Il sentiero era troppo stretto, serviva una strada larga per raggiungere con un mezzo il fondo del terreno e mi son messo a progettarla. Una parete a secco qui, un’altra lì, un viaggio di pietrisco qui, due altri là a ridosso della prima curva. Abbatto i fichi d’india e gli alaterni che hanno colonizzato l’area e più pulisco e più compare la strada già tutta fatta, perfetta come l’avevo pensata, anzi migliore.
Un centinaio di anni fa, forse più, qualcuno l’aveva già pensata e fatta, poi la vegetazione l’aveva occultata. Ma “un centinaio di anni fa” riguarda la temporalità, ho invece sentito che la strada l’abbiamo costruita insieme in un simultaneo infinito presente.