BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Lunedì, 24 Marzo 2014 09:56

C’è

Indagine conclusa, esiste davvero. Tutti gli ex studenti hanno confermato: nell’opaca galassia scolastica un insegnante si è distinto e permane potente. Diverso dai suoi colleghi per originalità, qualità e meriti ha stimolato l’impensabile.

Di scienze naturali, di latino, talvolta di disegno tecnico, femmina o maschio, maestra elementare o professore universitario uno capace di segnare e espandere l’esistenza c’è stato per tutti.

Forse è sempre lo stesso, avatar esperto in bilocazione, capace di migrare di corpo in corpo, di tempo in tempo, per offrire una possibilità a tutti. 

Pubblicato in Brevi Racconti
Domenica, 23 Marzo 2014 14:46

La fila

Nutro gatti. Mai rispettano il turno, sono venti e nell’azzuffarsi il più screanzato trangugia più degli altri. Gli umani di solito sono più rispettosi, eppure in coda alla cassa del supermercato mi accade una sottile impazienza verso chi mi precede. Mi procura attesa e un po' mi infastidisce, mentre rimango noncurante a chi mi segue. Se a tutta la fila accade lo stesso anch’io risulterò sagoma molesta per tutti quelli che mi seguono e inesistente a tutti quelli che mi precedono. Non mi piace apparire fastidioso o inesistente per mera collocazione logistica, onorando l'etica della reciprocità necessito di un modo inedito di fare la fila.

Per emanciparmi dal cupo rimanere in coda ho considerato Spinoza quando nell’Etica analizza il valutare gli altri meno del giusto e sé stessi più del giusto; affronta anche la possibilità opposta riscontrando in entrambi i casi pensiero delirante. Ma allora, qual’è “il giusto”, quale la misura che emancipa dal delirio egocentrico? Chiarisce che nello stato naturale giusto e ingiusto non ci sono, esistono solo nello Stato civile come nozione estrinseca, tutto sommato come arbitrio condiviso da rispettare, faccenda umana che ai gatti non interessa, ma noi civilizzati la fila la dobbiamo rispettare.

Però un nuovo modo di farla ci sarebbe: nell’attesa del proprio turno osservare con chirurgica attenzione gli altri, miniera di materiale grezzo da attingere e elaborare per costruire. Forse essere tutti fratelli poco c’entra con l’amarsi, sarebbe da americani deficienti cantare tutti insieme un Gospel nel fare la fila, casomai più seria la versione italica: «Vi amo, voi tutti che siete in questo bar» nel video [allegato] di Nanni Moretti ne La Messa e' finita, ma ancor meglio la reciproca rispettosa osservazione laboriosa, qualcuno la chiama politica, qualcuno arte.

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 21 Marzo 2014 10:49

Circuito chiuso, aperto, cortocircuito

Charles Bukowski, precettore di strada, leggeva qualche suo scritto - a suo dire per mero lucro - in circoli e scuole di scrittura creativa. Diceva, ebbro, di mutande di femmina, di feroci masturbazioni estemporanee. Qualche docente se ne andava sbattendo la porta.
A domanda sull’utilità delle scuole di scrittura Bukowski vedeva gli studenti fottuti a priori:
il desiderio di essere istruito prova certa di personale miseria umana e artistica.

Sentenza congrua, quella di Bukowski, alle scuole di scrittura dei suoi tempi e delle sue nordamericane parti, o universale? Corrivo generalizzare, utile trattenere l’annotazione per riconoscere e rifiutare ingrigliamenti educativi inibenti l'autorale pensiero. Se creativa l’istituzione è il partecipante, meglio non chiamarla scuola fa cortocircuito.

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 20 Marzo 2014 12:14

DSM Manuale Diagnostico

Chissà com’è che al neurologo è concessa - anzi imposta - facoltà di diagnosticare depressione, ma all’oculista è proibito identificare un occhio concupiscente.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Martedì, 18 Marzo 2014 10:09

Cadaveri

La Natura talvolta sa di morte

i laghi lombardi e
i cimiteri monumentali
si assomigliano come gemelli.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Mercoledì, 12 Marzo 2014 11:07

L'Esaltato

L’esultante salterella come un capriolo, dicesi anche imbaldanzito. Il suo ballonzolare non dura più del necessario, Spinoza nell’Etica osserva che è atteggiamento derivante da raggiungimento insperato di un traguardo.  

L’esaltato invece non saltella, balza agitato all’insù e non torna più giù. Per farcela a rimanere crocifisso lassù è condannato a dimenarsi a oltranza, se si rilassa gravita giù. Sforzo immane, consumo chilometrico enorme. L’esaltato non va a benzina, va a nemici. Li incontra ovunque e se non li trova se li inventa, più li interpreta pericolosi meglio funziona.

 

 

Pubblicato in Filosofia di strada
Lunedì, 10 Marzo 2014 12:26

Affezioni

“Affezione” può delineare passione amorosa oppure stato morboso.
Oggi, in un suo scritto, G.B. Contri, psicoanalista, toglie l’“oppure” individuando vicinanza tra innamoramento e ira. Dopo aver fornito condensata dimostrazione dei caratteri comuni, annota:

«In Italia si dice “femminicidio”, ma avete mai letto un giornalista che tira in causa l’innamoramento?: dietro il femminicidio c’è Sanremo [imperversare del de-cantato innamoramento, nota mia]».

Mica dice che le canzonette sono criminogene, lo è la celebrazione dell’innamoramento assoluto, ipnotico, dove l’altro viene divinizzato-reificato a sagoma che indossa l’ideale dell’io.  
Esagerato correlare tale gravità alla canzone “leggera”? Propongo un paio di testi di canzoni d’“amore”1, estrapolati tra migliaia di analoghi, invitando a straniarli dal lieve contesto canzonettistico per trasporli alla cronaca nera. Lì risulteranno sinistramente tempestivi e congrui, propriamente contigui a stati mentali di potenziali o reali assassini pre o post delitto:

«Occhi spenti nel buio del mondo
per chi è di pietra come me […]
Perduto per sempre! Non ha più ragione la vita.
La mia salvezza sei tu […] Pugni chiusi non ho più speranze
in me c'è la notte più nera […]
Io come un albero nudo senza te
senza foglie e radici ormai […];

Mi manchi come quando cerco Dio
il dolore è forte come un lungo addio […]
E l’assenza di te è un vuoto dentro me […]
In ogni lacrima tu sarai per non dimenticarti mai.
E mi manchi, amore mio così tanto che ogni giorno muoio anch’io […]
Grido il bisogno di te perché non c’è più vita in me.»

Nevvero?

1Pugni chiusi, Ribelli; In assenza di te, Laura Pausini

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 09 Marzo 2014 11:06

Lì per lì

Cercava su Facebook il compagno di scuola che non vedeva da quarantadue anni e non c’era, ma un giro su Google immagini e ecco apparire la faccia: una cosa, lì per lì, orribile.

Ma cosa gli era successo? Cosa gli avevano fatto? Possibile che il vivere faccia così male?

Aveva ripreso a guardarlo: più lo osservava e più la vecchia faccia diventava valorosa. Un valore discreto e strano. Lì per lì non si era accorto.

Pubblicato in Brevi Racconti
Sabato, 08 Marzo 2014 12:42

Un fico secco

Deus sive Natura? Però se la foglia secca di Tiglio non la raccattavo da terra acquisendo l’immagine con uno scanner mica mi accorgevo dei suoi bei frattali.
Forse anche Iddio fa come me.

 

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 07 Marzo 2014 18:22

A modo mio

Era là nello scaffale dimenticato chissà da chi e l’avevo aperto. Nella premessa c’era scritto che l’Autore è un gigante e il libro opera per lettori non troppo pigri e con un livello di cultura almeno medio. La lettura della premessa fluiva, poi improvviso il testo, quello vero. Lì un senso di repellenza si impossessava rapido di me, facevo finta di niente ma la struttura geometrica del testo mi immobilizzava, con mente e ventre paralizzati facevo la faccia da saggio per dare prova al mondo che non ero troppo pigro e neppure troppo deficiente. Una telefonata mi liberava dal supplizio, con la faccia neutra avevo rimesso il libro nello scaffale come un cadavere nel loculo, però ogni volta che ripassavo da lì sentivo voci, una specie di coro dentro una qualche parte del corpo:
«Morirai senza averlo letto, pigro deficiente».
Siccome il coro iniziava a rodermi anche quando non passavo da lì avevo fatto un giro su YouTube per vedere gli addetti ai lavori dire dell’opera, forse il raggiungerla aggirandola mi avrebbe, prima o poi, permesso di affrontarla per dare prova al mondo di non essere troppo pigro e troppo deficiente. Gli esperti la citavano disinvolti e più erano spigliati e più sentenziavano quanto fossi deficiente per davvero. Dopo un paio di giorni l’avevo ripresa in mano come si prende un topo putrefatto e avevo resistito a leggere dalla pagina 2 alla 7, ma esausto di definizioni, assiomi, proposizioni e scolii, l’avevo rimessa nel loculo per prendermi un libro di interviste a Bukowski così da vivere ancora. Ieri sera la svolta: l’ho aperta a capocchia e mi sono letto una riga per ruminarmela nella nottata, oggi un'altra riga. Che strano, è buonissima mangiata a piccolissimi frammenti. Domani continuerò l’Etica di Spinoza a modo mio, il suo non mi piace.

Pubblicato in Filosofia di strada

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