Gli esponenti delle tradizioni sapienziali orientali che affermano l’insussistenza dell’Io, di solito non rischiano disturbi psichici di depersonalizzazione e derealizzazione o derive pessimistiche, neppure esiti nichilistici, quasi certamente perché occorre essere saldamente qualcuno per affermare scientemente d’essere nessuno.
Forse il punto è che, da oriente a occidente, siamo animali con mente biforcuta e nonostante i numerosi tentativi di unificare la realtà, fluttuiamo di continuo fra concetti pratici e idee trascendentali, fra materia e spirito, fra corpo mortale e anima immortale, fenomeno e cosa in sé, apparenza e realtà, intuizione e concetto, mente e corpo, poi c’è anche l’Yin e lo Yang e pure l’onda e particella, senza considerare gli innumerevoli dualismi religiosi e gnostici sia ontologici che etici.
Tutta roba che plausibilmente non esisterebbe in natura se la nostra mente, strutturalmente duale, non gliela proiettasse addosso.