Piante e animali tendono a vivere e perpetuarsi[1] per farlo si accoppiano, lottano, si aiutano. Funzionano più o meno così anche gli umani, ad eccezione di quello stranissimo impulso a dominare dato dalla Volontà di Potenza[2].
Pulsione stranissima perché pur contigua alla volontà di vivere espressa dalla lotta per la sopravvivenza[3], la Volontà di Potenza può anche manifestarsi in forme che trascendono il funzionamento naturale e la vita stessa. In effetti la Volontà di Potenza, oltre ad attuarsi designando ben riusciti che per presupposta legge naturale annientano malriusciti, di fatto non ottempera alcuna legge naturale che la precede, non serve a niente se non a esprimere la sua potenza. Nella sua forma più pura trascende l’essere al punto che nel suo deflagrare può, all’opposto della naturale volontà di vivere, spezzare la vita proprio di chi la veicola ed esprime, così, per il semplice gusto di eiaculare chilotoni.
Visioni tipo “Meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora” sono parodie provinciali di eroismi che attingono da questa Volontà di Potenza. Leoni e pecore permangono indenni al fascino di tali visioni mentre a noi, per cause tutte da indagare, ci si sono incistate dentro.
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1 Schopenhauer afferma questo tipo di Volontà universale.
2 Volontà di Potenza che Nietzsche vedeva in ogni vivente.
3 Anche se non tutta la natura funziona sempre lottando, basta fare un giro nel bosco per rendersene conto.