Ricordo che nella Brianza degli anni Sessanta dello scorso secolo, il lavoro fisico era il criterio in base al quale si valutavano gli esseri umani, giudicando meritevoli degli inferi quelli che dimoravano nella sfera del pensiero e dell’empireo gli scaricatori di porto; fatti non parole, taci e fai. In altri tempi e ambienti si è invece affermata la superiorità delle aristocrazie intellettuali.
Manicheismi che non trovano conferma nella realtà perché, al di là di ogni dualismo teorico/pratico o pratico/teorico, pensare è fare e fare è simultaneo pensare. Fa il corpo immobile del pensatore che produce teoresi ed esprime pensiero il colpo d’ascia del boscaiolo, ma se il pensatore minimizza all’estremo i suoi sensi corporei e il boscaiolo il suo pensare, è probabile che produrranno teorie malfatte e legna mal spaccata,
però è l’intellettuale a rischiare di più perché la qualità del tronco spaccato è verificabile nel suo diretto e immediato accadere, mentre le conclusioni del puro pensare che manipola l’immateriale chiedono comprensioni complesse, finanche impossibili[1], oltreché assidue mediazioni, ossia idee e proposizioni che possono essere comprese solo attraverso altre idee e proposizioni, ecc., il giro si fa lungo e tortuoso e l’eventualità che l’intellettuale a-corporeo concluda un bel niente[2], o qualcosa di totalmente errato, è sempre da considerare.
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1 "Questo psichiatra ha bisogno di uno psichiatra" così affermava Heidegger di Jacques Lacan, citato in Jacques Bénesteau. Mensonges freudiens: Histoire d'une désinformation séculaire. Parafrasando: Heidegger ha bisogno di un filosofo?
2 “I monti avranno i dolori del parto, nascerà un ridicolo topo” (Orazio)