Nell’esaminarne la biografia simpatia spontanea per Carlo Michelstaedter, forse perchè da giovane gli assomigliavo, non in valore, intelligenza, erudizione e sensibilità, ma perché frequentavo i medesimi territori, così ho letto del giovane scrittore, filosofo e poeta, «La Persuasione e la Rettorica» tesi di laurea a taglio filosofico e ho visto il mondo abitato da dannati danteschi destinati a correre nudi senza sosta verso irraggiungibili mete. Pochissimo citati, ma onnipresenti, Schopenhauer e Nietzsche che Michelstaedter utilizza per predicare una universale irresolubile, atroce, insoddisfazione.
Forte il sospetto che l’insoddisfazione fosse tutta sua e precisi gli indizi che da sé la espandesse al cosmo intero con disprezzo per i soddisfatti che una qualche meta l’avevano invece raggiunta. Li ammazza tutti quanti sparandosi a 23 anni.
Freud, anche se contemporaneo, era lontano. Fosse stato vicino? Forse un sano in più e un poeta in meno.