Il bambino che impila cubi di legno perseguendo simmetrie e direzioni produttrici di senso, ricorda un po’ Abelardo (1079 – 1142), che vedeva gli universali prodotti dal pensiero che estrae e astrae dal caos forme che si assomigliano (categorie), assemblandole in ordini umanamente interpretabili. Il bambino, a modo suo, si adatta all’imperscrutabile ri-assemblando l’inesplicabile, così da leggerlo almeno un po’.
Il criterio ottemperato dal bambino, al pari di quello seguito dall'artista, può risultare arbitrario ma a lui non importa, quel gioco, quel credere, è così vero e bello che non merita di essere interrotto castrando quella verità alla nozione di dimostrabilità.