E il carboidrato si e la proteina no, la proteina si il carboidrato no, e mangia così e mangia cosà. Sull’alimentazione si sente tutto e il contrario di tutto, conosco una anziana signora convinta che lo zucchero bianco faccia più male dell’eroina. Altri bandiscono il glutine anche se lo tollerano, altri mangiano solo quello sotto forma di seitan anche se un po’ intolleranti. Imperversano imitazioni della carne a base di derivati dalla soia per vegetariani nostalgici della bistecca, una sorta di surrogato, di feticismo alimentare, dove la carne è sostituita da una sua evocazione perversa. Qualcuno passa l’esistenza a leggere le etichette degli alimenti, militari in missione speciale capaci di scorgere immondi veleni ovunque.
Ricordo che circondato da vegetariani lo ero diventato anch’io. Venti anni di moderata militanza. Come non diventarlo, mica sono tolleranti i vegetariani coi carnivori. Mica dicono:
«Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!» (Matteo 15, 10-11).
Siccome ho temperamento conciliante, in seguito, frequentando onnivori mi sono conformato ai loro gusti. A differenza dei vegetariani gli onnivori si occupano di quello che mangiano loro senza preoccuparsi di quello che mangiano gli altri. Da quelle parti avrei anche potuto rimanere vegetariano, però mi sarei complicata l’esistenza: non è facile quando i commensali cucinano carne evitarla.
Quando mi nutro in solitudine scelgo alimenti che mi piacciono e rapidi da cucinare, a eccezione del cavallo talvolta mangio carne. Chissà perché mi sono dato il precetto di evitare carne di animali che non sarei capace di uccidere con le mie mani: manzi, vitelli, agnelli e maiali. Tradisco il precetto e nell’ingurgitare il cadavere trovo sempre più ragioni al non mangiare carne che al mangiarla, eppure continuo. Il pollame lo mangio quasi sereno perché, coerente al precetto, una volta avevo tirato con successo il collo a un pollo, anche se i polli di allevamento dei supermercati mi fanno un po’ schifo, tuttavia col Primitivo di Manduria vanno giù.
Ieri mio cognato ha ordinato l’agnello nostrano dal pastore, siccome nei giorni di festa solenne i carnivori diventano militanti al pari dei vegetariani, mica potrò a Pasqua rimanere nell’angolo a mangiare pane, carciofi e erbe amare col coro dei parenti carnivori là a recitarmi la litania:
«Emmangia l’agnello, emmangia!»
E certo che lo mangerò trovando un paio di ragioni per mangiarlo e un centinaio per astenermi dal farlo. Però, conti alla mano, i miei gatti mangiano molta più carne di me. Sono numerosi e ogni giorno si pappano mezzo chilo di croccantini oltre alle sei scatole al manzo, al pollo, al salmone, talvolta anche all’agnello che gli compro invece di adottare a distanza sei bambini dell’Africa. Strano precetto il vietarmi di mangiare agnello per poi comprarlo al gatto. Ma i vegetariani possono dare carne al gatto o fan peccato?