Ogni iniziatore di un’entità organizzata nel suo porre principi fondanti istitutivi è stato, sovente, stimolato dal pensiero di predecessori apripista e favorito dal vento della storia, tuttavia la psicoanalisi non ci sarebbe stata senza l’originalità di Freud e il marxismo non sarebbe esistito senza le autorali formulazioni di Marx.
Ma basta aprire un libro del liceo che tratta la storia del pensiero occidentale, alle pagine che rendicontano il periodo dal primo secolo avanti Cristo a un paio di secoli dopo, per annotare che il cristianesimo si sarebbe, comunque, costituito anche senza Gesù di Nazareth, implementando un cristo unto da un 60% di dottrine neoplatoniche e da un 40% di ingredienti semitici.
Sprovvista del Nazzareno la storia di quelle ipotetiche Chiese sarebbe stata differente da quella che conosciamo, ma conti fatti non più di tanto: quel risicato Gesù storico -un 5% ?, diciamo un 7%- riuscito a traghettare macchinosamente[1] nel processo di ellenizzazione del monoteismo semitico che ha implementato il cristianesimo che tutti conosciamo, risulta insufficiente per determinarlo. Forse un incremento della quota gesuanica, seppur tardivo, migliorerebbe un po' le cose, con un 60% di gesuanico, un 20% di dottrine neoplatoniche su un 20% di premesse semitiche potrebbe funzionare.
__________________________________
1 A quanto risulta dai sinottici sembra che Gesù di Nazareth se n’impipasse d’essere trino e tutto sommato anche d’essere Dio, mentre Gesù Cristo - entità mix di soggetto storico e metafisico elaborato in seguito dalla Chiesa delle origini - era davvero Iddio e qui iniziano i problemi. Il processo che porta da Gesù di Nazareth a Gesù Cristo è detto ipostatizzazione del Logos. Ipostatizzazione è, molto grezzamente, una sorta di personalizzazione, mentre il Logos è, più o meno, il verbo e il verbo è, a spanne, la parola metafisica come quando già nella tradizione ebraica si personificavano entità simboliche, ad esempio la sapienza di Dio diveniva Sophia, entità autonoma. Nell’interpretazione patristica tale concezione simboleggiante si rafforza, dunque da quelle parti il Logos non è entità nebulosa ma un essere assolutamente reale, principio autonomo e nel contempo strutturante il Dio eterno e increato. Insomma non proprio e sempre strutturante, in quanto Cirillo, ad esempio, sosteneva che Logos e Dio fossero piuttosto disgiunti. Va precisato che personalizzazione è una sorta di discorso figurato, mentre nel processo d’ipostatizzazione s’implementa una vera e propria entità reale, reificata, concretizzata, materializzata e qui il ginepraio s’infittisce di brutto perché una volta che il Logos è ipostatizzato viene fuori il problema del secondo Dio, concezione incompatibile col monoteismo. La faccenda trinitaria aveva preso le mosse nel II secolo dall’interpretazione del prologo del vangelo di Giovanni, dove la comunità cristiana nascente operava sia in contesto monoteista (ebraismo) che politeista (mondo greco-romano), così una descrizione del divino tripartita avrebbe scontentato i primi, mentre poteva essere equivocata dai secondi che avrebbero interpretato Padre, Figlio e Spirito Santo deità separate e di differente grado proprio come le loro. La dottrina trinitaria si codifica autoritativamente e normativamente solo nei secoli successivi (IV-V) con i concili di Nicea e di Calcedonia, il primo in reazione alla dottrina di Ario che interpretava Gesù, in quanto figlio generato dal Padre, non esistente da sempre bensì avente un inizio, entità seppur divina subordinata - subordinazionismo dicono i teologi - al Padre, quindi ciò che si era incarnato in Gesù non era totalmente Iddio non originato ma una sorta di sottoprodotto. Nicea risolve la problematica proclamando che il Figlio è fatto della stessa sostanza di cui è fatto il Padre, così permane figlio e insieme padre di sé medesimo. In seguito la dottrina di Calcedonia, stimolata da Cirillo di Alessandria e Nestorio, definisce un punto cruciale rimasto in sospeso: quanto esterna e quanto interna al Padre l’entità cristica? Come divina e come umana l’ipostasi di Gesù Cristo? E specialmente quanto divina e quanto umana? Cirillo propendeva per quella divina - detto monofisismo, da non confondere col più estremo docetismo gnostico, dove Gesù avente corpo angelico mai poteva soffrire d’ipertrofia della prostata e neppure patire sulla croce -, mentre Nestorio concentrò l’attenzione sulla figura storica di Gesù, però se Iddio s’incarna - immanenza alla materia - difficile preservarne la trascendenza (soprannaturale) e dunque l’efficacia salvifica (soteriologica). Le dispute sull’identità metafisica di Gesù fu complessa e prolungata con condanne e riconciliazioni, risolvendosi con un compromesso riguardo l’interazione tra Gesù e Dio così formulato: Gesù Cristo una ipostasi divina con due nature una umana e una divina. Vero Dio e vero uomo, nell'unità della sua Persona divina, ora Iddio puoi anche dipingerlo per venerarne l’immagine, ma occhio a ben comprendere la differenza tra ipostasi e natura, equivocarle unificandole è eresia (modalismo).