Il risentimento sociale consiste in un odio impotente verso coloro che sono ciò che si vorrebbe essere, o verso quelli che hanno ciò che si vorrebbe avere. E che fanno i miserabili convinti di meritare di più di ciò che sono e di avere di più di ciò che hanno, se non possono esserlo e averlo?
Nietzsche nella “Genealogia della Morale” (1887), attaccando il cristianesimo, osserva che lo schiavo imprigionato nel vicolo cieco di un desiderio irriducibile quanto irrealizzabile, per venirne fuori si inventa, indifferente al principio di realtà, dei valori alla sua portata che capovolgano la situazione di fatto - “Gli ultimi saranno i primi” -, illudendosi così, grazie all'artefatto, di bypassare ogni ostacolo che sbarri la strada alla sua liberazione. Il miserabile, debole e impotente, trova compenso cantandosi una fantasiosa sovversione e suonandosi una immaginaria vendetta.
Il risentimento sociale è dunque generato dal trovarsi nel cul de sac di un desiderio irriducibile ma precluso nella sua realizzazione, dove la soluzione (apparente) è offerta dallo stratagemma di una narrazione, nella fattispecie in oggetto quella cristiana[1], che sovverta gli elementi base del tragico copione della esistenza reale.
Anche se non tutti vivono il risentimento sociale come lo descrive Nietzsche, visto che non pochi, credenti e non credenti, grati alla vita accettano in santa pace ciò che sono e quel che hanno per nulla risentiti con chicchessia, se consideriamo il risentimento esistenziale procurato dalla circostanza che tutti moriamo anche se, perlopiù, non vogliamo, la sua analisi diventa per certi versi più solida e universale.
In effetti il desiderio irriducibile di essere per sempre, la preclusione insormontabile al poterlo realizzare e la narrazione salvifica che risolve l'impasse proclamando una possibile vita eterna a portata di mano, sono termini e processi onnipresenti; desiderio, preclusione, narrazione, in queste tre parole c’è il grosso delle religioni del Libro e, con declinazioni differenti, anche di parti notevoli della storia dell’umanità.
Anche nelle filosofie orientali incontriamo le stesse tre parole ma la strategia narrativa cambia, meno fantasiosa e più filosofica prende a cannonate il desiderio e fatto fuori il desiderio cade con esso ogni preclusione al suo soddisfacimento perché non c’è più niente da soddisfare, ma la condizione esistenziale di partenza colta da Nietzsche è la medesima.
______________________________
1 Si potrebbe espandere l'analisi di Nietzsche per capire qualcosa in più, oltre che di un certo cristianesimo consolatorio, anche di alcune narrazioni No vax molto esaltate ma per nulla argomentate. Non possiamo escludere che la violenta reazione ai regolamenti per contenere la pandemia c'entri poco con le misure in sé, se non come pretesto per esternare, inconsapevolmente, un preesistente e sempre meno contenibile risentimento sociale.