Ad ogni costo?
Essere/non essere. Esserci/non esserci. Vivere/morire. E l’esserci non abdica mai dal suo predominio, a oltranza vuole vincere la suprema partita.
Ma poi, di fatto, al di là di queste teorizzazioni e dottrine, alla fine perde sempre. Sapendolo, quando la suprema partita diventa estrema e il gioco si fa duro non è che teniamo sempre e comunque all’esserci ad ogni costo, incluso il costo di dolori atroci e sofferenze inaudite.
E quando la volontà di non soffrire più supera quella di essere ancora accade in questo ubi maior, minor cessat un sovvertimento ontologico; letto in positivo: se la vita ha un qualche senso e primato non è quello di essere e perdurare ma quello di non causare sofferenza mentre ci siamo.
Centro di gravità permanente?
“Cerco un centro di gravità permanente
che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente”
Ma considerando i danni prodotti dal peccato originale ereditato da una certa filosofia, che pretende di trovare risposta univoca e definitiva della realtà, potremmo ribaltare la strofa così:
“Cerco multicentri d'antigravità pervadente che mi faccian sempre fluttuare in nuove idee sulle cose sulla gente”.
Gioco di specchi
Talvolta passeggiando nella natura non vediamo le piante, la terra, il cielo, gli insetti, per ciò che sono (e chi lo sa cosa sono realmente?), ma scorgiamo, là fuori, parti di noi stessi. Gioco di specchi dove la natura eccita parti della nostra psiche che le sono simpatiche che attivate si proiettano, a loro volta, sulla natura.
Forse se Narciso avesse contemplato gli insetti che si muovono veloci sulla superficie dello stagno, invece che la sua immagine riflessa, avrebbe visto la sua gloria. Non a caso, di solito, soddisfa di più contemplare il volo di una libellula che vedere la nostra faccia nello specchio mentre ci laviamo la faccia.
Redenzione
Esausto trovò redenzione nel farsi ingravidare dal moto della vita, così com’è, in presa diretta, pacchetto completo [1].
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1 Incombere della morte incluso.
Indizi
Guidato dal tanfo ho trovato il gatto che da qualche giorno non si vedeva più, l’ho trovato dietro al cactus, una palla di pelo ribollente di vermi gagliardi. Non ho mai visto tanta vita concentrata insieme.
Probabilmente il concetto di Essere è nient’altro che una astrazione, però potente e vitale, ordinato e piuttosto affidabile, l’universo sembra ci sia davvero invece che non esserci, e ci siamo pure noi ognuno qualcuno invece che nessuno.
Contrappunto polifinoco esistenziale
Nell'esistenza ci sono livelli razionali dove se non ci affidiamo al potere conoscitivo e pratico della ragione stoniamo di brutto, ma ci sono anche, punctum contra punctum, livelli irrazionali nascosti, potenti e vasti, dove se ci affidiamo alle sole possibilità conoscitive e pratiche della ragione stoniamo ancora di più.
Se teniamo separati i livelli senza però utilizzare strumenti differenti, di volta in volta adatti a interpretare ogni livello, stoniamo; se mischiamo o sovrapponiamo i livelli produciamo cacofonie incomprensibili, ma se li combiniamo una qualche melodia possiamo anche realizzarla.
Provvidenza infernale
Non cade foglia che Dio non voglia. Provvidenza infernale nelle circostanze che incontriamo per la via. Circostanza: messa in scena di regista occulto forse superiore, accadere della volontà di Dio, del dio che ci tallona, della vita che ci tampina, rendez-vous dell’io con l’universo che svela l’ordine del mondo nel suo prefissato divenire.
Sia che passiamo in perfetto orario proprio da lì, che in anticipo da tutt’altra parte, l’onniveggente ordine provvidenziale ci pedinerà spietato manifestandosi preciso nella circostanza che incontreremo, e anche il più feroce rifiuto di quella circostanza sarà circostanza che lo glorifica.
Risentimento universale
Il risentimento sociale consiste in un odio impotente verso coloro che sono ciò che si vorrebbe essere, o verso quelli che hanno ciò che si vorrebbe avere. E che fanno i miserabili convinti di meritare di più di ciò che sono e di avere di più di ciò che hanno, se non possono esserlo e averlo?
Nietzsche nella “Genealogia della Morale” (1887), attaccando il cristianesimo, osserva che lo schiavo imprigionato nel vicolo cieco di un desiderio irriducibile quanto irrealizzabile, per venirne fuori si inventa, indifferente al principio di realtà, dei valori alla sua portata che capovolgano la situazione di fatto - “Gli ultimi saranno i primi” -, illudendosi così, grazie all'artefatto, di bypassare ogni ostacolo che sbarri la strada alla sua liberazione. Il miserabile, debole e impotente, trova compenso cantandosi una fantasiosa sovversione e suonandosi una immaginaria vendetta.
Il risentimento sociale è dunque generato dal trovarsi nel cul de sac di un desiderio irriducibile ma precluso nella sua realizzazione, dove la soluzione (apparente) è offerta dallo stratagemma di una narrazione, nella fattispecie in oggetto quella cristiana[1], che sovverta gli elementi base del tragico copione della esistenza reale.
Anche se non tutti vivono il risentimento sociale come lo descrive Nietzsche, visto che non pochi, credenti e non credenti, grati alla vita accettano in santa pace ciò che sono e quel che hanno per nulla risentiti con chicchessia, se consideriamo il risentimento esistenziale procurato dalla circostanza che tutti moriamo anche se, perlopiù, non vogliamo, la sua analisi diventa per certi versi più solida e universale.
In effetti il desiderio irriducibile di essere per sempre, la preclusione insormontabile al poterlo realizzare e la narrazione salvifica che risolve l'impasse proclamando una possibile vita eterna a portata di mano, sono termini e processi onnipresenti; desiderio, preclusione, narrazione, in queste tre parole c’è il grosso delle religioni del Libro e, con declinazioni differenti, anche di parti notevoli della storia dell’umanità.
Anche nelle filosofie orientali incontriamo le stesse tre parole ma la strategia narrativa cambia, meno fantasiosa e più filosofica prende a cannonate il desiderio e fatto fuori il desiderio cade con esso ogni preclusione al suo soddisfacimento perché non c’è più niente da soddisfare, ma la condizione esistenziale di partenza colta da Nietzsche è la medesima.
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1 Si potrebbe espandere l'analisi di Nietzsche per capire qualcosa in più, oltre che di un certo cristianesimo consolatorio, anche di alcune narrazioni No vax molto esaltate ma per nulla argomentate. Non possiamo escludere che la violenta reazione ai regolamenti per contenere la pandemia c'entri poco con le misure in sé, se non come pretesto per esternare, inconsapevolmente, un preesistente e sempre meno contenibile risentimento sociale.
Misterioso assemblaggio
Tramontate le dottrine che ci interpretavano incarnazioni di anime uniche e libere create da Dio, possiamo concludere che l’Io non sussista, se non come ideazione di un nucleo che assembla e ordina elementi disgregati e neutri che ci costituiscono, dimodoché possiamo funzionare.
Questo processo di elementi disgregati e neutri, che spontaneamente si auto-assemblano producendo individui coscienti, risulta più misterioso e ben più sorprendente se sprovvisto di regia divina.
Reset
Mica possiamo saltare oltremisura, mica possiamo superare l'umano, circoscritto, punto di vista attraverso il quale vediamo la realtà.
Per oltrepassarlo bisognerebbe installare un nuovo e diverso programma preceduto da un completo reset di quello in uso. Forse è per questo che regolarmente, dopo un po', moriamo.