“Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” è il titolo di un olio su tela di Gauguin e tormentone filosofico esistenzialistico imperversante negli anni ’70. Oggi ad eccezione di qualche strascico in ambienti New Age il quesito ha perso il suo appeal e si evita di riproporlo. Appare evidente che i tre tempi della domanda già danno, implicitamente, chiara e univoca risposta dettata da un moto rettilineo squisitamente cristiano.
Solo un teista nostrano davvero convinto si sente a suo completo agio nel rispondere senza dubitare, proclamando una lineare storia di salvezza, sua e del mondo, nel costante progredire dalla creazione alla parusia. Non così nelle visioni circolari e nelle concezioni cicliche che caratterizzano le filosofie orientali e il pensiero greco, dove una domanda così impostata non avrebbe ragione.
Eppure c’è del vero in entrambe le concezioni: nasciamo, cresciamo e invecchiamo con movimento rettilineo ma, nondimeno, in autunni e primavere che ciclicamente ritornano con incessante puntualità. Per esemplificare geometricamente il muoversi della vita forse meglio escogitare un mix di rettilineo e di ciclico e la spirale, sorta di retta-circolare, potrebbe andar bene, DNA docet.