Gnosticismo di tutti i giorni
Un composto possiamo separarlo nei suoi elementi costitutivi e poi riunirli come stavano prima, ma se dividiamo l'uno lo rompiamo irrimediabilmente.
Consideriamo lo gnosticismo, l’onnipresente quotidiano gnosticismo che separando lo spirito dalla materia, l’uomo dal mondo, Dio dalla natura, divide la realtà annichilendola irrimediabilmente. Nel tentativo di ricomporla e rianimarla si inventa arzigogolate cosmogonie per dare parvenza di ordine e senso al desolato caos che separando l’inseparabile ha prodotto.
Casa
C’è chi in questo mondo si sente naturalmente a casa, chi invece si percepisce straniero irriducibilmente nostalgico di un’Itaca metafisica, sempre più in qua o più in là dell'immanente presente.
In tutta la storia del pensiero possiamo cogliere ontologie e escatologie prodotte dalle due differenti concezioni; quella di chi spontaneamente appartiene alla natura e quella degli estraniati, concezione quest'ultima forse più dettata da dinamiche psicologiche che da costruzioni filosofiche.
L’inesplicabile
Perché ci sia libero arbitrio occorre una entità che causa di se stessa sia tanto sovrana da autodeterminarsi, ma entità tanto libere da forze esterne non esistono in natura, roba da Dio e da Dio creatore e persona, perché se Dio coincide con la natura nel suo impersonale funzionamento ecco che collassando la sua persona anche l'Io umano diventa nebuloso e il concetto di libero arbitrio si fa problematico.
Eppure emergendo dal funzionamento della natura sembra che oltrepassando caso e necessità siamo capaci di libertà, libertà sì limitata, graduata e condizionata, eppure presente. Oltre a inspiegabili quote di libertà dal funzionamento naturale abbiamo anche il misterioso potere di relazionarci col mondo generando in noi, nella nostra stessa persona, significati.
Fintanto che questi singolarissimi poteri umani resteranno inesplicabili l’ipotesi che Dio sia qualcuno e che noi gli assomigliamo non andrebbe preclusa.
I due mondi
Il mondo come ci appare è un po’ il sovrapporsi di due mondi, uno che funzionando per forza propria ci precede e contiene, l’altro prodotto dalla nostra coscienza che si agita se ci agitiamo e si tranquillizza se ci calmiamo, rallenta se rallentiamo e si arresta se ci fermiamo, sparisce quando dormiamo e riappare non appena ci svegliamo.
Colpo di mano
Dentro i Sapiens c’è qualcosa che gli dà la sensazione di emergere dalla natura, sembrerebbe che siano la coscienza e l’io a procurargli l'impressione di sporgere dal funzionamento naturale, però il mio cane anche se cosciente di essere e ben sapendo d'essere lui e non un altro ha mai preteso d’emergere dalla natura.
Probabile che la sensazione di sporgere sia conseguenza non tanto dell’io in sé, ma sia generata da uno strano atto d’autocoscienza che produce sé stesso come dal nulla, misterioso colpo di mano forse attivato da una scintilla extra naturale o forse da un accidentale cortocircuito.
Ontologia dell’eco appartenenza
Senza che abbia preso alcuna iniziativa e senza una mia personale competenza questo corpo si è assemblato nel ventre di mia madre. Prodotto da ciò che hanno mangiato i miei genitori e dalla loro casuale unione si è assemblato spontaneo e ha disposto al prorio posto falangi, falangine e falangette, ottemperando un complesso ordine necessario .
“Gettati” nel mondo? Ma come glissare sulla circostanza che per essere gettati occorre, prima, essere fatti?
Consapevoli che apparteniamo all'ordine naturale nasce l’etica del rispetto per il suo funzionamento, consapevoli che siamo fatti da questo ordine irrompe una ontologia precisa e affidabile.
Fame di essenze
Nel condurre dei corsi di erboristeria avevo constatato che nel comunicare informazioni strettamente scientifiche, come ad esempio illustrare i meccanismi d’azione terapeutici di certi eterosidi delle piante officinali, l’interesse dei partecipanti tendeva a scemare, mentre esponendo gli stessi contenuti con taglio diciamo così spiritualistico, tipo : “Paracelso vedeva nelle piante e anche nei minerali delle forze arcane dette quintessenze, principi attivi che potevano guarire come anche avvelenare”, ecco che alla maggior parte dei partecipanti riprendeva a scorrere il sangue nelle vene e l’interesse.
Possiamo osservare che oggi non pochi autori di libri scientifici che scrivono per il grande pubblico, riescono a rendere accattivanti tematiche difficili non semplificandole ma raccontandole con taglio spiritualistico, indizio che c’è una certa stanchezza per i riduzionismi scientistici e fame di essenze e di trascendenza, insomma di sacro.
In effetti siamo come degli uccelli che dualisticamente oscillano tra esistenza e essenza; dalla terra dell’esistenza temporale soggetta al razionale divenire sentiamo il bisogno di volare in misteriosi cieli di atemporali essenze immutabili. Siamo strani animali che necessitano di entrambi i paradigmi e se quello terrestre diventa totalizzante escludendo e precludendo quello celeste tendiamo a inaridirci, mentre se quello celeste rifiuta dogmaticamente il terrestre rischiamo di essere dei disadattati in questo nostro mondo.
Probabilmente dopo aver vissuto periodi di sbilanciamento verso il terrestre ora la gente vuole miti e essenze, ontologie e metafisiche. Ne ha così fame da diventarne ingorda e purtroppo onnivora, non di rado senza saper più discernere percorsi seri e dignitosi dalle assurdità proposte da cialtroni.
Atarassia, melagrane, caffè d’orzo
Ci avevo anche provato ad abbandonare ogni desiderio, così da diventare imperturbabile come il Buddha senza mai riuscirci, ma da qualche giorno senza volerlo ho iniziato a sentire una netta indifferenza per me stesso, accompagnata da una completa accettazione del mondo così com’è. Percezione nata come un fiore spontaneo non so se velenoso o curativo, ma non è poi male questo omettersi, questa libertà dal mondo e da me stesso, questo abdicare dal conosciuto per regnare in territori ignoti, anche se in questi misteriosi regni i colori virano verso scale di grigi e più l'io si dissolve più gli altri diventano rarefatti, anche le emozioni si appiattiscono e i pensieri, indifferenti a elaborare teoresi, si riducono all’osservazione di moti primari come sgranare una melagrana o preparare un caffè d’orzo.
Ma qualcosa non torna se la pace interiore raggiunta col distacco da sé e dal mondo è nient’altro che una banale operazione di anestesia generale, un morire da vivi per risolvere l’angoscia di morte, un abbassare la soglia della percezione così da placare il dolore annullando il piacere, un evitare qualsiasi delusione azzerando ogni desiderio.
L’invito di mistici e asceti al distacco da noi stessi e dal mondo indica molto di più e di meglio di questo banale anestetizzare le funzioni percettive, indica un di più di altra natura e qualità oltre la nostra attuale limitatissima percezione, un di più di colori, di sensibilità, di ecceità, di pensiero, al momento intuibili ma irraggiungibili.
Monta e smonta
Appena dopo nati iniziamo a costruirci l’io, così da individuarci e funzionare con gli altri, e grazie agli altri, in questo mondo, ma, via, via, che si avvicina il momento di morire realizziamo che quell'entità tanto indispensabile che abbiamo costruito, denominandola io, risulta incompatibile coi funzionamenti universali che ci attendono dopo la morte del corpo, così per ben morire occorre smantellarla o perlomeno depotenziarla.
Non mancano strategie che ci risparmiano tutto questo costruire per poi distruggere, a oriente incontriamo narrazioni che non contemplano la costruzione dell’io, giudicato una illusione superflua, all'opposto a occidente incontriamo narrazioni di anime personali eterne che, dunque, non prevedono alcuno "smontaggio" dell'io che anche sfornito di corpo vivrà, sotto forma di anima, in eterno. Le prime non ci spiegano come sia possibile esistere in questo mondo impersonalmente, sprovvisti di identificazione e non differenziati, le seconde nel consolarci promettendoci un'anima individuale eterna entrano in collisione con le leggi di natura universali.
Forse più serio questo estemporaneo monta e smonta, anche se un po' tragicomico.
Dribbling
Nelle tossicodipendenze è proprio ciò che risolve l'astinenza a causarla, un po' allo stesso modo non ci è possibile affrancarci dall’io attraverso lo sforzo personale. In effetti l’ascesi fondata sullo sforzo di volontà si è spesso mostrata inefficace e anche controproducente.
Per emanciparci dall'ego non ci resta che dribblarlo con improvvise mosse impersonali.