Charles Bukowski, precettore di strada, leggeva qualche suo scritto - a suo dire per mero lucro - in circoli e scuole di scrittura creativa. Diceva, ebbro, di mutande di femmina, di feroci masturbazioni estemporanee. Qualche docente se ne andava sbattendo la porta.
A domanda sull’utilità delle scuole di scrittura Bukowski vedeva gli studenti fottuti a priori:
il desiderio di essere istruito prova certa di personale miseria umana e artistica.
Sentenza congrua, quella di Bukowski, alle scuole di scrittura dei suoi tempi e delle sue nordamericane parti, o universale? Corrivo generalizzare, utile trattenere l’annotazione per riconoscere e rifiutare ingrigliamenti educativi inibenti l'autorale pensiero. Se creativa l’istituzione è il partecipante, meglio non chiamarla scuola fa cortocircuito.
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Filosofia di strada
1 commento
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Domenica, 23 Marzo 2014 00:48
inviato da matilde cesaro
scuola indica uno spazio e un tempo.
uno spazio dove alloggiare pensieri tristi e allegri, scritture e letture
un tempo...perchè con l'intervallo vanno via tutti!!!
(mi perdonerai...ma questa è venuta giù così)