scopro con sorpresa che al posto delle abituali copule è o non è incontro solo proposizioni che sono collegate con un deve o un non deve; si tratta di un cambiamento impercettibile, ma che ha, tuttavia, la più grande importanza. Infatti, dato che questi deve, o non deve, esprimono una nuova relazione o una nuova affermazione, è necessario che siano osservati e spiegati; e che allo stesso tempo si dia una ragione per ciò che sembra del tutto inconcepibile ovvero che questa nuova relazione possa costituire una deduzione da altre relazioni da essa completamente differenti.» (David Hume, Opere filosofiche, volume primo: Trattato sulla natura umana, Bari, Laterza, 2008, pp. 496-497.)