BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

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Venerdì, 09 Dicembre 2011 21:32

Libertà d'espressione

Genitori che licenziano la baby sitter perchè sbaglia il congiuntivo, social network con visitatori armati di penna rossa, lì in missione speciale per attaccare (indifferenti ai contenuti) errori di ortografia e sintassi negli interventi, inconsapevoli che il sommo strafalcione sta nell’equivocare un arbitrio condiviso, qual è la grammatica, per assioma.

Nel sito di Franca Rame, casualmente, mi sono imbattuto nel seguente intervento:

"Buonasera, senatrice, le quoto il suo "presentata pochi giorni fà" scritto sopra. Mi rifiuto di pensare che una persona della sua statura culturale, che ho sempre stimato e seguito, possa scrivere un "fà" con l'accento. Preferisco credere che Lei non abbia scritto il commento di persona, e l'abbia fatto fare a qualcun altro. In questo caso, La pregherei di non scrivere Franca Rame come autore, per una piccola cortesia nei confronti di tutta la gente che La segue e La sostiene."

Arduo  non lasciarsi andare ad un assoluto: "Ma vaff…, va!"

Anche per i contenuti non sempre sono necessarie griglie e regole. Nessuno può vietare di esternare qualsiasi argomento a piacere per dire quel che passa per la testa, anche se spiacevole, privo di importanza o irrilevante oppure insensato. Libera espressione dei pensieri così come compaiono nella mente prima di essere organizzati logicamente in frasi e gerarchizzati in periodi. Freud ha indicato di farlo e Joyce lo ha fatto;  proficuo imitarlo anche se non viene bene come a lui.

Mercoledì, 07 Dicembre 2011 17:24

Diagnosi

Quando il medico osserva nell’emocromo di un paziente linfociti alti presume un’ infezione virale.
Per diagnosticare la sensibilità estetica di una società metodo sicuro è passare in rassegna - interrogando Google - i lampadari offerti dal mercato.

Su centinaia ne ho trovato solo uno degno.

Questo:



Domenica, 04 Dicembre 2011 16:51

Né vietato né obbligatorio

Mi era arrivata una telefonata imprevista, il capo necroforo m’informava che la mattina successiva avrebbero esumato il corpo di mia madre per traslare i resti in una piccola urna o nell’ossario comune, perché al cimitero necessitavano di spazio. Era lì seppellita da ventisei anni, doppia bara di zinco e di legno robusto. Morta lontano dal paese avevano dovuta trasportare la salma sigillata a norma di legge, quasi sotto vuoto spinto come le buste del caffè sullo scaffale del supermercato. All’esumazione mi avrebbero aperto la bara davanti così avrei visto com’era, dopo oltre vent’anni dalla morte, la salma di mamma. Nonostante il tempo trascorso sotto terra la possibilità che il corpo fosse parzialmente inconsunto, perché ben confezionato, era notevole. Presenziare non era vietato né obbligatorio. Non sono andato. Pulvis es et in pulverem reverteris è massima che si addice alla cremazione, negli altri casi il passaggio da un corpo riconoscibile alla polvere è estenuante. Alla Chiesa cattolica piace questo limbo ci pucciano il pane, un modo naif per dribblare la morte. All’ora che l’aprivano ero a casa a bermi un caffè, preso da una busta nuova sotto vuoto spinto, mentre pensavo che l’idea della Morte e la morte reale erano cose davvero diverse. “l’Amore”, “ Dio”, “ la Morte” con la maiuscola sono parolacce da evitare, idee e teorie che complicano e ostacolano il vivere, tarocchi che infettano. La concretezza guarisce.

Mercoledì, 30 Novembre 2011 16:37

Lì per lì

La mattina del compleanno avevo detto a mio padre: “Papà, papà, oggi compio dieci anni!” E lui: “E allora?”

Lì per lì mi ero sentito dentro un racconto di Dickens, crescendo dentro dottrine neoplatoniche, poi sono uscito anche da quelle.

Poteva dirmi: “Auguri” che facevo prima.

Martedì, 29 Novembre 2011 11:00

obtorto collo

Ho venti gatti ben nutriti, al supermercato offrivano croccantini in offerta e ne ho approfittato, ma la qualità era dozzinale e tre gatti si sono trasferiti dal vicino, lì hanno trovato di meglio da mettere sotto i denti.

Accettato un patto di collaborazione, di amicizia, è triste quando una parte si ritira, ma forse meglio del formale tentativo d’onorare il regime dell’appuntamento obtorto collo, come hanno fatto i diciassette felini rimasti fedeli.

Lunedì, 28 Novembre 2011 16:19

'O scarrafone mistico

Le palme muoiono mangiate dal Rhynchophorus ferrugineus, il Punteruolo Rosso.
Ho catturato un esemplare adulto, angosciato faceva il morto: la strategia dei mistici.

Sabato, 12 Novembre 2011 17:46

Teologia tribale, psichiatria esistenziale

Don Giussani, certo della condizione creaturale dell’uomo, sosteneva che la dipendenza ontologica dal “Mistero” che ci ha fatti fosse l'unica possibilità di emancipazione dal nulla che ci incombe addosso.

“Ontologico”, Giussani, non lo utilizzava filosoficamente ma empiricamente, come aggettivo o avverbio della parola “essere”, come “ciò che è in realtà”. Anche Mistero - rigorosamente con la M maiuscola - non lo diceva per l’occulto che significa, ma come la forma specifica che il Creatore avrebbe scelto per incontrare gli uomini: la Chiesa cattolica, posto in cui il Dio misterioso si farebbe presente.

Da qui sentenziava che più l’uomo si sottrae a questo disegno divino misterioso e carnale insieme, tanto più scivola verso il nulla.  Il singolo uomo, elemento insignificante, nulla assoluto, per poter essere dovrebbe, dunque, percepirsi come cellula appartenente alla corporazione ecclesiastica: un'anima collettiva, di gruppo, come le api e le formiche, anzi di più: dipendenza ontologica totale come i buchi nel formaggio, che grandi o piccoli, superficiali o profondi, devono comunque il fondamento del loro essere nell’appartenere all’oggetto che li ospita, fuori si dissolvono.

Siccome il Mistero si è incarnato, è diventato corpo, corporazione, la dipendenza ontologica giussaniana che ci consentirebbe di “essere”, si attuerebbe appartenendo a quella comunione di uomini che, in quanto prescelti dal destino, rappresenterebbero il Mistero che ha fatto tutte le cose, nella fattispecie le autorità della istituzione ecclesiastica; onnipotenti che guidano dipendenti.

La psichiatria più che la teologia chiarisce la faccenda. Lo scozzese R. D. Laing, psichiatra e filosofo, nella sua opera più importante “L’io diviso” dedica un intero capitolo, il terzo, all’insicurezza ontologica e alle conseguenti dipendenze esistenziali. Descrive con lucidità  la visione ontologica di Giussani - che mai aveva conosciuto -  in modo antitetico: diagnostica la dipendenza ontologica psicotica e giudica, invece, l’uomo sano quello che libero da appartenenze e dipendenze  è capace di pensiero autonomo.  

Laing precisa: “La capacità di sentirsi autonomo significa che si è riusciti a rendersi conto di sé come persona separata da tutti gli altri. Per quanto profondamente io sia legato, nella gioia o nel dolore, a un’altra persona, questa non è me, né io sono lei.

Evidente? Elementare? Ovvio? Non per tutti.

Lunedì, 07 Novembre 2011 16:22

Fuoco rigeneratore

Pulito il ripostiglio dopo dieci anni, nel trovare una chiave inglese arrugginita mi è tornato alla mente un amico ingegnere meccanico che progettava motori. S’impegnava per farli semplici, diceva che i pezzi che non si rompono mai sono quelli che non ci sono.
Così quando ho trovato gli  occhiali di mio padre defunto li ho buttati nella spazzatura. Coroncina del rosario di quand’ero ragazzo, con grani di nocciolo d’ ulivo garantito di Gerusalemme, dentro il camino acceso. Statuine del presepe salvate dalla spazzatura dalla mia compagna, soggetto romantico.

So che i consigli dell’ingegnere applicati agli uomini invece che ai motori aprono la strada al nichilismo, però mi è piaciuto.

Giovedì, 27 Ottobre 2011 00:00

Sii te stesso?

“L’onestà fu il suo ideale, il lavoro, la sua vita, la famiglia, il suo affetto” .

Così recita l’incipit di un di necrologio prefabbricato, come un template di WordPress, che le agenzie funebri, quelle professionali, mettono a disposizione dei parenti a corto di idee che intendono sintetizzare vita e opere del caro estinto.

E pensare che da vivo, proprio chi da morto l’ha incorniciato in due righe standard, gli suggeriva di essere sempre sé stesso, di non indossare personalità a seconda del luogo e delle circostanze per tirar fuori quell’ ‘Io’ unico irripetibile, inequivocabile, che era.

Invece lui da vivo si percepiva in costante divenire e senza sentirsi impostore esprimeva pluralità complesse, dinamiche sempre differenti. Il suo io mutava velocemente con i suoi pensieri e talvolta coi suoi sentimenti e non sapendo chi era, invece d’essere chiunque, era proprio lui.

 

Mercoledì, 26 Ottobre 2011 23:14

Essere o divenire?

Nel Tetragramma biblico è rivelato il nome proprio di Dio: Yahweh "Io sono ciò che sono"; così, l’individuo fatto a immagine e somiglianza di quel Dio può affermare il “dato” che gli regala inequivocabile e stabile identità: “Io”.

Eppure, pur accorgendoci di essere noi stessi per deduzione immediata come suggerisce la Bibbia, osserviamo che la struttura dell’Io e le dinamiche che creano l’identità personale risultano complesse. Constatiamo che l’io è mutevole, inafferrabile, proteiforme, più vicino ad una costruzione narrativa, ad un processo in svolgimento, che a un dato oggettivo immodificabile ed inequivocabile.

La dialettica tra i due approcci ha caratterizzato la storia del pensiero e il rapporto conflittuale tra visioni religiose integraliste e umanesimo laico, fino a quando Yahweh - nome che nella tradizione ebraica è giudicato troppo sacro per essere pronunciato - è diventato, nella versione inglese "I Am What I Am", il motto della campagna pubblicitaria dell’azienda leader mondiale di scarpe da ginnastica. Il messaggio della multinazionale invita i giovani a riscoprire ed abbracciare la propria individualità unica e irripetibile perché test di laboratorio certificano che indossando le loro scarpe “... si genera un'attivazione dei glutei fino al 28% maggiore rispetto a una comune scarpa da ginnastica grazie ad un sistema di capsule di bilanciamento all’interno della suola della scarpa che crea una naturale instabilità ad ogni passo”.

Un 28% per cento in più di tono al culo che permette finalmente di affermare: "Io sono io". Potevano dirlo prima.

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