Come con la coda dell’occhio
Che cos'è l’essere? Come è? Perché è? Sono le domande ontologiche e metafisiche che chiedono ragione dell’essere, della verità (assoluta), del senso (ultimo). Dato che siamo (esistiamo) percependo noi stessi e il mondo, ci troviamo in una situazione per nulla semplice, sotto certi aspetti tragica: da una parte, facciamo esperienza di ciò che è per la semplice immediata esperienza che c’è (ci sono io, c’è il mondo, ci sono gli altri), ma dall'altra ci resta preclusa la conoscenza completa e assoluta di tutto questo (cos'è questo essere, come è, perché è?), visto che il percepire e il conoscere di noi mortali permane, per legge naturale, circoscritto all’interno del nostro parziale orizzonte mentale e percettivo.
Per dirla biblicamente: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo” che il Signore disse a Mosè, o il “Dov'eri tu quand'io ponevo [l’essere]?” che domandò a Giobbe che si lamentava di pecore rubate e di ingiuste piaghe sul suo corpo.
E’ la classica opposizione kantiana fra fenomeno (ovvero come appare a noi la realtà) e noumeno (vale a dire ciò che la realtà è davvero in senso assoluto). Il problema è che se si pretende di veder questo assoluto faccia a faccia, nell’aut aut: se non vedo tutto e subito non mi schiodo, o ci infognamo in puerili equivoci prendendo lucciole per lanterne come accade in non poche confessioni religiose, o precipitiamo in una impasse paralizzante, in un cul-de-sac.
Forse meglio cambiare strategia, considerando che questo cuore della realtà possiamo comunque pensarlo e narrarlo, anche se permarrà uno scarto perenne tra la pensabilità dell’assoluto e ciò che realmente è. Per avvicinarci a questo cuore che fa tutte le cose non ci resta che girarci intorno a distanza di sicurezza così da percepirlo, attraverso la pensabilità e la narrazione, come con la coda dell’occhio.
Teorico irraggiungibile zero assoluto
Si possono formulare certezze assolute e definitive solo a cose ferme visto che se si muovono, e basta la danza di un elettrone, mutano.
Ma esistono cose tanto ferme?
Sadismo celeste
Non possiamo escludere che L’Essere, l’Assoluto, la Verità, il senso ultimo, la cosa in sé, ci permangano preclusi e irraggiungibili non perché abitino in dimensioni tanto alte, smisuratamente in progress e troppo oltre le nostre umane possibilità, ma all’opposto perché sono concetti che esistono solo nel nostro pensiero e linguaggio, non nell’essere, non nella natura né nella cosa.
Equivoco davvero micidiale, forse architettato da un demiurgo sadico che, annoiato delle troppo ripetitive meccaniche celesti, ha voluto spassarsela nel vederci sbattere la testa contro la nostra stessa testa convinti che la picchiassimo contro l'universo.
Prove tecniche di salto mortale
Stamattina ci ho anche provato a diventare ateo, ma non ho avuto abbastanza fede per fare il salto.
Tutta colpa di quattro farfalle danzanti che ho visto sulla lavanda mosse da una regia tutta da indagare.
Suggerimenti improvvisi
Procedere di chirurgica osservazione, ragionamento, inferenza, e se sei Spinoza o Kant giungi a sfolgoranti conclusioni. Per molti altri le conclusioni migliori arrivano invece piuttosto improvvise, come suggerite da una misteriosa entità.
Si potrebbe considerare che tale suggeritore sia nient’altro che l’eruttare improvviso di cose che abbiamo visto, pensato ed elaborato (anche remotamente) che ci albergano dentro, portate alla coscienza da qualche stimolo esterno, o dalla casuale stimolazione di qualche link come quando si schiaccia la serpe nel campo senza farlo apposta, ma non è escluso che il suggerimento ci arrivi da un angelo briccone o da un vecchio demone di passaggio.
Non “gira”
Anche questa primavera è fiorito l’elicriso più preciso di un carillon, ma a differenza di quest’ultimo, o di una sedia, o di un computer che "gira" più o meno bene, non è costituito dalla sua funzione ma si regge e giustifica in ciò che è.
Coerenze fluttuanti
“Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.” (Qoèlet)
Navigare nell’esistenza, quel mutevole oceano personale e interpersonale di ambiente e circostanze non di rado incoerenti, è impresa complessa. Un modo per rimanere a galla potrebbe essere quello di fluttuare attingendo da tutto il repertorio sapienziale disponibile, così da essere epicurei quando il vento soffia in poppa, abbracciare veloci lo stoicismo se all'improvviso ci viene contro e virare di brutto al buddhismo se la barca affonda. Un po' come fa il rametto di rosmarino che se ricoperto di terra invece di soffocare nel buio trasforma le sue foglie in radici.
Dicono sia più virtuosa una coerenza ostinata ad un ideale, però è anche il modo più sicuro per rompersi le corna.
Vanitas vanitatum
Chissà che piega prenderebbe la seduta psicoanalitica se, semisdraiato sul divano, ci fosse il figlio di Davide, re a Gerusalemme in persona, a sciorinare il Qoèlet?
« Del riso ho detto: “Follia!” e della gioia: “A che giova?” […] Tutto è vanità e un correre dietro al vento. Non c’è alcun guadagno sotto il sole […] tutti i suoi giorni [dell’uomo] non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità! »
Scala di grigi
“Ciò che potremmo chiamare il metodo delle scienze consiste dall’imparare dai propri errori in modo sistematico: in primo luogo, correndo dei rischi, osando commettere errori”[1].
Se la scienza si credesse infallibile non sarebbe più scienza; se la scienza pur riducendo per quanto possibile il rischio non osasse sbagliare imparando gradualmente dagli errori, non sarebbe più scienza. In effetti l’infallibilità attiene e appartiene a tutt’altri paradigmi, da quello dell’idiota patentato che non deve chiedere mai a quello dei dittatori che perseguono binari àut àut, al mago che pretende di assoggettare la natura in un sol colpo, fino a quello delle confessioni religiose ancora convinte dell’inerranza biblica o dell’infallibilità del Magistero, o di particolari oggetti con poteri miracolosi garantiti e cose del genere.
La storia dà prova che coloro che si sono mossi consapevoli della propria fallibilità e attingendo da questa -"Fallisci ancora, fallisci meglio" (S. Beckett)-, alla fine hanno errato di meno rispetto a quelli che si sono mossi all'interno di paradigmi di infallibilità (scienziati inclusi).
Verosimile che l’imperversante desiderio di traslocare la scienza dal fallibile all'infallibile, buttandola via per intero se il trasbordo non riesce, derivi dal fatto che non si è più abituati a pensare in scala di grigi, vale a dire di considerare l’effetto causale e le misure di efficacia, l’impatto nel contesto, la quantificazione dell’incertezza, il rapporto danno/beneficio e via dicendo. Complessità che non può essere o bianca o nera, come non lo è l'esistenza.
____________________________________
1 Karl R. Popper, Il mito della cornice, difesa della razionalità e della scienza; il Mulino, Bologna 1995, pag. 128.
La strana potenza del ghiribizzo
Anche se sulle targhe di tutte le auto del New Hampshire c’è scritto “Live free or die”, “Vivi libero o muori”, non abbiamo prova che possiamo esercitare un libero arbitrio incondizionato. Affermare una assoluta sovranità personale è congettura azzardata visto che in natura non esiste, e per quanto se ne sappia pure Dio obbedisce a sue leggi stabilite.
Eppure tutti noi possiamo -io posso, tu puoi e può anche lui; possiamo non solo nel senso di possibilità ma di effettivo potere- compiere, per puro piacere, immotivati colpi di testa tra loro opposti, o attardarci in spiazzanti ghiribizzi solo perché ci garba, o assentire di una proposizione che sappiamo sicuramente falsa e dissentire di una che sappiamo certamente vera, così, per sfizio, del tutto indifferenti a spiegazioni, ordini, misure, intimazioni e sanzioni che ci richiamano a un ordine logico di realtà stabilito. Anarchici e sovrani possiamo delirare senza recedere fino alle più estreme conseguenze, così, a capocchia, per capriccio dionisiaco.
Tutti esempi di umane irriducibilità che manifestano un livello di potere personale che rasenta l'assoluto, sì personale dunque parziale epperò, nella sua propria circoscrizione, assoluto, con conseguenze che si estendono anche all'esterno. Homo sapiens specie davvero strana, tanto mirabile quanto pericolosa.