Conclusa la dittatura fascista gli italiani, alla prima elezione, erano andati a votare col vestito buono e la faccia solenne. Alle prossime politiche i loro figli e nipoti ci andranno ancora vestiti da giorno feriale e l’espressione della faccia mugugnante per l’attuale penosa legge elettorale e le ruberie di numerosi partiti. Tuttavia voteranno ancora, giustamente consapevoli del legame esistente tra la dimensione pubblica e il destino individuale.
Perché tale fragile consapevolezza non collassi è, però, consigliabile che gli elettori rimangano alla larga dalle urgenze e dalle priorità che la cronaca partitica propone quotidianamente, provincialismi psichici spacciati per eventi universali determinanti l’esistenza del singolo. In data odierna, sulla prima pagina di Google news, sono apparsi in testa due articoli a copertura live e in febbrile aggiornamento:
1 Berlusconi: firmato un accordo politico con la Lega.
2 Elezioni: Monti fa promesse sul fisco.
Doppietta di notizie che se accettate come urgenti e importanti per il personale esistere - come Google news e la stampa nazionale suggeriscono -, portano il lettore a rassegnazione istantanea nei confronti della dimensione pubblica; sensazione di impotenza per nulla emancipata dai borbottii, un po’ religiosi e molto paternalistici, sulla coscienza civica nazionale alla quale il Capo dello Stato ha invitato gli italiani nel discorso di fine anno.
Nell’attesa del voto meglio dedicarsi sovrani alle proprie urgenze personali implementando laicamente l’esistere dal proprio pensiero, titolari politici del proprio destino e di chi ci è prossimo. Da questa posizione sovrana sarà letta e giudicata la cronaca politica nazionale inserendola nel posto che merita: subalterna al pensiero personale e al proprio lavoro quotidiano. Appare strano eppure è necessaria una sovrana indifferenza alle “ultime dichiarazioni” delle segreterie di partito per conservare lucida consapevolezza politica per poi votarli, invece più l’agenda personale è oppressa e ingolfata mediaticamente da quella altrui più ci si percepisce esautorati e ciò che si pensa, ciò che si fa, sembra non avere più presa sul reale. Tutto diventa inerte e la tentazione del disimpegno prevale. Tutto sommato questo laico stare sulle proprie gambe un po’ anarchico vale per il vivere stesso. Per non perdere lucidità sarebbe proficuo non ubriacarsi di news a copertura live che dovrebbero rimanere, per ogni soggetto pensante, al posto che meritano nella gerarchia delle importanze personali: dall'ottantesimo all'ultimo, se valgono di più diventano tiranne.
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Filosofia di strada