Dentro la gravina di Riggio la macchia mediterranea è presente quasi tutta, la classifico preciso: mancano solo ornielli e terebinti probabilmente mangiati dalle capre. Ambiente naturalistico mozzafiato eppure gli affreschi della chiesa rupestre informano che, fin dal X secolo, agli abitanti del luogo non bastavano cielo e terra, acqua e fuoco, animali e piante.
Nel risalire incontro tracce d’insediamenti neolitici, sicuramente anche in quel periodo qualcuno avrà piantato un qualche palo, una qualche pietra dritta e grande, un qualche yupa a simbolo di un regista occulto artefice dell’universo naturale.
Un corvo reale indifferente a classificazioni botaniche, noncurante di me e registi occulti, volteggia in silenzio poi gracchia soddisfatto, forse beffardo. La sanno lunga, i corvi.