BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Lunedì, 23 Maggio 2016 17:38

Aridatece er Franti?

Stimolato dalle considerazione di un arguto amico mi domando:
come reagirebbero quelli che, dentro una certa tradizione devozionale, contemplano l’adorabilissmo Gesù Bambino splendore eterno del divin Padre deh! deh! deh! nel caso si ritrovassero quello storico tra capo e collo invece di quello idealizzato che alberga nella loro immaginazione? Non dico che lo abbiano per figlio[1], per allarmarli forse basterebbe che il pargolo Gesù di Nazareh, quello reale, si aggirasse nel loro quartiere.

Scostamento tra immagine romantica e realtà che mica vale soltanto per la devozione al bambin Gesù, consideriamo il Nietzsche pargolo ol Pessoa che ritornano nel presente figli di contemporanei accademici osservanti o di letterati dabbene. Li riconoscerebbero e onorerebbero all’istante o, nascondendoli al mondo, invocherebbero l’intervento di esperti nei disturbi di personalità? 

P.S. Quello della foto non è Franti del libro Cuore ma Proust tredicenne.

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1 "Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. […] Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».  Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole." (Luca 2,46-50)

Pubblicato in Filosofia di strada
Sabato, 21 Maggio 2016 11:27

“Caneda de veder”

Nel profondo Nord “caneda de veder” (cannetta di vetro) sono i fannulloni con la colonna vertebrale di cristallo che non possono piegare la schiena sennò si spezza, così ieri per onorare il brianzolo imprinting ho comprato la motosega per potarmi gli ulivi in diretta e poi la sera leggermi un qualche filosofo. Non male considerare tutt’uno il lavoro manuale e quello intellettuale, eppure constato che comprendere un concetto o edificare una frase precisa può risultare più faticoso dello zappare un terreno pietroso in pieno sole.

Evidentemente da rifiutare l’offensivo caneda de veder se esaltazione del fisico fare contrapposto al pensare, così da innalzare nell’empireo sudati scaricatori di porto sbattendo negli inferi gli intellettuali, viceversa se riferito al lavoro di pensiero sta in piedi e pure bene. Tanti i malriusciti perché caneda de veder dell’intelletto che poco imparano e poco pensano. Ascoltare una parola sconosciuta e non correre a scoprirla è un po’ come non accendere la lampadina del cesso nottetempo e acquisire imput mediatici senza elaborarli è peggio di non tirare l’acqua.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Giovedì, 19 Maggio 2016 13:29

Epilogo & Ecoappartenenza

Mi piacerebbe così:

«Un po’ di alcaloidi dell’oppio per lenire i dolori?»
«Si. Grazie.»

Per poi riposare senza l’assillo di permanere autore del pezzo, stravaccato sul puntuale operare dell’Altro:
 «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.» Marco 4,26-27.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Giovedì, 19 Maggio 2016 07:55

Salutismo

Maniacale attenzione ad oltranza al prolungamento efficiente di sé. Per fare cosa?

« Non quello che entra nella bocca contamina l'uomo; ma è quello che esce dalla bocca, che contamina l'uomo!» Matteo 15,11.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Martedì, 17 Maggio 2016 11:33

Guru nostrano

Invita al silenzio poi tace e se parla allude non definisce, inzuppa il suo dire nel simbolico, nel mistico, nell’occulto.

Con semantica indiretta indica l’oltre e più svela più copre, parla di indicibile ed anche di energia ma non dice di quanti kilowatt.

Addita il Mistero e ci gira attorno, sempiterno pirlare; gira, gira, gira e non arriva, eppure i suoi adepti sono convinti che in qualche luogo supremo sia realmente arrivato e loro no.

Pubblicato in Frammenti Autobiografici
Giovedì, 12 Maggio 2016 11:08

Tragiche trasposizioni

Quale il motivo che porta taluni a inchiodarsi nel fortino della propria persona, o del gruppo di appartenenza, percependosi minacciati dal mondo intero? Da don Giussani che valutava “nulla”[1] oppure “illusione e sterco”[2] tutto ciò che non coincideva con la sua interpretazione di Cristo e della Chiesa cattolica, ad un certo Islam, al neorazzismo di provincia, a chi scorge fuori da sé sempre e solo minacce, sovente occulte (complottismo).
Per la psicoterapeuta e teologa Hanna Wolff tale alienazione per il supposto assedio dell’Altro è causato da precise dinamiche proiettive:
«Tutta la svalutazione che colpisce il non-prossimo, lo degrada e lo esclude dalla comunità umana, […] in verità è, una tragica trasposizione, su scala gigantesca, delle proprie inferiorità.»[3]

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1 «Amici miei, che compito, che responsabilità! Perché gli altri nel mondo dipendono dalla nostra vita.» (Vita di don Giussani, Alberto Savorana, p. 728).
2 «La gioia più grande della vita dell’uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illusione o sterco». (ibid. p. 51).
3 Gesù psicoterapeuta, p. 146.

Pubblicato in Filosofia di strada
Mercoledì, 11 Maggio 2016 09:31

Senza rete

Alla platea non lo so, ma all’oratore danno di più tre minuti di dire impreciso, goffo, timido, nell’onesto tentativo d’indagare universalmente la realtà, che decenni di eloquio nel suo ruolo di specialista che disinvolto ripete e trasmette settoriali competenze acquisite.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Martedì, 10 Maggio 2016 10:04

Computo

Cos’è di preciso l’innaturale? Vediamo che dice il dizionario: Innatistico... Innato... ah eccolo!: «Innaturale: non naturale». Che stitico, poteva dare un po' di più. Per chiarire la faccenda mi concedo l'arbitrio di passare in rassegna il dizionario in ordine sparso contrassegnando con una X le parole che appartengono o esprimono il naturale; Y per le correlate all'innaturale; Z nel caso di lemmi dubbi che possono appartenere ad entrambe le categorie, chessò: Metastasi, Cacciatore, Medicina...

Mica ho avuto il tempo di monitorarle semanticamente tutte, tuttavia il campione eseguito indica che le parole Y ascrivibili inequivocabilmente a l’innaturale non sono tutto sommato numerose, oltre che rivelarsi specularmente apparentate come se generate da identica matrice: Miracolo, Bandiera, Antropocentrismo, Teismo, Feticismo… Ma come riescono pur così esigue di numero, appartenenti a ristretto clan e a categoria nebulosa, a procurare, di fatto, disastri tanto universali?

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 06 Maggio 2016 07:34

Il Libro

Mica è accettabile il teista di turno che valida e giustifica tesi citando il “suo” Libro, a patto che non si glissi quando scienziati e filosofi ripetono solenni le loro bibbie poggiandosi sopra a peso morto.

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 05 Maggio 2016 17:45

“Acala’ a’ capa”

Nel leggere la trilogia della psicoterapeuta e teologa Hanna Wolff  «Gesù, la maschilità esemplare (garantisco che il contenuto è meglio del titolo); Gesù psicoterapeuta; Vino nuovo - Otri vecchi», continuo a ruminare una domanda che mi sorge spontanea: corretto e propizio analizzare il cristianesimo alla luce della psicologia del profondo - come fa la Wolff procedendo come uno schiacciasassi - o invece opportuno che psicologia del profondo e cristianesimo permangano regni separati con specifiche gnoseologie e propri statuti? Visto che la trilogia mi è proficua, a tratti illuminante, rispondo empiricamente che è meglio mischiare. Se così, vedo più motivi che obiezioni nell'universalizzare il metodo: psicologia del profondo che interagisce con la religione in senso lato, come anche con la sociologia, la filosofia, il diritto, la politica e l'arte, anche se per quest’ultima sarebbe opportuno un qualche distinguo, beninteso non primato di una disciplina sulle altre, ma alleanza reciproca.

Nel considerare la filosofia osservo che Freud, pur presente nei manuali dossografici, è purtroppo in realtà ibernato, non vedo ragione di lasciarlo lì sotto teca, in quanto se, quantomeno in parte, “il mondo è una mia rappresentazione” (Schopenhauer) e una qualche perversione inconsapevole mi rode dentro condizionerà il mio vedere e filosofare - pensiero e prassi. Un “acala’ a’ capa” [proverbio partenopeo: sottomettersi a altrui decisione -nel caso di specie a entità nascosta nel proprio intimo-, genuflessione]. Così per il narcisismo, l’edonismo, le inconsce perversioni, le mancanze, che pertanto non solo influenzeranno ma distorceranno il filosofare stesso al fine di soddisfare insane recondite dinamiche, magari attraverso un certo sofismo, oppure brandendo l’erudizione come arma edonistica, come anche l'esaltarsi in estremismi ideologici o l'incappare in nichilismi e teismi sotto e sopra le righe, come anche esaltandosi in velleitarismi giovanilistici in tarda età, oppure nel ripetersi concettualmente incapaci di fluttuare, di ascoltare, di dialogare, o manifestando netto scostamento tra ciò che si enuncia e la personale biografia.

Mica sono indenne da questo insano ragionacchiare immaginativo-narrativo scritto da autore acquattato in me medesimo che, da qualche fogna, verga il copione. Autore occulto che, perlomeno, cerco di individuare e talvolta scorgo in altri.
Dimenticavo: da là sotto di solito, il mio, scrive di paradisi.

Pubblicato in Filosofia di strada

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