Avevo sofferto per la morte di mio padre, lo pensavo e mi mancava, ma trascorso qualche mese avevo trovato le sue scarpe nel ripostiglio. Erano quelle vissute, stivaletti marroni logori che usava per lavorare in campagna.
Siccome dovevo sistemare il prato li avevo calzati. Nel tagliare l’erba pensavo a lui e nel guardarmi le scarpe avevo sentito la sua presenza dentro di me, più o meno nello stomaco. Percezione inequivocabile: era vivo in me. In quell’esperienza un po’ antropofaga il dolore si era sciolto. Inaspettatamente potenti le scarpe del morto.