BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Venerdì, 15 Settembre 2023 16:39

L’insegna

Scritto da 

Robert Walser (1878 -1956) nel suo racconto La passeggiata descriveva il disgusto procuratogli dalla “squillante insegna dorata” di un fornaio.

“Ha davvero bisogno un fornaio di mettersi così vistosamente in mostra, di risplendere e scintillare al sole col suo pazzesco annuncio, come una dama vanesia ed equivoca? [nel 1907 si diceva così, oggi si direbbe “come una puttana”]. Farebbe meglio a cuocere e impastare il suo pane con modestia proba e assennata!”

E’ una costante diffusa quella di far apparire ciò che si è, e si fa, migliori di quanto non siano realmente[1]. Pensiamo all’automobile sovente di un modello un poco superiore al portafoglio del proprietario[2]; ai corpi esageratamente abbelliti "perché tu vali" come recita la pubblicità; all’industria culturale piena di scatole molto più grosse del contenuto[3]. Forse tutto questo accade perché Homo sapiens se appena dopo nato non fosse accudito perirebbe, pertanto ha un bisogno vitale di emergere, farsi notare, essere riconosciuto e personalmente valorizzato. Siamo intrinsecamente fragili, limitati, insicuri e l’esistenza si svolge nel continuo superamento di questa primigenia inferiorità attraverso atti e volontà di potenza[4].

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1 Ricordo che dopo aver consegnato la stesura di una mia autobiografia ai responsabili di un corso che avevo frequentato, mi arrivò uno scritto con le valutazioni. Tutta la prima parte si dilungava nel comunicarmi la meraviglia di aver ricevuto un testo stampato col PC su dei fogli A4, pinzati alla buona. Il lettore diceva che quelle pagine esprimevano una povertà monacale per come si presentavano fisicamente, non per quello che c’era scritto dentro che passava in secondo piano, cosa singolare in un corso di scrittura. Il corso era tenuto da gente di valore, il problema è che, a fine corso, erano abituati a ricevere le autobiografie dei partecipanti stampate su carta pregiata, con rilegature di lusso e copertine piene di orpelli.

2 L’automobile è un oggetto di metallo e plastica che serve ad arrivare rapidi, comodi e sicuri a destinazione. Oggetto-strumento al pari di una forchetta, di una pinza o di una ramazza, per i quali l’utilizzatore chiede funzionalità, affidabilità e talvolta una estetica accettabile. Così nell'acquistare una vettura si chiede, compatibilmente al proprio reddito, che soddisfi specifici requisiti di potenza, sicurezza, economia e affidabilità.  Tuttavia, a differenza di una ramazza, l’automobile è oltre che strumento anche simbolo per l’idea che l’oggetto rappresenta ed evoca del suo possessore. Già Schopenhauer sentenziava: “Il mondo è mia rappresentazione” e che l’automobile sia uno status symbol non è una novità. Che cosa l’automobile rappresenti simbolicamente lo possiamo cogliere osservando il plus che alcune vetture offrono oltre al realistico utilizzo che di fatto svolgono. Ci riferiamo a quegli oggetti bizzarri, grandi, ibridi, un po’ gipponi un po’ berline di lusso, che imperversano in città. Li chiamano SUV (Sport Utility Vehicles) e sono caratterizzati da cilindrate e dimensioni superiori agli autoveicoli normali. Capaci grazie alle sovradimensionate quattro ruote motrici di attraversare agilmente la Mauritania, vengono invece utilizzati dalle mamme per accompagnare i bambini a scuola per poi recarsi dalla parrucchiera. Talvolta però, nel fine settimana, riescono ad utilizzare quasi un quindici per cento della loro cilindrata e potenza complessiva, quando il papà, ingrossato da quella protesi che lo circonda, porta la famigliola sulle Prealpi bergamasche; l’ottantacinque per cento mai utilizzato non "serve" a nulla, se non ad esprimere significati. I significati espressi attraverso le funzioni simboliche dell'oggetto SUV sono sintattiche, pragmatiche e semantiche: funzione sintattica, ovvero la relazione ad altri simboli, nella fattispecie delle altre autovetture e guidatori: “Io sono più grande, più importante di te”. Funzione pragmatica: “Spostati rapido altrimenti io ti schiaccio.” Funzione semantica, ovvero la relazione simbolica diretta al significato che esprime l’oggetto SUV, che grida al mondo per il suo possessore: “Io non sono più povero, ma ricco”, funzione simbolica comprensibile, visto che è maleducato, umiliante e osceno andare in giro col portafoglio aperto per far vedere quante banconote ci sono dentro che il SUV si presti a surrogare il gesto. In Gran Bretagna l’hanno compreso da tempo, così l’ultima moda dei VIP londinesi è di spostarsi in bicicletta. Si sa loro sono eccentrici, noi pittoreschi. 

3 Titoli furbescamente accattivanti, recensioni esageratamente benevole, presentazioni sopra le righe, ecc..

4 Volontà di potenza non come la intendeva Nietzsche ma Alfred Adler, fondatore della Psicologia Individuale Comparata, probabilmente il più preciso nel descrivere e affrontare la condizione di fragilità che caratterizza i cuccioli dei Sapiens, che determinerà l'intera esistenza di ogni individuo. Da qui l'importanza di appartenere alla comunità umana per emanciparci dalla fragilità individuale valorizzandoci reciprocamente. Così la salute psichica si manifesta nella capacità empatica e di cooperazione con gli altri, nella capacità di sentimento sociale. Di Adler non sapevo nulla, stranamente dalle nostre parti è poco conosciuto ed è un peccato, quel che conosco lo devo tutto a Domenico Barrilà psicoterapeuta e analista adleriano.

Ultima modifica il Martedì, 19 Settembre 2023 17:59

2 commenti

  • Link al commento Daniela Moscardini Martedì, 20 Agosto 2024 08:33 inviato da Daniela Moscardini

    Non ho letto La passeggiata, anche se ripetutamente sollecitata. La riflessione è assai interessante ma sulla volontà di potenza, che ritorna, non mi trovo d'accordo e nemmeno con Adler sulla capacità di empatia perchè non siamo tutti uguali e non siamo solo frutto di ciò che ci sta intorno nell'infanzia. O no? Magari non ho capito.....

    Daniela

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  • Link al commento Bruno Vergani Martedì, 20 Agosto 2024 09:37 inviato da Bruno Vergani

    Ciao Daniela penso sia utile non essere d’accordo. A volte il problema sta nel fatto che non si può definire con precisione ogni aspetto, ad esempio se sottolineamo l’importanza dei primissimi anni di vita, non significa che gli anni a seguire non ci determinino. Il problema è duplice, da una parte sono argomenti complessi, quindi ogni definizione è comunque parziale, provvisoria e non esauriente, dall’altra in queste tematiche ogni autore utilizza sue proprie terminologie. Nel linguaggio della chimica diciamo H20 e ci capiamo, mentre qui ogni autore conia delle formule personali che vanno comprese. Ad esempio “Volontà di potenza” anche a me suona male, perché porta immediatamente alla concezione nicciana di supremazia del potente su debole, non so perché Adler l’abbia chiamata così visto che intendeva dire, semplicemente, quella forza intima che ci spinge alla realizzazione personale. Poi io scrivo stringato quindi il lettore per capirci qualcosa deve diventare autore.

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