Il paradosso dell'uovo e della gallina vale anche per il tutt’uno interconnesso di pensiero-parola, parola-pensiero: pensiero che produce parola; parola che produce pensiero. Pertanto il politicamente corretto che indica le parole da utilizzare e da evitare, può essere stimolo e strumento -parola che plasma pensiero- per espandere in meglio il nostro pensiero, a condizione che il processo di elaborazione dalla parola al pensiero, sia reale e non solo formale; non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno...
Un (ossimorico) liberalismo totalitaristico che dall'esterno prescriva prefissate linee guida, sanzionando chi non rispetti la libertà di tutti glissando però sulla libertà del sanzionato, oltre ad auto contraddirsi potrebbe minare il processo di libera elaborazione personale producendo reazioni opposte, parodie linguistiche e quel che è peggio un conformativo lifting per mere esigenze sceniche di gruppo.
I bubboni per guarire vanno aperti non coperti e l'imposizione del politicamente corretto non mi sembra lo strumento più adatto.