Stimolato dalle considerazione di un arguto amico mi domando:
come reagirebbero quelli che, dentro una certa tradizione devozionale, contemplano l’adorabilissmo Gesù Bambino splendore eterno del divin Padre deh! deh! deh! nel caso si ritrovassero quello storico tra capo e collo invece di quello idealizzato che alberga nella loro immaginazione? Non dico che lo abbiano per figlio[1], per allarmarli forse basterebbe che il pargolo Gesù di Nazareh, quello reale, si aggirasse nel loro quartiere.
Scostamento tra immagine romantica e realtà che mica vale soltanto per la devozione al bambin Gesù, consideriamo il Nietzsche pargolo ol Pessoa che ritornano nel presente figli di contemporanei accademici osservanti o di letterati dabbene. Li riconoscerebbero e onorerebbero all’istante o, nascondendoli al mondo, invocherebbero l’intervento di esperti nei disturbi di personalità?
P.S. Quello della foto non è Franti del libro Cuore ma Proust tredicenne.
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1 "Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. […] Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole." (Luca 2,46-50)