BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Velo di Maya, dualismo onda-particella: la realtà non è  come ci appare affermano alcune mistiche e teorie della fisica, tuttavia se nel nostro piccolo e provvisorio principato spazio-temporale, chiamato mondo, applicassimo letteralmente l’assunto rischieremmo di sbattere la testa contro lo spigolo della credenza, invece prendendo la realtà fisica per come ci appare di solito non succede. 

Il problema è che dobbiamo ottemperare uno strano mix legislativo, barcamenandoci fra eterne, assolute, leggi universali e momentanei regolamenti di circoscrizione.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Sabato, 22 Maggio 2021 14:01

Strumenti

Nel rendere ragionevole un rito sacro si disinnesca il suo detonare, nel dimostrare la razionalità e l’utilità di un precetto religioso lo si depotenzia all’istante. 

Strani oggetti gli strumenti del sacro, più sono inutili e astrusi e più sono efficaci nel portarti oltre, dopotutto è così anche per gli strumenti musicali.

Pubblicato in Sacro&Profano
Sabato, 22 Maggio 2021 13:13

Geometrie naturali, cono santo

Nelle strutture organizzative piramidali, come quelle aziendali, militari o clericali, al vertice è posizionato il capo di tutta la baracca, sotto i suoi diretti subalterni che comandano i sottoposti e così via fino alla base.

Nell’osservare una infiorescenza di Centranthus ruber, meglio conosciuto come valeriana rossa, nella geometria della infiorescenza incontriamo, anche qui, una struttura piramidale ma con funzione opposta a quella gerarchica, perché finalizzata a evitare che i fiori che stanno sopra ombreggino quelli sotto, cosicché ogni fiore permanga in piena luce a qualsiasi livello sia posizionato.

Unico limite della  struttura organizzativa piramidale floreale è che funziona bene solo se c'è luce, nel buio pesto performa meglio la clericale.

Pubblicato in Erbario
Giovedì, 20 Maggio 2021 20:15

Occhiata furtiva

Nell’Uno, nel Brahman supremo, Hitler e San Francesco sono uniti e identici, dato che su quelle vette mica esiste un sé personale, e anche se esistesse i due sarebbero comunque uniti e identici perché lassù gli opposti coincidono. Invece dalle nostre parti Hitler e San Francesco sono percepiti come soggetti divisi e diversi, uno buono l’altro cattivo e a ciascuno il suo.

Se abitassi lassù un'occhiata ammirata verso il basso di tanto in tanto la darei.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Mercoledì, 19 Maggio 2021 18:15

Tecnicismi metafisici

Serve un minimo di perizia per riparare il rubinetto che gocciola, invece anche sprovvisti di competenze specifiche riusciamo a digerire la cena e poi ad addormentarci e pure a risvegliarci a regola d'arte. Per aggiustare il rubinetto dobbiamo obbedire a un metodo che ci fornisca indicazioni sul carattere delle tecniche da seguire: step 1; step 2; step 3, fatto ! Invece per i molto più complessi digerire, addormentarci, svegliarci, basta non opporsi all'affidabile svolgersi di spontanee sapienze innate.

Anche se vogliamo ben morire, invece che semplicemente morire o mal morire, una qualche tempestiva preparazione specifica dataci dall'ottemperare protocolli e procedure dell’Ars moriendi, occidentali o orientali che siano, potrebbe anche tornarci utile. Senza esagerare però visto che il processo del morire è più simile al digerire, all'addormentarci e forse anche allo svegliarci che all’aggiustare un rubinetto.

Pubblicato in Sacro&Profano
Domenica, 16 Maggio 2021 18:50

Io? Non io? Chi?

Nel saggio I quattro maestri, nelle pagine 195-202 Vito Mancuso affronta un nodo non da poco riguardo il buddhismo, dottrina che da una parte giudica sia l’io che l'anima individuale entità inesistenti (anātman) e, dunque, nient’altro che mere credenze valutate dannose, mentre dall’altra afferma, nel contempo, la capacità e il potere insiti nell'individuo di volere e di partecipare consapevolmente all’eterno, di rinascere, di ricordare vite precedenti, di pregare per i defunti, del rifiuto di alcune anime illuminate di abitare lo stato paradisiaco del Nirvana per tornare su questa terra (bodhisatva) ad aiutare le persone sofferenti, di karma ovvero legge di causa-effetto attivata da individui liberi e senzienti che produce conseguenze necessarie ed eterne.

Nel buddhismo incontriamo, dunque, concezioni dottrinali che negano la sussistenza ontologica degli individui e dell'anima personale e nel contempo che preservano, sotto certi aspetti esaltano, il nucleo individuale della persona al punto da affermare il suo permanere oltre la morte del corpo fisico individuale. Per risolvere la contraddizione, che non è faccenda di lana caprina visto che definire se siamo o non siamo, se saremo o non saremo, non è cosa da poco, Mancuso distingue l’io psichico dall’anima spirituale considerando, in pagine precedenti, l’io psichico personale[1] entità insussistente e interpretando l’eterna anima individuale come concezione che serve a esprimere e veicolare l’esistenza di un nucleo personale autoconsapevole che intende e vuole (libero arbitrio); nucleo personale che grazie all’energia morale accumulata, o dispersa, può connettersi, o distanziarsi, dall’essere eterno attraverso il lavoro spirituale svolto o non svolto. Viene così riaffermato attraverso il concetto di anima spirituale la sussistenza ontologica dell'io personale[2], concezione per quanto sappia estranea al buddhismo. L'anima spirituale entità di per sè inesistente esprimerebbe, rappresenterebbe, riepilogherebbe, delle caratteristiche dell'io psichico che così ritorna a essere. L'io del nome che portiamo, costituito dal nostro carattere, dalla nostra sensibilità, da ciò che, via, via, siamo diventati a seguito delle nostre esperienze cesserà con la morte, mentre il centro di volizione personale detto anche libero arbitrio e la capacità personale di intendere e volere permarranno portandosi nell'eterno ciò che hanno accumulato in questa vita. Come se l'io fosse costituito da una struttura impermanente e da un nucleo eterno.

Partendo dalle pagine di Mancuso due potrebbero essere le direzioni per raggiungere una maggiore chiarezza, la prima è quella di accoglierle come stimolo per praticare il buddhismo, visto che un superficiale guardarlo da fuori ci precluderebbe di incontrare lo spirito di questa tradizione millenaria, complessissima e non sempre univoca, pensiamo alle differenti scuole che la strutturano arricchendo ma anche complicando con dottrine eterogenee l'insegnamento del Buddha. Plausibile che sia questa stratificazione di dottrine differenti formatasi in centinaia di anni a complicarci le cose, un po' come se un orientale tentasse di proporre una concezione univoca del cristianesimo cercando di far coincidere, attraverso contorsioni e salti mortali tripli, la Teologia della Liberazione e quella di Lefebvre. Consideriamo anche la ricchezza di termini, a noi estranei, che tale tradizione ha saputo elaborare, ad esempio per noi occidentali il lemma “Coscienza” ha due o tre significati, mentre a Oriente sono stati formulati decine e decine di termini altamente specifici che dicono differenti significati e livelli di coscienza. La seconda, più fattibile ma non meno complessa, è quella di evitare di eticizzare l’ontologia come mi sembra fare Mancuso, distinguendo l’assiologia che formula idee e ideali utili a regolare il nostro vivere dall’ontologia, che invece indaga i caratteri universali degli enti per quello che sono.

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1 Inteso come il nome che portiamo, il nostro carattere, la nostra sensibilità, ciò che, via, via,  siamo diventati a seguito delle nostre esperienze.

2 Scrive Vito Mancuso: “Io penso che occorra distinguere con attenzione l’io psichico dall’anima spirituale, il cui concetto è sorto per veicolare tre esperienze concrete: 1) l’esperienza dell’esistenza di un centro di volizione personale detto anche libero arbitrio, capace di intendere e volere, e che si esprime principalmente nella consapevolezza e nell’intenzione; 2) l’esperienza della possibilità di connessione con l’essere eterno, il livello più vero della realtà, la verità, fino alla possibilità di esserne parte; 3) l’esperienza dell’esistenza di un principio di continuità personale che garantisce la possibilità della conservazione del lavoro svolto e dell’energia morale accumulata.”

3 Difficile dire se il problema è di Mancuso o del buddhismo. Nell’Advaita Vedānta dottrina non duale dell’induismo le cose sono più semplici rispetto al buddhismo, visto che l’io personale è giudicato inesistente, punto. Dato che non sussiste alcuna entità personale che ha una qualche responsabilità o paternità d'azione, l’etica del Vedānta non contempla i concetti di bene e di male, ma il bene è vedere il falso come falso (l’io personale) e il vero come vero (la coscienza cosmica impersonale che, a dire dell’Advaita Vedānta, siamo). In questa ottica vedantina ci sarebbe da considerare se e quanto sia ragionevole e profittevole la liberazione dell’individuo azzerandolo, ma perlomeno i termini della questione sono semplici, chiari e immediati.

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 15 Maggio 2021 18:41

Peccati di gioventù

Da giovani eravamo portati a risolvere gli enigmi della vita rimuovendoli come facevano gli atei materialisti, oppure risolvendoli con storie consolatorie che non stavano né in cielo né in terra come facevano i teisti, ma col passare degli anni le due strategie hanno, via, via, mostrato la corda e le fazioni hanno smesso di bisticciare, entrambe realizzando che siamo immersi in misteri irrisolvibili[1]. Oggi tutti più o meno agnostici siamo perlopiù amici.

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1 Il fisiologo tedesco Du-Bois Reymond (1818 - 1896) materialista ateo, individuò alcuni enigmi dell'universo che riteneva irrisolvibili. Ignoramus et ignorabimus (ignoriamo e ignoreremo) l’essenza della materia e della forza, l’origine della vita, l’umano libero arbitrio, l’ordine naturale, il sorgere della sensibilità, della coscienza e del pensiero razionale, l’origine del linguaggio.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Venerdì, 14 Maggio 2021 16:19

Asepsi gnoseologica?

Mircea Eliade (1907-1986) noto studioso del sacro, è stato criticato perché invece di limitarsi a considerare le religioni nel loro contesto storico-culturale, con l’idea di "ierofania" (manifestazione dell’elemento sacro o divino) ha reificato il sacro indagandolo come realtà, deragliando così dal percorso scientifico.

A dire dei suoi critici Eliade si è “fatto prendere” e non ha più ottemperato le regole e i principi metodologici gnoseologici, che esigono un sistematico mantenimento di distanza fra lo studioso e le cose che indaga, come se un coinvolgimento personale, anche minimo, contamini il processo precludendo la corretta e precisa conoscenza del fenomeno esaminato.

Ma è davvero e sempre così? Forse sono meglio quelli che pensando in proprio di tanto in tanto si coinvolgono emozionandosi. Potrebbero anche sbagliare fuorviati dalla passione, ma perlomeno non riducono tutte le scibili e disputabili questioni a un'algida rassegna di nozioni, magari precisissime quanto ripetitive e noiose. Ma gli studiosi coinvolti e appassionati potrebbero anche azzeccare e quando azzeccano saltiamo tutti in avanti.

Pubblicato in Sacro&Profano
Martedì, 11 Maggio 2021 22:04

Simultaneo coincidere

Un buon modo per non rimanere impantanati in dualismi filosofici, esistenziali, o ancor peggio religiosi, è quello di cogliere la polarità data dal rapporto di reciproca dipendenza di due elementi contrapposti, conservando così sia l’unità dinamica degli opposti, che la differenza tanto utile per la nostra mente binaria.

Però più esploro con attenzione le piante nella loro materialità biologica e più mi ritrovo a contemplarle, realizzando così che “il massimo della trascendenza coincide con il massimo dell'immanenza”[1], e se nell'osservare le piante il quaggiù è il lassù e il lassù è il quaggiù, potrebbe anche essere che sia così per tutto.

Il buddhismo tantrico sembra confermare questo universale coincidere del contrapposto, in una antica pratica compariva nella mente del praticante una prostituta di bassa casta in attesa di congiungersi che l'iniziato visualizzava come dea[2].
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1 Affermazione presa in prestito dall’amico Germano Federici.

2 Pratica tantrica di visualizzazione riportata nel Manuale di storia delle religioni, M. Raveri, Laterza, pag. 367. La figura della prostituta di bassa casta coincidente la dea è altresì citata, con denominazione Dombi Candali, nel Dizionario del Buddhismo di Mircea Eliade.

Pubblicato in Erbario
Lunedì, 10 Maggio 2021 10:57

Coazione a ripetere

Come le religioni e le tradizioni sapienziali anche l’illuminismo, le ideologie, e pure le discipline sportive, prescrivono che da così bisogna diventare cosà e che da un quaggiù si raggiunga un lassù.

Non ci resta che il taoismo per smetterla di dividere e liberarci dalla fissazione per le strade in salita.

Pubblicato in Sacro&Profano

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