Gesù ha snellito i 248 precetti dell’ebraismo che obbligano e i 365 che vietano, riducendoli dai complessivi 613 ai 2 ama Dio e ama il prossimo[1]. Nonostante la semplificazione spinta ci troviamo ancora all'interno di un paradigma precettistico dell’esistenza, che vede la realizzazione umana attuarsi nel far così e non far cosà, modo diffuso e apprezzato probabilmente per la sua semplicità di utilizzo.
Rara la pedagogia che pur consapevole di quanto siano sterili i contenuti che non migliorano il comportamento, evita di mitragliare decaloghi a destra e a manca, confessionali o laici che siano, e alla larga da ortoprassie più o meno minuziose indaga e descrive il mondo, fornendo all'altro materia da elaborare e esempio personale, lasciando all’interlocutore la volontà di trarne, o non trarne, comportamenti personali, perché è la persona che fa il precetto e non il precetto la persona[2].
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1 "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente" e "Ama il tuo prossimo come te stesso."
2 I Vangeli pur mantenendo il precetto ne sovvertono la gerarchia tradizionale: “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato”. In questo nostro tempo confuso assistiamo a una certa ripresa di moralismi che sembravano superati, un esempio tra numerosi è dato dalle linee guida per il linguaggio di genere, dove si teorizza di moralizzare la persona attraverso l'osservanza di alcuni precetti linguistici formali. Non è escluso che di tanto in tanto il metodo possa anche funzionare, un po’ come quando si riesce ad avere una risata autentica partendo da una risata simulata.