Palermo centro. Il bus per la Puglia imbarca i passeggeri e l’autista controlla i biglietti. Lo conosco è quello tarchiato, quello messinese di Destra, calvo eppure simpatico. Strappa la matrice dal biglietto del secondo passeggero che conserva e restituisce il cedolino, ma strappa storto e pignolo lo strappa ancora per raddrizzarlo gettando per terra la striscia di carta che si è prodotta per raddrizzarlo. Penso di raccoglierla per buttarla nel cestino dei rifiuti, ma ho un temperamento conciliante e desisto: mica voglio offendere il messinese con ostentato civismo.
L’autogiustificazione irrompe rapida: la via è piena di carte e altre peggiori schifezze perché dovrei raccogliere solo quella carta e tutto il resto no? E perché io?
Mentre considero che mica posso prendermi il mondo sulle spalle vedo uno che raccoglie il pezzo di carta deciso, lo conosco bene è un filosofo kantiano. Il messinese manco si accorge dell’atto politico universalizzabile con generale profitto, io si con ammirata simpatia mischiata a un temporaneo, esile, senso di colpa.
Lo so, le morali assolute mi procurano mescolanza disordinata di pensiero.