Mentre tutti gli altri animali non si preoccupano ad Homo sapiens l’aleatorietà procura una certa angoscia, così vive il mondo trasponendo di continuo le cose che vede accadere a capocchia, in una nicchia da lui costruita e regolata dove affibbia alle cose un significato univoco, definitivo e sicuro. Così addomesticate le assembla tra loro dandogli parvenze di regolarità fattuali con precise cause che producono indubitabili effetti[1].
Solo dopo aver trasposto le cose dal regno indecifrabile e indeterminato delle possibilità, al suo piccolo cosmo di (apparente) controllo e prevedibilità, riesce a dormire tranquillo.
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1 Esempio di dipendenza dal controllo è il racconto, imperversante nelle sue numerose versioni, di un protagonista che scegliendo di realizzare il sogno che ha nel cassetto, si muove in direzione dell’obiettivo con ferrea e incessante volontà e superando qualsiasi ostacolo lo raggiunge, quando invece le trame delle biografie effettive sono definite da talenti innati o assenti, da fortune e sfighe, da moti personali ambigui, da condizioni fortuite e circostanze rapsodiche, piuttosto che da un personale volere che è potere capace di determinare linearmente il futuro. Anche certe pedagogie non tollerano rischi, imprevisti e fluttuazioni, consideriamo quelle normative, precettistiche, sentenziose.