Il 3 ottobre 1966 Emil Cioran scriveva nei suoi Quaderni:
“Stasera verso le undici incontrato Beckett. Siamo entrati in un bar. Abbiamo parlato del più e del meno, di teatro e poi delle nostre rispettive famiglie. Mi ha chiesto se stavo lavorando. Gli rispondo di no, gli spiego l’influenza nefasta che ha sulla mia attività di scrittore il buddhismo, da cui non riesco a staccarmi. Tutta la filosofia indù esercita su di me effetti anestetizzanti”.
Pure a me esercita gli stessi effetti e va bene così, purché non equivochi il giusto momento per vivere e il giusto momento per morire, morendo quando bisogna vivere o accanendomi nel durare nel momento che occorrerà cessare.