BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Martedì, 16 Febbraio 2016 08:39

Festival della Filosofia

Consiglio e intendo partecipare al TERZO FESTIVAL DELLA “FILOSOFIA-IN-PRATICA D’A – MARE”. Motivo? Ho partecipato con piacere e soddisfazione ai primi due.

Ecco il programma dal blog di Augusto Cavadi.
L’associazione di volontariato culturale
“Scuola di formazione etico-politica G. Falcone” di Palermo
in cooperazione con il gruppo editoriale “Di Girolamo”di Trapani
e con “La fattoria sociale” di Castellammare del Golfo
organizza la
TERZA EDIZIONE DI  “UNA FILOSOFIA-IN-PRATICA  D’A – MARE”
Castellammare del Golfo (Trapani)     2016
(venerdì 29 – sabato 30  aprile – domenica 1 maggio – lunedì 2)
Venerdì 29 aprile
ore 15 – 16: accoglienza nell’ Hotel  “Punta Nord-Est”
ore 17 – 18: passeggiata filosofica con Augusto Cavadi
Dalle 18 in poi: tempo libero per esplorare la città e cenare
Sabato 30 aprile
ore 8 – 9,30:      colazione coi filosofi nell’Hotel “Punta Nord-Est”
ore 9,30 – 12:   laboratori di “con-filosofia”
a)    Chiara Zanella e Serge Latouche : “Cos’è  vita spirituale per un laico?”
b)     Marta Mancini e Diego Fusaro: “Il lavoro è necessario alla vita:
è anche sufficiente?”
c)     Augusto Cavadi e Orlando Franceschelli: “La sofferenza ha un senso?”
Dalle 12 alle 17: tempo libero anche per il pranzo
 ore 17 – 19,30: Al Castello: “Che significa, oggi, essere ‘a sinistra’ ?”
 Dibattito fra Diego Fusaro e Orlando Franceschelli. Introduce e modera Augusto
Cavadi
Domenica 1 maggio
ore 9,30 : Trasferimento dall’Hotel “Punta Nord-Est” all’ingresso del Parco naturale dello Zingaro (Scopello)
ore 1O – 17: Passeggiata ecologica libera (con pranzo a sacco autogestito e possibilità di fare il bagno in una delle meravigliose calette)
ore 17 -  18 : trasferimento dal Parco naturale dello Zingaro (San Vito Lo Capo) a Castellammare del Golfo
ore 19 - 21: Castello di Castellammare –Incontro dibattito con
                        Serge Latouche sul tema: “Immigrazione: che fare ?” .
 Introduce Chiara Zanella e modera Marta Mancini.
Lunedì 2 maggio:
ore 8 – 9,30: colazione coi filosofi  nell’Hotel “Punta Nord-Est”
ore 9,30 – 12: laboratori di “con-filosofia”
a) Chiara Zanella e Serge Latouche: “La felicità è solo un sogno irrealizzabile?”
b)    Marta Mancini e Diego Fusaro: “Maschio o femmina: tertium non datur ?”
c)    Augusto Cavadi e Orlando Franceschelli: “La politica dei politici delude. E allora?”
NOTE TECNICHE
* La partecipazione al Festival  prevede un’iscrizione di euro 10,00 (dieci) una tantum per i quattro giorni a persona. La quota può essere versata direttamente a mano alla segreteria di accoglienza.
* Chi avesse bisogno di un mezzo per trasferirsi verso/da Parco naturale dello Zingaro domenica 1 maggio è pregato di farlo presente alla segreteria di accoglienza (e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.    o  al cellulare 328.3369985).
* Chi desidera prenotare pernottamento-colazione e/o pranzo e/o cena presso la struttura convenzionata deve prendere contatti direttamente con l’Hotel “Punta Nord-Est” (www.puntanordest.com) o per telefono (0924/30511)  o per e-mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
La convenzione con questo Hotel prevede:
Camera e colazione (in camera doppia, a persona): Euro 34,00
Supplemento singola: Euro 16,00
Supplemento pasto: Euro 18,00 bevande escluse presso ristorante convenzionato
Tassa di soggiorno:  Euro 0,75 a notte,  a persona. Sono esenti i bambini fino a 12 anni.
Servizi offerti: bar, internet point gratuito, wi-fi gratuito, parcheggio libero antistante l'hotel, garage a pagamento, noleggio bici, pool bar, piscina, accesso diretto al mare.

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 13 Febbraio 2016 16:02

Il brocco

Mi sarete testimoni […] fino agli estremi confini della terra (At 1, 8).

Mica dura e neppure è universalizzabile una pensata estemporanea. Un sistema di pensiero che pretenda perdurare ed espandersi sino ai confini estremi della terra deve essere potente, preciso e inequivocabile, comprensibile, comunicabile, strutturato ed accettabile. Occorre che, dunque, sia legge, principio, canone, metodo, disposizione, prescrizione, direttiva, precetto, regola generale, modello e sistema, ovvero normatività, dunque standardizzazione. Planetaria standardizzazione? Piallata universale? Non mi sembra una buona idea il voler conformare ad un'unica concezione 7,4 miliardi di soggetti.

Nella millenaria idea d'espansione a oltranza le religioni - per precisione non tutte coinvolte e all'interno di quelle coinvolte non di rado presenti diversificate concezioni di espansione/pluralismo [1]  - e con esse qualche ideologia, hanno raggiunto traguardi in fin dei conti parziali seppur ragguardevoli. Eroi e martiri battuti da un singolare, inaspettato, concorrente, un brocco partito all’ultimo minuto che per di più ha corso proponendo una normatività di basso profilo, seriale e dozzinale: il capitalismo. Bislacca la corsa, bislacco il vincitore.

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1 Tutto sommato il buddhismo se ne impipa della planetaria espansione, vantaggi di non essere religione.
E ancora: « Giovanni gli disse: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi.” » (Marco 9,38-40)

Pubblicato in Sacro&Profano
Giovedì, 11 Febbraio 2016 10:21

La siepe

La siepe di lecci, lauri e filliree, che ho piantato dieci anni fa vegeta dritta ma quando a lato incontra un ulivo tende a sbordare, accelera il suo vegetare e si allunga per raggiungerlo e l’ulivo fa altrettanto. Si sa le piante comunicano tra loro, s’intendono con segnali veicolati dalla produzione di enzimi specifici e addirittura attraverso vibrazioni sonore e i cespugli mediterranei - anche l’ulivo è un cespuglio - se contigui tendono a compenetrarsi così che il sole non raggiunga il suolo danneggiando le radici. Come non chiedersi il perché della costante direzione di tale spinta? Perché avulsa da leggi di probabilità la forza naturale tende, quasi sempre, a perpetuare e sviluppare invece di annichilire? Se il processo fosse meramente casuale, invece che causale e teleologico, agirebbe a capocchia talvolta sviluppando, talvolta essiccando. Forse Darwin e Tommaso[1] anche se parlano differente sono più amici di quanto appare.

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1 Quinta via: "Ex fine": « [...] alcune cose, le quali sono prive di conoscenza, cioè i corpi fisici, operano per un fine [...]. Ora, ciò che è privo d'intelligenza non tende al fine se non perché è diretto da un essere conoscitivo ed intelligente, come la freccia dell'arciere. Vi è dunque un qualche essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine: e quest'essere chiamiamo Dio. » (Tommaso d'Aquino. Summa Theologiae, I, questione 2, articolo 3).

Pubblicato in Filosofia di strada
Mercoledì, 10 Febbraio 2016 10:06

Simboleggiamenti

Fuori della natura, al di là della storia, oltre il soggetto, insomma trascendente. Si può censurarlo negandolo, viceversa affermarlo in differenti modi:

individuando in esso dimensioni riposte determinandole, così da analizzarle, in categorie immanenti: naturali, storiche, soggettive e collettive. Oppure, nel desiderio di accomodarlo "al di qua", articolare miriadi di simboli che, in qualche modo, facciano da ponte tra i separati regni stemperandone l'incomunicabilità. Però anche il semplice riconoscerlo accettando di non conoscerlo è posizione ragionevole e forse meno pasticciata.

Pubblicato in Filosofia di strada
Martedì, 09 Febbraio 2016 08:53

Univerbazione

Un computer è inabile al teoretico perché non ha vissuto in strada.

Ho indizi che pensiero e corpo siano tutt’uno.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 05 Febbraio 2016 20:42

Sistematica applicata

Se ti trovi «due nature, non confuse e non trasformate, non divise non separate, poiché l'unione delle due nature non ha soppresso la loro differenza, anzi ciascuna natura ha conservato le sue proprietà e si è unita con l'altra in un'unica persona» sei Dio fatto uomo.[1]
Nel caso invece riscontri «la presenza di due o più identità o stati di personalità separate» sei ammalato.[2]

1 Concilio di Calcedonia, formula conclusiva.
2 Disturbo dissociativo dell'identità (DDI o DID), secondo il The Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM).

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 05 Febbraio 2016 11:06

Mistica & nichilismo

Malati, immersi nelle tenebre, perduti, prigionieri, schiavi, miserabili: lo spermatozoo è il bandito allo stato puro.

Ho cinematograficamente montato estrapolando l’inizio da San Gregorio di Nissa e chiuso con Cioran [1] e il film risulta plasticamente lineare.

La costruzione di un qualche salvatore da adorare e la nichilistica considerazione del suicidio partono e poggiano dallo e sullo stesso punto. Una brezza di tramontana e forse van giù tutti e due.

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1 San Gregorio di Nissa Oratio catechetica, 15, 3: TD 7, 78 (PG 45, 48); E.M. Cioran, Sillogismi dell’amarezza.

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 30 Gennaio 2016 10:14

Casella 58

Il mio primogenito era stato battezzato nella chiesa di Sant’Antonio sul salitone appena fuori dal centro storico, a quei tempi c’era il parroco originario di Goa, India. Nel colloquio di preparazione al battesimo, sapendomi bazzicare ambienti induisti, mi aveva ammonito riguardo l’incompatibilità tra cristianesimo e religioni orientali, il primo retta [1], le seconde invece cerchio [2].

Mica aveva torto il parroco cattolico indiano e ancora oggi mi lasciano perplesso, nonostante le numerose e valorose eccezioni da Arthur Schopenhauer a Raimon Panikkar, alcuni tentativi di sintesi. Mediazioni che collocano l’uomo occidentale nella cosmogonia orientale, allineamento del cerchio partorito da Carl Gustav Jung e poi diffusosi in numerose concezioni New Age. Da quelle parti in conformità col cristianesimo siamo invitati linearmente ad onorare la vocazione personale, sviluppando un io poderoso così da emanciparci da un non ben definito seppur infinito paciugo, nel quale albergavamo prima di nascere, luogo a differenza del cristianesimo sprovvisto di Padre. Ottemperata la personale vocazione attraverso una biografia che possibilmente lasci indelebile e sana traccia di sé nel mondo, lì sul più bello l’io finalmente strutturato andrebbe inopinatamente trasceso per sciogliersi nel cosiddetto , ossimoro di io impersonale o di qualcosa che gli assomiglia, per circolare dissolti nell’oceano di un presupposto nirvana, non molto dissimile dal magma cosmico nel quale stazionavamo prima di nascere: casella 58 "scheletro" si paga la posta e si torna alla 1 (Gioco dell'oca).

Forse meglio permanere alla larga da nebulosi, equiparabili, pre e trans personali, cosicché un qualche padre ci possa mandare pure all'inferno, ma almeno con l’io integro e pimpante. Forse meglio che ognuno onori la sua tradizione lineare o circolare che sia senza deformarla, ma approfondendola per lì scoprirsi amico di tradizioni lontane [3]. Per quanto mi riguarda accettando di non sapere, né il prima, né il dopo, l'accadimento di questo personale corpo pensante, continuo fluttuando nell'esserci di Io-Altro-Natura, linee e cerchi van bene per progettare la rotatoria della provinciale.

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[1] Ecco la retta: « Il credo. Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dalla stessa sostanza del Padre. Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture ed è salito al Cielo e siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen ».

[2] Ecco il cerchio-spirale: «Nella maggior parte, comunque, Brahma appare in veste di creatore o meglio di demiurgo. Infatti, i miti della creazione induisti si discostano in modo evidente da quelli biblici e del creazionismo in genere per non contemplare una creazione ex nihilo, ma piuttosto una disposizione e un'organizzazione degli elementi costitutivi dell'universo. » (Poupard 2007, voce "COSMOGONIA nell'induismo" di Jean Varenne, pagg. 369-371). « Il Mahaa-Viṣṇu, in cui tutti gli innumerevoli universi entrano e da cui tornano indietro semplicemente seguendo il suo respiro, è un'espansione di Krishna. Quindi io adoro Govinda, Krishna, la causa di tutte le cause. » (Brahma-samhitaa 5.48)

[3] L'ho appreso da Luigi Giussani che concepiva l'ecumenismo non come snaturamento della personale tradizione di fede onde facilitare un accettabile compromesso, ma incontro di specifici, differenti, approfondimenti.

Pubblicato in Sacro&Profano
Venerdì, 29 Gennaio 2016 11:34

Le Aringhe

Arguto individuare come preciso contrario del sublime non l’infimo bensì l’eccitante [1].
Un po’ meno penetrante concludere denigrando l’eccitante per esaltare il sublime, in quanto storie collettive e personali sovente dimostrano che l’esasperata separazione di impuro e puro generi, di fatto, rendez-vous d’empirei e chiaviche invece delle celebrate elevatezze.

[1] «Poiché i contrari si illuminano a vicenda, può qui trovar posto l'osservazione, che il vero e proprio contrario del sublime è alcunché a tutta prima non riconoscibile per tale: l'eccitante.» (Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, libro terzo, § 40.)

Pubblicato in Sacro&Profano
Mercoledì, 27 Gennaio 2016 12:18

Weltanschauung rurale

“Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela».” Forse meglio, visto il risultato dell’ulivo in immagine, che Iddio fosse rimasto zitto e il potatore fermo. Ieri nel potare un lentisco faticavo nel trovare la giusta misura al mio recidere: nel lasciarlo com'era permaneva catatonico, nell'intevenire rischiavo di castrarlo, così ruminavo intorno al potare.

Consideravo che, tutto sommato, il potare - quando non codificato da omologate tecniche culturali, ma atto libero (arrangiati, fai tu) -, è un po’ paradigma del rapporto cruciale Io/Natura. 

Perché potare un albero? Perché lasciarlo com’è? Nel caso si opti per procedere, con quali criteri operare, per favorire la produzione di eventuali frutti? Per stimolare lo sviluppo ordinato dell’albero? Quale ordine? Per contenerlo dimensionandolo? Quale parametro dimensionale? Per plasmarlo esteticamente? Quale estetica?
Potatura test di Rorschach filosofico che svela la collocazione di sé in un ordine generale dell'Universo. Non posso escludere che se dovesse esistere un senso all'esserci, del quale la potatura è metafora, sia quello di trovare sintesi tra l'ordine personale e quello naturale.

Pubblicato in Filosofia di strada

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