L’editing genomico che permette di correggere errori genetici c’è da pochissimo tempo, e lo smartphone uscito quest’anno funziona meglio di quello dell’anno scorso. Si sa, scienza e tecnologia vanno sempre avanti, progresso lineare e costante, cumulativo e irreversibile. Assuefatti da questo miglioramento ci può sembrare che tutte le cose progrediscano così, e invece per la politica, la filosofia, le arti, l’etica, insomma per tutto ciò che non è scienza e tecnologia in senso stretto, il discorso si complica.
Anche se per tutte queste cose non è semplice individuare criteri di valutazione univoci, oggettivi e condivisi, per determinarne il miglioramento, possiamo comunque essere tutti d’accordo che è oggi infrequente incontrare in piazza un Socrate, uno Spinoza o un Kant, rari anche i Michelangelo e i Beethoven e passeggiando nei giardini pubblici non è facile incrociare un Seneca o un Confucio. Esperienza plastica che alcune intuizioni del passato possono risultare insuperabilmente più profonde di quelle contemporanee.
Studiando la storia vediamo sì un progresso scientifico costante, ma accompagnato da un miglioramento umano intermittente, fragile, tortuoso, sparpagliato, ciclico, con l’improvviso e raro apparire di pensatori che raggiungono vette di pensiero e di vita irraggiungibili, intercalati da lunghi periodi di mediocre e bassa levatura diffusa, e anche di stasi e di regressione, basti considerare l'Olocausto che segue all’Illuminismo. Scostamento pericoloso quello fra le anime e la tecnologia che potrebbe mettere nelle mani di un primitivo la bomba atomica.
Si potrebbe forse azzardare che i rari individui capaci di picchi insuperabili di genio, vivano in una dimensione universale atemporale, capace di abitare l’immanente Sub specie aeternitatis. Italo Calvino scriveva: “Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani”. Dopo tutto la periodizzazione storica è un nostro arbitrio, una costruzione concettuale per ordinare il passato così da interpretarlo, una narrazione selettiva, un costrutto culturale, anche se di fatto non esiste una scansione del tempo insita nella realtà. Forse il genio è tale perché capace di abitare il continuo-infinito-presente.