BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo
Bruno Vergani

Bruno Vergani

Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.

contatti@brunovergani.it

URL del sito web: http://www.brunovergani.it
Martedì, 18 Settembre 2012 13:28

«Ortodossia» Gilbert K. Chesterton

 «Devi leggere Chesterton! Devi assolutamente leggerlo!» Da tempo mi consigliavano da più parti, o meglio più persone della stessa parte, quella cattolica un po’ integralista caratterizzata dall’urgenza di convertire ed educare chicchessia. Non avevano tutti i torti, Chesterton non l’avevo mai letto, per essere preciso mi ero imbattuto in qualche aforisma dello scrittore inglese, ricordavo anche il protagonista di alcuni suoi racconti, padre Brown detective e sacerdote cattolico interpretato da Renato Rascel in una miniserie televisiva di quand’ero ragazzo. Storia che insieme a «Belfagor il fantasma del Louvre» si è un po’ incistata nell’immaginario collettivo dei cinquantenni italiani.

«E dài leggi Chesterton! E dài leggilo!» Mi avevano anche gentilmente inviato a gratis “Ortodossia”, un libro di Chesterton importante, una sorta di autobiografia filosofica. «E dài leggilo!» Di qua; «E dài leggilo!» Di là… Il libro era lì nel quarto scaffale della libreria e l’ho letto. Perché no? In fondo ero anche curioso di incontrare il pensiero di un autore oggi super citato, recensito e rieditato alla grande (l’Opera omnia conta decine di testi e centinaia di articoli).

La recensione a “Ortodossia” non la faccio, ce ne sono di numerose e ben scritte, dico alcune impressioni personali. Lo stile di Chesterton è simpatico, diretto, aforistico. Nel merito scrive disinibito, butta lì a ruota libera. A pagina 43 [edizione Società Chestertoniana Italiana 2008] racconta di monelli di strada, poi inaspettata una sentenza su Nietzsche:

«Il rammollimento cerebrale che da ultimo lo colpì non è stato un incidente fisico. Se Nietzsche non finiva nell’imbecillità sarebbe finita nell’imbecillità la sua dottrina.»

Roba da commento a tarda notte su Facebook di liceale ubriaco, meritevole di interruzione di lettura dell’intero libro, tuttavia ho proseguito considerando - da lì in poi - l’Autore giornalista e non filosofo. Da Nietzsche il massacro sistematico si espande, in un mix altezzoso e paranoico, a mezza storia della filosofia e alle religioni non cristiane. La mancanza di profondità, lo sparare a zero motivando confusamente, oggi diffuso, si aggrava collocando l’Autore nel periodo storico nel quale operava. Chesterton mica aveva i bravi Cacciari e Ilvo Diamanti come interlocutori. A Chesterton (1874-1936) giravano intorno: Freud (1856-1938); Marx (1818 -1883); Kafka (1883 –1924); Proust (1871-1922); Nietzsche (1844-1909). Mi fermo.

“Ortodossia” affronta i temi del vivere e del morire, del pensare, del soffrire, del male, della salute mentale, dell’Uomo e di Dio. Temi cruciali. Qualche aforisma e numerosi passaggi sono degni di citazione e approfondimento, complesso valutare se per coincidenza statistica (sparando molto e a capocchia qualcosa si becca) o per pensiero consapevole. Più si procede nella lettura e più sale la sensazione precisa che qualcosa non va, non per la difesa ad oltranza dell’ortodossia del cristianesimo istituzionale, ma per come Chesterton ci arrivi e la motivi. Nell’introduzione scrive la metafora del suo percorso di uomo immaginando un navigatore inglese che crede di sbarcare in terra lontana e barbara, senza accorgersi d’essere approdato in Inghilterra. Dopo un lungo e faticoso percorso di pensiero e ricerca la verità era già lì. L’Autore spiega:

«… la mia filosofia non l’ho creata io, l’hanno fatta Dio e l’umanità; è questa filosofia che ha fatto me.»

Valuta l’atto di pensiero del singolo irrilevante, patologico, dannoso, invece salvifico l’abbandonarsi quieti alla tradizione religiosa cristiana, meglio se bucolica, rurale, preindustriale, lì sull’isola (l’Inghilterra è un’isola) circoscritta e immacolata ben separata dal continente abitato da tutti gli altri, umanoidi un po’ sciocchini e sicuramente pericolosi. A pag. 86 precisa che manco l’isola separata dal mondo gli va bene:

« Il filosofo moderno mi aveva detto e ridetto che io ero nel posto giusto; tuttavia io mi sentivo lo stesso depresso pur nell’acquiescenza. E dopo aver appreso che ero nel posto sbagliato, la mia anima ha cantato di gioia come un uccello a primavera. La scoperta ha rivelato e illuminato stanze dimenticate nell’oscura casa dell’infanzia. Ora sapevo perché l’erba mi fosse sempre sembrata strana come la barba verde di un gigante, e perché avessi provato la nostalgia di casa a casa mia.»

Intolleranza, superficialità e contraddizioni dell’Autore sono compensate nel metodo da uno stile vivo, a modo suo onesto, in presa diretta. Nel merito dal coraggio di affrontare di petto gli argomenti cruciali dell’essere Uomo. Divertente, suo malgrado, quando si attarda nell’offrire indicazioni per ottenere perfetta salute mentale proponendoci di farci cullare dalla tradizione eterna dell’istituzione cristiana nell’attesa del Paradiso. Proposta quietistica e infantilizzante, mista al bizzarro nichilismo di voler essere angelo invece che uomo. Eppure per l’Autore chi non lo fa è già pazzo o sicuramente lo diventerà. Da leggere.

Domenica, 12 Agosto 2012 18:21

ascese e discese

Nei nosocomi enti ecclesiastici c’è sempre la statua della Madonna lì nell’angolo del corridoio, quella con le dodici lampadine sempre accese intorno alla testa, quella che schiaccia la testa al diavolo. E’ di gesso colorata di turchese, il faccino fa una espressione autistica, un mix di sofferenza e ebbrezza; il diavolo col tallone sulla testa tira fuori un po’ la lingua e ghigna eccitato. Non si capisce se piace di più alla Madonna schiacciare il diavolo o a lui essere calpestato.

Kičo il serbo aveva sempre ruotato il capo solo a destra e a sinistra, ma oggi si sente eroe e guarda all’insù

ammaliato,

incantato,

rapito,

affascinato dall’illimitato.

Icaro balcanico pervaso dal

celestiale,

ineffabile,

aereo,

paradisiaco,

grandioso,

etereo,

idilliaco,

supremo,

stupendo,

sovrumano,

eccelso,

altissimo,

immenso,

indicibile,

grandissimo,

sconfinato,

angelico,

sacrosanto,

intangibile,

impareggiabile,

meraviglioso,

splendido,

strabiliante ed estatico Assoluto.

Tempo fa, in tre settimane, Kičo aveva dato il suo contributo per ammazzare centinaia di persone perché di religione diversa dalla sua. Aveva così onorato il dio della sua Patria, ma nel guardare un albero mosso dal vento d’improvviso realizza, per un istante,  che la Patria è un’ idea. La Patria non esiste. L’albero si. Perplesso guarda all’ingiù e si sfracella sulle sue scarpe nere, un po’ impolverate. Infarto. Chi più va su, più cade giù. Meglio stare alla larga da scale mobili che ascendono e discendono. I gatti non giudicano l’appartenenza alla propria specie sfavorevole, invece le religioni degli uomini fabbricano scale per andar su, sempre più su, per allontanarsi più che possono dalla sfiga d’essere uomini. Su dove? Però quello là… l’antico predicatore ebreo… quello di Nazareth, se ne infischiava d’essere Dio e gli piaceva essere uomo… Diceva che è meglio uomo che Dio… uno così alla madonnina con le dodici lampadine accese intorno alla testa, intorno al cranio immacolato, intorno all’osso sacro, gli avrebbe pisciato sopra per fargliele andare in cortocircuito. Che sia stato proprio lui il diavolo?

Martedì, 07 Agosto 2012 10:54

Meglio uomo che Dio

Alcuni nichilismi filosofici nel negare l’assolutezza di essere e enti si contrappongono a numerose concezioni mistiche (sia esotiche che nostrane), eppure su un punto cruciale i nemici si incontrano:

l'essere uomo è da entrambi giudicata condizione sfavorevole.

Cristo valutava invece "l'umano" opzione vantaggiosa e proficua. Concezione rivoluzionaria e originale, purtroppo anestetizzata e corrotta da tradizioni, miti, stratificazioni storiche e incrostazioni dottrinarie.

Sabato, 04 Agosto 2012 16:44

Epifania d'agosto

Percezione della realtà che oscilla tra routine e reattività poi all’improvviso un momento di grazia, epifanico. Il pensiero si riattiva rapido e potente e il sangue riprende a circolare nelle vene, l'occhio vede e tutto, o quasi, si chiarisce.

Ieri alla festa mi sono intrattenuto con una ottantenne, mi ha raccontato di bombardamenti e fame, era una bambina e quello è stato il suo momento epifanico, da lì interpretava il mondo.

Momento epifanico? Dove? Quando? Come? Se la grazia scarseggia occorrono bombe che ci piovono in testa?

Venerdì, 27 Luglio 2012 10:45

Mica tanto

«Ogni mattina, quando si leva il sole, inizia un giorno che non ha mai vissuto nessuno.» (David Maria Turoldo)
Mica tanto. L’inedito assoluto è roba da Eden o da stupore psicotico, per tutto il resto condizionamenti e supporti interpretativi albergano inevitabilmente dentro e fuori di noi.

Dentro:
«l'Io si sente a disagio, incontra limiti al proprio potere nella sua stessa casa, nella psiche. Questi ospiti stranieri sembrano addirittura più potenti dei pensieri sottomessi all'Io e tengono testa ai mezzi di cui dispone la volontà.» (Freud)
Fuori:
epistemologi e filosofi si sono attardati nel descrive le differenti visioni, immagini e concezioni del mondo, enucleandone le origini.

Nel vedere la “realtà” e nel dirla, dalle scienze a scrivere poesie, partiamo dunque e inevitabilmente da minestre riscaldate. Urgerebbe una filosofia della “Weltanschauung” scritta da Adamo, ma anche quella di un neonato sarebbe forse proficua ad emanciparci dal preconcetto. Quella di un gatto sarebbe perfetta. Troppo complicato.

Lunedì, 23 Luglio 2012 11:15

La bellezza della politica

Oggi sono terminate le  “VACANZE FILOSOFICHE PER NON FILOSOFI” 2012 che ho avuto il piacere di ospitare. Tema: la bellezza della politica. Prossimo appuntamento, per l'estate in corso, a Pescasseroli (L’Aquila), dal 21 agosto al 27 agosto, sul tema: Filosofia e sessualità.

Augusto Cavadi (Palermo) ha fornito chiarimenti preliminari riguardo l'ideologia, nel linguaggio comune equivocamente intesa nell'accezione negativa, sistema di idee preconcette, asfittiche e pregiudiziali, ignorando che trattasi, invece, dell’ insostituibile apparato di idee-guida (riguardanti l’uomo, la società, lo Stato, l’economia, l’istruzione, la religione…) che un gruppo sociale tenta di attuare mediante l’azione politica.
Da qui ha affrontato i significati e l’operare della Politica, dell’Etica e dei loro nessi, esemplificando tre scenari-matrici: Liberalismo; Comunismo; Socialdemocrazia.
A seguire la notevole e davvero utile esposizione dell’etica atea nichilistica di Edgar Morin a confronto con l’etica religiosa cristiana di Edward Schillebeeckx, con l’invito ai partecipanti d’interrogarsi sulle valenze politiche del cristianesimo demitizzato.

Nei giorni a seguire Mario Trombino (Bologna), con sopra il tavolo il quotidiano Repubblica da una parte, e dall’altra testi di Locke, Newton, Hobbes e Rousseau, ha enucleato con precisione chirurgica l’etica (la visione dell’uomo e della società) dei contemporanei. Etica talvolta occulta, nebulosa, eppure sempre presente e determinante la cronaca quotidiana.

I partecipanti docenti e non docenti, filosofi e non filosofi, sono intervenuti “alla pari” fornendo al gruppo proficui contributi.

In questa piazza basta e avanza pensare per essere autorizzato a dire “la tua”.

Testi di riferimento:
A. Cavadi – E. Poma, La bellezza della politica. Attraverso, e oltre, le ideologie del Novecento, Di Girolamo, Trapani 2011.
A. Cavadi, Ripartire dalle radici. Naufragio della politica ed etiche contemporanee, Cittadella, Assisi 2000.
AA. VV., Filosofia praticata, Di Girolamo 2008.

Mercoledì, 18 Luglio 2012 11:18

Inutile ossessione

Andrebbe ben analizzata la contemporanea e difusa ossessione allo “star dietro”, quella senzazione di aver perso il treno quando ci sfugge l’ultima dichiarazione - quella di due minuti fa - del politico di turno, mentre tranquilli ignoriamo il pensiero di Alcuino di York, Bernardo di Chiaravalle, Pëtr Kropotkin…

Sabato, 14 Luglio 2012 09:00

E’ tempo

E’ tempo di riconoscere la realtà delle cose così come sono, l’idea di una realtà trascendente o comunque superiore è  un’innaturale invenzione dell’uomo, un condizionamento sociale. Ricerca di senso bizzarra peculiarità di chi ha la pancia piena e si annoia, oppure è angosciato dai sensi di colpa o di vendetta. Esiste atteggiamento più intimamente sano e socialmente sovversivo di far cessare il desiderio di qualsiasi "oltre"? Occorre solo il coraggio della semplicità per essere qui ed ora. Nel presente basta e avanza il pensiero personale in azione.

Mercoledì, 11 Luglio 2012 09:26

non mi preoccupo

Dopo aver ingurgitato anguria urino di brutto senza conoscere l’ABC della nefrologia.

Sabato, 07 Luglio 2012 12:07

grazia e disgrazia

«Il concetto di evento come forza che nasce su un punto di rottura, genera l'impensabile e l'inimmaginabile, e fa dell'uomo un soggetto capace di verità.» Non è Giussani ma il filosofo, simpatizzante maoista, Alain Badiou ne «L'essere e l'evento» (1988)

Autorizzarsi da sé? Vietato da tutte le parti, obbligatorio evento o avvenimento, disgrazia o grazia. Ma basta.

Copyright ©2012 brunovergani.it • Tutti i diritti riservati