BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Martedì, 11 Dicembre 2012 10:25

Il caso Bell

Scritto da 
  • K2_VIDEO

Ci aveva già provato Nietzsche all’esperimento estetico-politico di proporre la musica di Wagner per emancipare l’umanità dall’ipnosi della razionalità. Una botta di arte, di fuoco, di tragedia, per redimere dalle decadenti letture convenzionali che interpretano il mondo. Non aveva funzionato e Nietzsche ci aveva ripensato.
Il "Washington Post" 135 anni dopo incurante dell’insuccesso di Nietzsche e dell’avvertimento di Charles Bukowski: «Secoli di poesia e siamo sempre al punto di partenza», ci aveva riprovato con Joshua Bell - uno dei più grandi violinisti del mondo - invitandolo a suonare in una stazione della metropolitana di Washington travestito da musicista di strada. I pendolari che si recavano al lavoro avrebbero riconosciuto all’istante, lì in un angolo del metrò, il Dioniso apparso per redimerli?

Bell aveva aperto con la Ciaccona di Bach, che l’esecutore giudica «una delle più grandi opere [non solo musicali ma in assoluto] compiute dalla storia dell'uomo». Dopo aver suonato per tre quarti d’ora delle mille persone transitate a distanza ravvicinata, dal presupposto Eccelso, meno di dieci avevano manifestato un qualche interesse.

Il giudizio di valore che interpreta i mille del metrò di Washington folla massificata ad eccezione dei dieci giusti che, in stile biblico, salvano la faccia agli altri novecentonovanta mi lascia perplesso. Insidioso giudicare male soggetti che ignorano Bach per arrivare in orario al lavoro. Se l’arte non si impone da sé, se fuori da liturgie autoreferenziali annichilisce, se senza propaganda collassa, se non serve a un cazzo, è problema suo.

Ultima modifica il Domenica, 16 Dicembre 2012 16:45

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6 commenti

  • Link al commento matilde cesaro Martedì, 11 Dicembre 2012 12:00 inviato da matilde cesaro

    Grammi di ascolto nel cellophane bianco... cemento, vetro scorrevole e km di passi.. Vento di Bach a scomporre fili di castano liscio.

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  • Link al commento Bruno Vergani Martedì, 11 Dicembre 2012 12:13 inviato da Bruno Vergani

    Quindi cara Matilde la vedi alla Andy Warhol: contesto del video nel suo insieme, indifferenza compresa, atto artistico. Potrebbe essere una soluzione ma non mi convince.

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  • Link al commento matilde cesaro Martedì, 11 Dicembre 2012 16:10 inviato da matilde cesaro

    Atto artistico! Nella drammatizzazione del quotidiano ci sta perfettamente! (capisco che non ti convinca...cosa proponi?)

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  • Link al commento Bruno Vergani Martedì, 11 Dicembre 2012 18:28 inviato da Bruno Vergani

    Perchè no? Il concerto di capodanno a Vienna mi risulta artisticamente più decadente del mio vicino che raccoglie olive. Propongo però l'osservazione che se tutto è arte, l'arte non è niente.

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  • Link al commento matilde cesaro Martedì, 11 Dicembre 2012 20:08 inviato da matilde cesaro

    se tutto è arte, niente è arte (al posto dell'!arte non è niente")... così mi convince di più.

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  • Link al commento Bruno Vergani Mercoledì, 12 Dicembre 2012 12:28 inviato da Bruno Vergani

    Un conto è vedere il video, altro esserne attori. Nel video è agevole vedere un insieme: la musica potrebbe essere anche interpretata come l’onorare la marcia dei pendolari che con il loro lavoro tengono in piedi la nazione, invece per chi era lì un confine, una linea fisica precisa, separava l’artista dai pendolari. Ognuno stazionava nel suo “acquario”, nella sua sfera, competenza, distretto, giurisdizione, ambiente, ripartizione, territorio, cerchia, giro, categoria, settore, classe che la musica non abbatte, manco buca, anzi rafforza. Tipica dinamica sacrale.
    La cronaca riferisce che durante l’esibizione il pendolare principale estimatore di Bell ha poi dichiarato: «Non ho mai sentito niente del genere. Era tecnicamente perfetto, con un fraseggio molto buono. […] Mi sono fermato a una certa distanza ad ascoltare, non volevo invadere il suo spazio.» Anche lui bloccato dal muro è rimasto a “una certa distanza” perché “non voleva invadere il suo spazio”.
    Unico soggetto che se ne infischia del sacro perchè intenzionato a passare il confine separante gli “acquari” è stato un bambino. La cronaca riferisce: «Le note hanno colpito in particolare un bambino di tre anni, Evan, che è arrivato con la mamma, Sheron Parker. "Mio figlio era attratto - ha spiegato Parker». La madre aveva fretta e lo ha tirato a sé mentre lui tirava verso il violinista. Non male questo irrispettoso voler spaccare le palle, le sfere, ma essere bambini non è da tutti.

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