BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Venerdì, 05 Giugno 2015 10:07

The morning

Se fossi partorito in questo momento come percepirei la realtà? Ce ne vuole di straniamento dal mondo e dai ricordi accumulati per rispondere. Forse aiutano i primi due minuti appena dopo il risveglio: assomigliano ad un tornare al mio primo ricordo, quando avevo più o meno un anno e nell’osservare il fuoco di una stufa sapevo di esserci. Fuoco d’essere-pensiero ancora qui immutato sorto spontaneo non so da dove, non conosco il perché, non so come. E’ l’unico capitale che ho? Trascorsi i due primi minuti mi lavo la faccia, se sono di fretta solo gli occhi e siccome ho l’imprinting cattolico commento: «Quando l’occhio è puro tutto il corpo è puro.» Nell’acqua del lavabo incontro la natura, poi leggo le notizie e assurge la cultura, così il capitale primario dell’Io pensante nell’incontrare nuovi evidenti fattori fluttua relazionandosi con essi; così l’Io cerca una sua misura tra natura e cultura.

Per come la vedo vivere è perseguire giusta misura dell’Io: se smisurato è delirio, se omesso irrompe il nichilismo, e in versione diretta, e in versione reattiva difensiva con l’assurgere d’entità immense e sempiterne prodotte e sostenute dal nichilismo medesimo. Se Dio c’è è uno che, come me, tende alla giusta misura e, a differenza di me, pur avendola trovata lavora ancora.

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 04 Giugno 2015 11:38

Misteriose anatomie

Aspettavo che interrompesse il suo incessante dire almeno per respirare e dentro quel nanosecondo inserirmi per dire la mia. Attesa vana.

Ma da quale orifizio inspira il logorroico?

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Mercoledì, 03 Giugno 2015 11:58

Il Ratto salvifico

Nella Top Ten del variegato universo delle bizzarrie dottrinali religiose il primo posto spetta, senza dubbio, al “Ratto salvifico” dove Iddio nella sua infinita misericordia… Zac! A freddo e d’un tratto t’eradica, corporalmente e vegeto, dal mondo per teletrasportarti rapido in altra, sublime, dimensione.

La dottrina vanta innumerevoli, agnostici e atei, tentativi d'imitazione.

Pubblicato in Sacro&Profano
Domenica, 31 Maggio 2015 10:45

Il vaso di Sciacca

Un assiduo cliente dell’erboristeria venne con un amico tanto malato che manco parlava, ma nell’uscire mi disse: «Qui starebbe proprio bene il vaso di Sciacca della mia collezione.» La settimana dopo il cliente abituale tornò con la notizia della morte dell'amico e il vaso in regalo. Adesso è lì a gratis sullo scaffale per - e di - tutti quelli che lo apprezzano.

Conveniente che cominci a considerare tutto quello che ho come quel vaso, al pari del giardino botanico contiguo alla casa venduta anni fa: quando passo mi piace osservare il Ginkgo crescere impipandosi del succedersi dei proprietari.

Mi torna alla mente l’ingegnere meccanico che progettava motori semplici perché convinto che i pezzi davvero affidabili sono quelli che non ci sono. Forse meglio il Mandala di sabbia dei buddhisti, quello costruito con estrema cura e spazzato via al termine del lavoro, così da universalizzarlo.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Giovedì, 28 Maggio 2015 11:02

Inferno - Canto quindicesimo

Nell’esaminarne la biografia simpatia spontanea per Carlo Michelstaedter, forse perchè da giovane gli assomigliavo, non in valore, intelligenza, erudizione e sensibilità, ma perché frequentavo i medesimi territori, così ho letto del giovane scrittore, filosofo e poeta, «La Persuasione e la Rettorica» tesi di laurea a taglio filosofico e ho visto il mondo abitato da dannati danteschi destinati a correre nudi senza sosta verso irraggiungibili mete. Pochissimo citati, ma onnipresenti, Schopenhauer e Nietzsche che Michelstaedter utilizza per predicare una universale irresolubile, atroce, insoddisfazione.

Forte il sospetto che l’insoddisfazione fosse tutta sua e precisi gli indizi che da sé la espandesse al cosmo intero con disprezzo per i soddisfatti che una qualche meta l’avevano invece raggiunta. Li ammazza tutti quanti sparandosi a 23 anni.

Freud, anche se contemporaneo, era lontano. Fosse stato vicino? Forse un sano in più e un poeta in meno.

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 28 Maggio 2015 07:48

Salmo 115- 2.0

Hanno microfoni a interfaccia digitale e altoparlanti al plasma e non parlano,
hanno telescopi gamma a raggi X e non vedono,
hanno antenne radioastronomiche e non odono,
hanno gascromatografi a spettrometria di massa e non odorano.
Hanno microscopi a forza atomica e non palpano,
hanno endoreattori e non camminano;
dalla gola non emettono suoni.

Pubblicato in Sacro&Profano
Sabato, 23 Maggio 2015 14:05

I Corvi

Dentro la gravina di Riggio la macchia mediterranea è presente quasi tutta, la classifico preciso: mancano solo ornielli e terebinti probabilmente mangiati dalle capre. Ambiente naturalistico mozzafiato eppure gli affreschi della chiesa rupestre informano che, fin dal X secolo, agli abitanti del luogo non bastavano cielo e terra, acqua e fuoco, animali e piante.

Nel risalire incontro tracce d’insediamenti neolitici, sicuramente anche in quel periodo qualcuno avrà piantato un qualche palo, una qualche pietra dritta e grande, un qualche yupa a simbolo di un regista occulto artefice dell’universo naturale.

Un corvo reale indifferente a classificazioni botaniche, noncurante di me e registi occulti, volteggia in silenzio poi gracchia soddisfatto, forse beffardo. La sanno lunga, i corvi.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Mercoledì, 20 Maggio 2015 09:09

Quel cornuto che aizza all’essere

In un testo teatrale avevo scritto e anche detto:

«Sono mortale? Sono immortale? Che importa? Io sono e non sono. E’ il diavolo che mi sussurra: tu esisti…tu esisti… tu esisti.»

Non ho ben capito perché nella volontà di esserci e perdurare ci scorgevo il diavolo, forse un qualche motivo ci sarà se anche De Sanctis, interpretando Schopenhauer, lo tira in ballo proprio sul medesimo punto:

«[Il Wille (il volere)]se se ne stesse quieto, sarebbe un rispettabile Wille; ma come ha de' ghiribizzi, gli viene spesso il grillo di uscire dalla sua generalità e farsi individuo. Principium individuationis […]  Potrebbe dire: non voglio vivere, e sarebbe Dio; ma quando gli viene in capo di dire: voglio vivere, diventa Satana.»1

1 Francesco De Sanctis, Schopenhauer e Leopardi
Morano - Saggi critici - Opere di F. De Sanctis, vol.V.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Domenica, 17 Maggio 2015 11:44

Praxis? Bis

La visione gramsciana dell’identificare il filosofo reale con l’uomo politico abile nel modificare attivamente l’ambiente afferma, implicitamente, che il pensiero, in sé, non è atto e neppure fatto.
Se così sarebbe necessario individuare il confine preciso, di luogo e di tempo, dove il pensiero da astrazione diventa atto: nel suo declinarsi in parola? In attività muscolare?

Giovanni Gentile affermando il primato del pensiero personale non vedeva separazioni tra pensare e fare interpretando l'intera realtà come manifestazione del soggetto pensante (autoctisi);

anche la visuale cristiana non scorge confini: “peccato di pensiero, parole, opere e omissioni”;

il diritto neppure1 in quanto la premeditazione (mero pensare senza - ancora - fare) costituisce di per sé circostanza (fatto) aggravante (artt. 577 n. 3, 585 c.p.).

 

1 l'ho appreso da Giacomo B. Contri.

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 16 Maggio 2015 11:55

Praxis?

«Si può dire che ognuno cambia se stesso, si modifica nella misura in cui cambia e modifica tutto il complesso di rapporti di cui egli è centro di annodamento. In questo senso il filosofo reale è e non può non essere altri che il politico, cioè l’uomo attivo che modifica l’ambiente, inteso per ambiente l’insieme dei rapporti in cui ogni singolo entra a far parte» (Gramsci, Quaderni del carcere).

Non ho erudizione per affrontare nel merito gli studiosi che si sono confrontati col pensiero di Marx riguardo la filosofia come prassi, distaccandosi o aderendovi, in Italia nel primo gruppo Croce e Gentile, nel secondo Labriola e Gramsci,

però un pensiero ce l’ho preciso: non mi piace definire “filosofo reale” chi partecipa all’assemblea di condominio e io acchiappanuvole quando ieri nel piantare la salvia ascoltavo il vento.

Vento evocante un recente intervento di Augusto Cavadi che, attingendo un po’ da qui, contestava l’antropocentrismo di Fichte, Hegel e Marx, utilizzando la metafora di decine di migliaia di volumi di migliaia di pagine ciascheduno che rappresentano la storia naturale del mondo nelle quali l’uomo, anche se fiorire unico e sorprendente, è citato nelle due righe finali dell’ultimo volume.

Pubblicato in Filosofia di strada

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